Cultura e Spettacoli

Tra spirali concentriche di senso e delicate suggestioni dell’anima

“Servirsi di Dio come di una risposta alla domanda sull’origine delle leggi del cosmo equivale semplicemente a sostituire un mistero con un altro.” Diceva Stephen Hawking. Ma questo mistero può essere svelato attraverso le infinite possibilità di conoscenza che ci offre l’arte? La risposta possiamo forse trovarla nelle opere di un artista votato al sacro fuoco della ricerca, che ha fatto della sua passione lo strumento d’elezione per sondare l’animo umano e i suoi misteri. Colore, forma, profumi, energia tutto concorre nelle opere pittoriche di Piero Fabris a realizzare quel sogno di visione cosmica itinerante, di sorpresa e tenero riconoscimento della debolezza umana, le cui fallaci spigolosità e incongruenze sembrano acquisire senso in spirali concentriche che si perdono nel blu, quasi inghiottendo forme arcaiche, ricordi, frammenti del passato e proiezioni future dell’inconscio. Creando una sorta di simbolismo e surrealismo onirico del tutto particolare. Nato a Baudour, in Belgio, appassionato di illustrazione, fiabe, miti, leggende e tradizioni popolari, si dedica da sempre alla pittura, ma anche alla critica e al giornalismo. Ha pubblicato numerosi testi di poesie, racconti e critiche letterarie. Ha esposto ad Istanbul nel 2012 e partecipato a diverse altre mostre sul territorio nazionale. “I miei genitori dicevano che dovevo mettere la testa a posto, ma non credo di averla mai messa, almeno non nel senso che intendevano loro.” Ci confessa timidamente, accennando a un percorso sicuramente difficile e pieno di ostacoli, ma che non ha mai scalfito l’immenso amore per l’arte in ogni sua espressione, dalla scrittura alla pittura alla musica, sempre con lo stesso cuore di quando ha iniziato il suo percorso.” La pittura era inizialmente un modo per me di comunicare ciò che non riuscivo ad esprimere a parole, la mia prima mostra risale all’85, lì è iniziato il mio percorso mai interrotto di ricerca, ero affascinato dalle atmosfere dei quadri di Dalì, di Chagall, (la sua maniera di raccontare un mondo dimenticato) e Magritte, alle prese con la rappresentazione delle nostre nevrosi. Per me il linguaggio pittorico, e  specialmente l’uso del colore, sono una maniera per veicolare dei messaggi, una porta per accedere al nostro mondo interiore, ai suoi misteri infiniti. Amo particolarmente le forme concentriche.” Piero Fabris è anche un eccezionale critico letterario, apprezzato e stimato a livello ormai internazionale, nei suoi numerosi testi, pubblicati per diverse case editrici, emerge la complessità di un linguaggio strutturato, poetico e profondo, molto simile alla sua pittura:” Ho  imparato con il tempo ad abbandonare il linguaggio semplice e alla portata di tutti, approdando dopo anni di intenso lavoro a un mio personale modo di scrivere e interpretare, che ritengo essere un punto di arrivo, il cui ermetismo non può essere per tutti. La poesia non può essere solo banalità o apparenza. A me interessa la sostanza umana, l’anima, l’essenza. Oggi usiamo un linguaggio piuttosto involuto rispetto al passato, ci sono termini arcaici che non utilizziamo più, ma dal profondo senso semantico. La poesia per me, come anche la pittura, deve essere una specie di haiku giapponese: in pochissimi tratti o parole deve riuscire ad esprimere il senso profondo delle cose, eliminando il superfluo. Mi  piace recuperare L’antico  per riflettere sul presente, con uno sguardo al futuro.” Una delle grandi passioni di Piero sono le fiabe, la mitologia greca e tutti quegli insegnamenti dimenticati:” Il primo libro che mi ha attratto la mia attenzione è stato ‘ Il  linguaggio dimenticato’ di Erich Fromm. Da allora non ho più abbandonato questo tipo di ricerca. La fiaba è un mezzo per entrare in sintonia e comprendere in maniera semplice come siamo fatti. L’ arte è il mezzo che ci aiuta a trovare la vera bellezza delle cose, non bisogna dipingere ciò che si vede, ma ciò che c’è oltre. Qualcuno un giorno mi disse che invece di puntare il pennello alla testa delle persone, avrei dovuto puntarlo al cuore, e così ho fatto. Lo stato dell’arte in Puglia oggi lo definirei come un ‘ molto rumore per nulla’, da quello che vedo c’è una ristretta cerchia di persone che tenta di innovare incontrando però l’ostracismo locale, e quindi alla fine rivolgendosi all’ estero, vi è poi un nutrito gruppo di artisti ancora troppo legati alla tradizione e all’accademismo stantio, ed altri che giocano a fare gli artisti senza esserlo davvero.“

Rossella Cea


Pubblicato il 28 Ottobre 2022

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