Cultura e Spettacoli

Si tyranni pecuniam habent non olent

“…vidi ove posa il corpo di quel grande /che temprando lo scettro ai regnatori /gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela /di che lagrime grondi e di che sangue;…”. Foscolo ai VV. 155-158 del Carme “Dei  Sepolcri” Si riferisce alla Tomba di Machiavelli, quel Grande che nel ”Principe”, Insegnando ai prìncipi l’arte del regnare, la sfronda delle sue alate epifanie e alle genti Rivela come essa  galleggi sulle Lacrime e sul Cruore dei popoli. A corredo o in aggiunta alla struggente Rivelazione del Poeta di Zante (Antica Zacinto), si può Ribadire, senza tema di smentite, che anche le rivoluzioni, anche quelle, nobilmente, ispirate dalle Meditazioni e dagli Scritti di Eminenti Filosofi sulla mancanza di Libertà e di Giustizia Sociale nei regimi, ormai, giunti, per le più disparate motivazioni, al capolinea di un ”iter” storico e, quindi,  da abbattere, necessitarono di migliaia e migliaia e migliaia di vittime, sia difensori dei regimi, sia coloro che volevano rovesciarli per realizzare i Valori (Dis)umani, appena Citati. Dalle avanguardie rivoluzionarie  alle classi, da sempre, subalterne con qualche provvedimento rabbriccicato fu data la speranza che a ciascuno sarebbe stato elargito “secondo i suoi bisogni e le sue capacità”, disattendendo, “tamen”, la Libertà, proiettata in un indeterminato avvenire, qualora si fossero realizzate alcune condizioni nel processo storico, preconfezionate dai nuovi detentori del potere. In seguito, neanche il dare a ciascuno ciò di cui avesse avuto bisogno e ciò che  si fosse meritato in virtù delle sue capacità fu perseguito dalle caste che s’identificavano con le avanguardie dure e pure delle rivoluzioni, ché le masse furono aggiogate a tutti i possibili interessi dei nuovi padroni e schiavizzate. Non inopinatamente, a dire il vero, in quanto i rivolgimenti violenti degli ordini politico – sociali vigenti in un certo spazio e in un certo tempo non fecero altro che riprodurre il significato di rivoluzione proprio della “Fisica, che è il movimento di un corpo intorno al proprio asse: l’asse fu, è l’eterna disuguaglianza tra gli uomini, il corpo, fu, è qualsiasi società in movimento che parte da un punto per giungere, dopo umanissime, cruente sofferenze, patite dagli attori in conflitto, al medesimo punto. Per Riprendere la Foscoliana Terzina, Posta nell’ ”Incipit” di questo Scritto, due Scuole di Pensiero, diversamente, La Interpretano. Alcune  Pensano che Foscolo, Seguendo il Filone Critico Apparso nel ‘600 (Boccalini) e PrecisatoSi nel ‘700 con Baretti, Parini, Rousseau, Alfieri, avesse Visto Occultati nel “De Principatibus” gli Ideali Repubblicani e Liberali di Machiavelli sotto le mentite spoglie di lezioni di “tirannia” ai principi. Altre Ritengono che Foscolo avesse, rettamente, Focalizzato gli Intendimenti, gli Obiettivi del Cancelliere Fiorentino nel Comporre il suo Capolavoro, che, tra l’altro, Si sarebbero Proposti di Far Emergere da Esso la consustanzialità tra la “tirannia” e le feroci grassazioni, prevaricazioni, soverchierie di essa nei riguardi dei suoi sudditi. Un omino, di nome hassan, di cognome rohani, in questi giorni, è volato da teheran, capitale della repubblica teocratica sciita, a roma. Egli  di codesta repubblica è il presidente. Repubblica, se vogliamo, francamente, Ragionare, “a truc”, si Dice nella Lingua di bitonto, o “per modo di dire” nel “politicamente corretto” piccolo – borghese eloquio, in quanto essa ha una forma di governo in cui il potere civile e politico è sottomesso al potere religioso, ossia all’autorità esercitata da una persona, da una casta, da una istituzione che, proditoriamente, assume (e guai: la morte, le torture, le lapidazioni a coloro che non si bevono, ciò che l’autorità assume!) di essere stata investita da dio. “Teocrazia”, quindi: da “theòs”, dio e “kratìa”, potere, dominio. Il rohani è un prelato sciita, “sed” anche se fosse  un laico praticante il credo sciita, forse, sarebbe peggio. I  politici laici, praticanti  qualsiasi religione, pur  in privato i più trasgressivi delle norme morali del “libro” (vedere nella cloaca italiettina il giovanardi, il casini, l’adinolfi, il berlusconi, ecc., ecc., ecc., divorziati due o tre volte ciascuno, eppure, si fanno mèntori del “family day” in favore della famiglia tradizionale, sponsorizzata dal vaticano: “ciò che dio unisce, l’uomo non divida” e contro le unioni civili tra eterosessuali o  omosessuali), del “corano” o della ”bibbia”; in pubblico, invece, sono di assiduo, ossessivo, intransigente spessore integralista, prima di tutto ché hanno l’esigenza di non, minimamente, apparire, pericolosamente (ad esempio, nell’italietta per la loro carriera politica; per la loro carriera e per la loro vita nei paesi dove, oggi, l’ ”islam” è religione di stato) eretici al loro capo, diciamo, spirituale e, poi, ché le norme morali, che propugnano alle masse, con le quali, obliquamente, indirettamente, le controllano, agiscono da freudiano “super IO” con il quale ogni individuo deve fare i conti  e costringere il prossimo a fare altrettanto, per non incorrere nei severi rimbrotti del coro, i cui guaiti possono arrivare in alto dove ”si puote ciò che si vuole”, cioè, la somministrazione di varie configurazioni, di vari modi di pene, di punizioni, a seconda del peso che il potere religioso ha nel paese in cui o su cui incombe. L’italietta, ad esempio, dopo 800 anni, rispetto alla francia, alla spagna, alla germania, alla gran bretagna, poté diventare una nazione, impedita a tanto dall’avere al centro del suo stivale un bubbone cancerogeno, secondo Machiavelli e Guicciardini, rappresentato da un’istituzione, la chiesa cattolica, ipostatizzatasi in entità statale, grazie alla falsa donazione dell’imperatore romano costantino, che invocava, volta a volta, l’intervento di eserciti stranieri contro coloro che s’arrischiavano a progettare un unico stato nazionale e un unico governo su tutta la penisola. Per secoli la chiesa cattolica con l’arma della scomunica tenne in scacco principi e regnanti europei; per secoli perorò crociate e genocidi contro gli infedeli dell’”islam” o contro popolazioni, pur cristiane, ma non, strettamente, osservanti non il “libro” cristiano, ma le glosse che ad esso imponevano i papi o la gerarchia cattolica, disperdendone o vanificandone, spesso, il presunto divino messaggio. Si servì di mussolini per imporre agli italiettini la religione cattolica, come religione di stato, sì che essa con la sua teologia, con la sua morale doveva fungere da completamento della “paideia” degli italiettini, persino, al culmine degli studi universitari; oggi si serve dei politicanti cattolici, trasversalmente, operanti per essa in quasi tutti i partiti italiettini, ché il parlamento non Legiferi quei “Diritti Civili” in, quasi, tutte le nazioni europee assicurati a tutti i cittadini, che contraddicono la sua morale, ma  in perfetta Sintonia, Armonia con l’Etica. Nel paese di provenienza dell’omino, di cui sopra, “sed etiam”, in varia ingombrante pesantezza sulla vita dei singoli, in tutti i paesi arabi vige la “scharia”: complesso di norme  religiose, giuridiche, sociali, direttamente, fondate sulla dottrina coranica. In quest’ultima convivono regole teologiche, morali, rituali, di diritto privato, affiancate da norme fiscali, penali, processuali, di diritto bellico. “Sharìa” significa alla lettera: ”la via da seguire” o “legge divina”. Gravissima nella “sharia” la confusione tra reato e peccato: la trasgressione ad una norma morale, non rare volte, viene punita con la morte. Ad esempio l’adultera viene, ancora, punita con la lapidazione e, anche, la blasfemia. Per non parlare della repressione di qualsiasi “nticchia” di dissenso al potere con la crocifissione pubblica dopo l’impiccagione pubblica, come monito al popolo a non mitizzare gli impiccati e i crocifissi. Siamo in pieno medio evo, con la differenza che, mentre i comportamenti  dell’uomo e le sue relazioni sociali sono direzionate dalla dura autorità della fede, dalla superstizione religiosa, nel campo dell’indagine della natura e delle sue leggi, nello sviluppo tecnologico applicato, ad esempio, agli armamenti, alle comunicazioni, l’”iran” non è molto lontano dai paesi dell’occidente capitalistico. La casa divisa in due: la natura indagata secondo protocolli, procedimenti scientifici; l’uomo in balia dell’autorità degli stregoni. L’omino, di cui sopra, governa il suo paese, seguendo con scrupolo gli anatemi della “sharia”; a Leggere, infatti, i Documenti di “Amnesty International”, da quando egli è stato elevato allo scranno presidenziale iraniano, a dispetto dell’aspetto bonario del “buon padre di famiglia” o, forse, perché infognato in quell’aspetto, in pochi anni, insomma, sono state eseguite più di 2500 condanne a morte, inestimabili sono gli anni di carcere che si comminano, quotidianamente, e le torture che in codesti luoghi di pena iraniani, altrettanto quotidianamente, si consumano. Affido ai miei 25 Lettori il giudizio su codesto personaggio che, se fosse stato un iraniano, senza arte, né parte, e non investito di un potere enorme di vita e di morte sul suo popolo, non mattarella, non renzi, non i ministri del putto fiorentino, in fila schierati a fargli la “prosckinesis”, gli avrebbero dato una briciola di confidenza, negandogli, eziandio, la stretta di mano che la buona educazione “d’antan” ammonisce di non negare a nessuno. Invece, poiché codesto prete sciita, prima di partire da “teheran” ha riempito il suo portafoglio di ben 17 miliardi di euro di investimenti nell’italietta,  sia il temporaneo inquilino del “quirinale” che quello di “palazzo chigi”, con i loro dignitari e cortigiani, hanno fatto ridere il mondo intero, cercando di apparire “coram populo” cortesi nei riguardi di codesto ospite oltre ogni sopportabile grado di decenza, al di là del quale s’infanga la Dignità della Comunità Nazionale  che Si Rappresenta, da Essa eletti. A parte i salamelecchi, i sorrisi compiacenti, le reboanti strette di mano al bianco “turbantato” da parte dei nostri maggiorenti politici, ampiamente, ripresi dalle telecamere dei media catodici, per riguardo alla sua religiosa “astemia” non è stato servito al pranzo ufficiale il vino, mentre in francia, ove il nostro ospite s’è recato in volo dopo il soggiorno romano, per non essere costretti a tale rinuncia, i nostri cugini governanti hanno deciso di sostituire il pranzo ufficiale, con una sobria colazione. Infine, per non far arrossire il nostro ospite, in omaggio alla sua sensibilità religiosa (ahi religione, quante stronzate e quanti delitti si commettono in tuo nome!), a lui, in visita ai “Musei Capitolini”, é stato precluso l’alto Godimento Estetico che le preziose Mani di Artisti della Classicità Greco-Romana  S’industriarono di Donare all’Umanità Futura, Scolpendo nel marmo la Bellezza di Corpi Divini nella loro Fascinosa Sublimità Erotica. A dire il vero, è di tutte le religioni monoteiste la criminalizzazione parruccona del Corpo umano e degli Organi Sessuali con i quali la Vita Si Riproduce. Può, forse, scagliare la prima pietra il clero cattolico ? Non è la prima volta che nella storia dell’italietta i nostri governanti hanno fatto figure barbine, patetiche nei confronti di criminali, venuti nell’italietta, indossando la greca di sadici, truculenti tiranni. Penso a hitler, ospite di vittorio Emanuele III e di mussolini nella primavera del 1938 del secolo scorso:  le strade, le piazze, per le quali il corteo hitleriano doveva transitare, furono coperte di cartapesta e di teloni dipinti, adeguatamente, coperti di corone, di fasci, di bandiere, che visti che da lontano avrebbero potuto dare l’idea di monumenti nuovi o di recente restaurati. Il solito Pasquino Romano non Mancò di FarSi Sentire e, così, Sbottò: ”Roma di travertino, /vestita di cartone, /saluta l’imbianchino /che arriva da padrone”. E da padrone arrivò a roma il libico dittatore gheddafi nel giugno del 2009: a parte le sue mani lorde di sangue, inqualificabilmente, baciate da berlusconi, egli pretese di alloggiare nella tenda ”beduina” allestita  a “Villa Doria Pamfhili”. Tutti gli onori gli furono concessi, ché firmasse il “Trattato d’Amicizia con l’Italia” che comportava 25 miliardi di lire di investimenti  nell’italietta e soldi freschi nella banca ”unicredit”, che gli permisero di entrare nel salotto buono della finanza italiettina. Mi viene, poi, la febbre quartana, se penso alla visita di renzi al re saudita, alla storiella vergognosa dei “rolex” donati, da codesto tagliagole o tagliateste di oppositori, alla delegazione italiettina. E in visita al signor bergoglio in vaticano, hassan rohani gli ha chiesto di pregare dio per lui. Ma, per Parafrasare Stendhal, dio, di rimando, ha risposto ai due:  ”Non fate progetti, affidamento su di me, ché io non esisto!”.     

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano        


Pubblicato il 29 Gennaio 2016

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