Cronaca

“Se il Comune non ‘differenzia’, perché pagare tanto?”

 

E’ giusto che l’incapacità manifesta dei comuni di organizzarsi per la raccolta differenziata, la paghi il cittadino-contribuente sotto forma di tassa dei rifiuti più salata? Per di più, senza nemmeno il diritto di chiedere all’Ente almeno la compensazione sulle maggiori somme gravanti? Il comitato di quartiere Carrassi/San Pasquale sta portando avanti una battaglia per far valere le ragioni dei cittadini e contribuenti baresi, già in rampa di lancio per presentare ricorsi e contenziosi. Ma cominciamo dal principio. Con legge n. 549/95 è stato istituito, a favore delle Regioni, il “tributo speciale” per il deposito in discarica dei rifiuti solidi (“ecotassa “), così come definiti dall’articolo 2 dell’abrogato D.P.R. 10 settembre 1982, n. 915, questo tributo consente di favorire la minore produzione di rifiuti, il recupero dagli stessi di materia prima e di energia, la bonifica di siti contaminati e il recupero di aree degradate. La determinazione dell’imposta avviene con legge regionale, sulla base di leggi statali. Il comune di Bari ha prodotto e conferito in discarica, nel solo periodo gennaio 2015– giugno 2015 oltre 62 milioni di chili di rifiuti solidi urbani indifferenziati. L’ecotassa è a carico del Comune e rientra nel totale complessivo della TARI. Andiamo avanti. L’applicazione dell’Ecotassa attribuisce un onere maggiore a carico del Comuni – quindi dei cittadini – che non realizzano gli obiettivi di raccolta differenziata prefissati dalla legge. E così il ciclo dei rifiuti non può chiudersi non solo “a causa della mancanza di impianti di compostaggio e della saturazione di tutte le discariche” ma anche per la visione distorta che gli amministratori hanno del tema della gestione dei rifiuti. Motivo? Al Comune di Bari, per chiudere il ciclo dei rifiuti occorrerebbe solo un maggior numero di discariche e di impianti di compostaggio, invece il ciclo si chiude grazie alla riduzione del rifiuto alla fonte, al riutilizzo/riuso dei prodotti, al riciclo dei materiali che compongono i beni trasformati in rifiuto: il risultato finale è il mancato raggiungimento degli obiettivi previsti dalla normativa nazionale e di conseguenza un inadempimento della stessa normativa nazionale. Leonardo Scorza ed Enzo Madetti del battagliero comitato di quartiere attaccano a muso duro e spiegano: <>. Questo “basso risultato di raccolta differenziata” rimarca la scarsa ambizione del Comune guidato da Decaro. Infatti, una amministrazione ambiziosa avrebbe dimostrato di raggiungere traguardi certamente più ecosostenibili, come i comuni di Fasano (67,4%), Roseto Valfortore (87%), Faggiano (76,2%), Rutigliano (75,9%), Barletta (72,4%), Melpignano (70,6%), Casalvecchio di Puglia (70,5%), Cellamare (70,5%), San Giorgio Ionico (70,1%), Troia (69,8%), Canosa di Puglia (69,6%) che hanno dimostrato di aver conseguito gli obiettivi di raccolta differenziata previsti dalla legge. Alla fine i comuni meno virtuosi, invece, inseriscono il costo dell’ecotassa nella TARI, scaricando di fatto le loro inadempienze sugli spesso ignari cittadini. Ed proprio in base a questo principio che diventa possibile impugnare il pagamento dell’Ecotassa e chiederne il rimborso al proprio comune. Infatti in base all’art. N. 241/1990 e successive modifiche, ho richiesto al Comune di Bari la compensazione con la TARI 2014 dell’ecotassa relativa agli anni 2010/11/12/13/14. La battaglia per il rimborso degli oneri versati illegittimamente al Comune per la tassa dei rifiuti continua e, per tutti i cittadini che vogliano richiedere il rimborso dell’Ecotassa, ci sono già pronti carta, penna e marche da bollo per l’istruzione delle pratiche. (fdm)


Pubblicato il 10 Agosto 2016

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