Cultura e Spettacoli

Spigolature di fatti e misfatti (22)

La costituzione italiana fu promulgata in roma il 27 dicembre del 1947 dal capo provvisorio dello stato enrico de nicola (monarchico alla faccia dei valori della resistenza fondanti la repubblica e la costituzione, nate da essa) e controfirmata dal presidente dell’assemblea costituente umberto terracini (comunista); dal presidente del consiglio dei ministri alcide de gasperi (democristiano) e vistata dal guardasigilli giuseppe grassi (liberale). Da un così bel pateracchio di ragguardevoli uomini, che indossavano altrettante ragguardevoli ideologie diverse, non poteva non sortire un altrettanto ragguardevole polpettone nel quale, articolo per articolo, si centellinava col misurino tanto a me e tanto a te; tanto a questo e tanto a quello. Basti porre mente che, come inquilino provvisorio del quirinale, antica sede estiva dei papi e, poi, dei savoia residenza,  si piazzò il capriccioso avvocato napoletano (in seguito eletto presidente della corte costituzionale, dalla quale trovò subito il modo di dimettersi), sopra ricordato, fan di una casata, i savoia, appunto, i più retrivi  tra i  regnanti in europa, responsabili di aver gettato l’italietta nell’agone cruentissimo di due guerre mondiali; di avere allevato per 20 anni mussolini; di averne firmato le fascistissime “leggi razziali”; di averlo “buttato a mare”, quando era pericoloso per essi sostenere, difendere il ”ras”. La costituzione italiana, diventata un “totem”, oggetto di indiscusso “tabù”, di culto particolare, passa per essere la migliore”magna charta” in servizio sul pianeta “Terra”. IO al massimo sono disposto a considerarla la “migliore tra le peggiori”, per Parafrasare Winston Churchill, che il medesimo Giudizio Espresse nei riguardi dei regimi democratici: ”i migliori tra i peggiori”, appunto. Contraddizioni, retropensieri, affermazioni vaghe o reticenti, sono sparsi a iosa in tutti i 139 articoli della costituzione italiana e nelle disposizioni transitorie e finali. A volte ciò che è detto in un articolo è, solennemente, contraddetto nel suo o nei suoi commi allegati. Ad esempio, all’art.7 si dice:”Lo Stato e la Chiesa cattolica sono ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi”. La P e L maiuscole per rappresentare, visivamente, la presunta augusta, magari perpetua, inalterabilità di una pattuizione tra il regime fascista e una chiesa, che da essi viene messa in una situazione di privilegio rispetto ad altre chiese e ai fedeli di altre chiese, contraddicendo l’art. 3 della costituzione che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Non è, miei 25 Lettori, l’art.7 della costituzione la testimonianza non etica di un autentico scambio di favori tra i cultori delle ideologie laiche (marxismo e liberalismo) e quelli dell’ideologia cattolica? Un altro esempio, tra tanti altri, che nella costituzione italiettina ciò che si dà con la mano destra, si sottrae con la mano sinistra, è dato dall’art.42, secondo comma: ”La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge”. Però è soggetta a limitazioni: può essere espropriata con risarcimenti, spesso non adeguati al valore di mercato dei beni, in essa compresi, “per motivi di interesse generale”. Chi stabilisce che un esproprio sia motivato da interessi generali? Non può darsi che interessi particolari, privati, di impolitica mafiosità siano fatti passare per generali? La successione dei beni privati viene regolata dalla legge, che per essa stabilisce non peregrini balzelli. Anche nel secondo comma dell’art 42, quindi, v’è un confuso connubio tra i dettami del liberalismo e le dottrine socialiste. Ancora, due visioni del mondo in contrasto nella costituzione italiana emergono negli articoli 39 e 40. Nel primo si proclama, decisamente, che” L’organizzazione sindacale è libera”;  nel secondo, senza mezzi termini, si precisa che “il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano”. L’articolo 39 sembra essere stato Scritto dal Segretario Generale della “Cgil”, Giuseppe Di Vittorio; il secondo dal presidente della “confindustria”, ovviamente, un cortigiano della casata metalmeccanica,   targata agnelli. E veniamo ai giorni nostri, non senza ancorare lo sguardo al passato, cioè al 22 ottobre del 1922. Anche in quel fatidico giorno ci fu  un inquilino del ”colle” che, per capriccio, rispose:”NO” al suo primo ministro, tal  luigi facta, che gli aveva proposto di porre “lo stato d’assedio” a roma, per  impedire l’arrembaggio delle milizie mussoliniane, che avevano marciato da milano verso la capitale, mentre, da quel giorno e per 20 anni, lo stesso non seppe, non volle, non fu in grado di pronunciare :”NO” a mussolini, anzi, gli affidò l’incarico di formare il nuovo governo. Domenica, 28 maggio, il presidente della repubblica, mattarella, ha ratificato il suo:”NO” all’inclusione nel nascituro governo, proposto dal duo salvini – di maio, di un Economista, Paolo Savona, che nei suoi Scritti, nella sua Produzione Accademica non aveva, mai, mancato di Esternare, coraggiosamente, in perfetta autonomia, le sue Perplessità sull’europa delle banche, della grande finanza; sulla, quasi, scomparsa delle classi medie europee in via di pauperizzazione, determinata dall’”euro”; sull’egemonia della germania merkelliana che, senza sparare un colpo di fucile, pur ad aria compressa, stava realizzando il sogno hitleriano di mangiarsi, economicamente e, pertanto, politicamente, tutta l’europa. Non sono, miei cari 25 Lettori, un esperto Costituzionalista, né un Economista, quindi non entro nel merito della Fondatezza razionale delle Idee e delle Posizioni Ideologiche del Prof. Savona, machiavellianamente MI Limito ad Osservare i fatti e col libero Pensiero a Giudicarli. Merita di subire l’ostracismo un Uomo, uno Studioso, un ex Ministro dal “curriculum” gonfio di allori nazionali e internazionali, solo perché Mostra Indipendenza Culturale da colui che, avendo  la prerogativa costituzionale di nominarLo Ministro della repubblica, è più preoccupato di obbedire al mercato, alle “agenzie di rating”, che a ciò che divisa meglio per il suo presente e per il suo futuro il popolo sovrano? Non è il secondo comma dell’art.1 della costituzione che, perentoriamente, Prescrive:”La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”? Quali codeste forme e codesti limiti? I 60 milioni di italiettini si sono recati a votare; dal voto di essi è emersa una maggioranza che ha accettato, ha fatto buon viso e, anche, buona pancia a programmi elaborati, esposti dai suoi candidati,  eletti, poi, a fare parte della camera dei deputati e del senato della repubblica; costoro, infine, hanno proposto al capo dello stato il nome di un primo ministro (che il capo dello stato aveva il dovere costituzionale di nominare.”Il Presidente della repubblica nomina il presidente del Consiglio dei ministri, art.92, secondo comma), il quale ha atteso al compito di compilare una lista di Ministri che il capo dello stato aveva il dovere di nominare, ché quegli aspiranti ministri erano stati proposti da un primo ministro che si faceva portavoce dei “desiderata” programmatici approvati da un voto popolare sovrano. Nessun aspirante a un dicastero può essere censurato, nessun nome di aspirante ministro può essere depennato dalla lista definitiva dei componenti un ”Consiglio dei ministri in fieri”, a meno che non abbia un passato o un presente di indegnità morale o mostri, apertamente, di volere, dopo essersi seduto sulla cadrega di ministro, disattendere le aspettative programmatiche,  le speranze formulate dalla maggioranza popolare. Un’ ulteriore guarentigia dagli atteggiamenti, comportamenti offensivi della volontà popolare,  che potrebbero essere messi, eventualmente, in atto dai ministri,  è l’obbligo del giuramento da parte di essi sulla Costituzione. I componenti il governo della repubblica nella loro azione hanno l’obbligo costituzionale di stare nel solco della volontà popolare, espressa attraverso il voto, non nel solco ideologico di  un “major” intimorito, preoccupato da minacce di indecifrabili entità di portare irrimediabile sconcerto negli assetti istituzionali, politici, economici dell’italietta. Conciossiacosaché, quali che siano le Posizioni Ideologiche del Prof. Savona, che IO non sono in grado di Discutere, Valutare, l’essere stato Egli ostracizzato per le sue Idee ha costituito un grave “vulnus” costituzionale in quanto il, già da ME Citato, art.3 della costituzione garantisce la pari dignità dei cittadini italiani, a prescindere dalle opinioni politiche, dai singoli professate. I costituenti, perché il capo dello stato si esimesse dal proferire, come i regnanti savoia, usbergati dallo “statuto albertino”, “SI’ o NO”, a piacimento, fecero di lui una figura istituzionale che avrebbe potuto decidere qualcosa, accettare o negare qualcosa, nei momenti più importanti della vita della nazione, solo su proposta di un organo  o dei portavoce di un organo istituzionale o dopo aver sentito gli stessi. Ad esempio, su proposta, non al di fuori o al di là o essa ignorando, dei delegati di un partito o di una coalizione di partiti, in grado di costituire una maggioranza nei due rami del parlamento, il presidente della repubblica avrebbe avuto la facoltà, la prerogativa, il potere di nominare il presidente del consiglio dei ministri e su proposta dello stesso nominare i ministri del governo, voluto dal corpo elettorale, che aveva demandato ai suoi rappresentanti eletti di compiere i passi formali, ché le sue scelte programmatiche trovassero esecuzione nel lavoro governativo. Ripeto, sentiti i presidenti del senato e della camera dei deputati avrebbe potuto sciogliere le camere o una sola di esse. Anche la nomina dei funzionari dello stato da parte del presidente della repubblica, non avrebbe potuto avere corso, se non fosse stata preceduta da una lunga istruttoria, che avesse comprovato il merito, le competenze del nominato. Così per la concessione della grazia, così per le onorificenze della repubblica. Insomma, i costituenti nel presidente della repubblica immaginarono il garante dell’unità nazionale, non un regnante assoluto per sette anni. Ad onore del vero nel passato l’italietta ha avuto presidenti che si sarebbero messi di traverso, col rischio di creare uno scontro tra poteri dello stato, per non fare passare una proposta ad essi non gradita; tanto di grave non sarebbe avvenuto, perché gli interlocutori del presidente, che credeva di essere cesare,  avrebbero ammainato le braghe e tutto sarebbe finito “a tarallucci e vino”, come spesso nella storia italica. In questi giorni, invece, il “colle” non è riuscito a far ammainare le braghe a due scavezzacolli ed ecco la crisi ingiustificabile tra due poteri per “la secchia rapita”. Di chi la colpa? Dei costituenti che vollero il popolo l’assoluto titolare della sovranità, in Verità,, quasi mai, consapevole? Ma d’altra parte un Cittadino, come ME, o come una Minoranza di Altri, come ME, consapevoli, come avrebbero potuto fare da diga a una marea di votanti che, dopo “piazzale Loreto”, Ci ha costretti a subire 50 anni di democattolici, guidati da andreotti, poi 20 anni di berlusconismo, in seguito 5 anni renziani – gentiloniani?  Poi, altro non si può dire, ché qualcuno, senza averne diritto, senza essere pressato da un dovere inderogabile, ha calato il sipario. Le vicende italiche sono state di tal fatta ché, per Parafrasare  lo Psicosocioanalista, Giornalista e Scrittore, Luigi Pagliarani, dopo la liberazione alfieriana dal tiranno di predappio, qualcuno “ha stretto la speranza con le braccia troppo corte”.

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

 

 

 


Pubblicato il 31 Maggio 2018

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