Cultura e Spettacoli

Un poeta del legno

Da tempo immemorabile l’umanità avverte la necessità di difendersi da insidie che non appartengono al mondo che conosciamo. Per chi ci crede, entità incorporee si aggirano fra noi, potenzialmente dannose, specie quando ‘invocate’. In questo caso il popolino parla di invidia, malocchio e fattura in un contorno di masciare, fate della casa, monacelli… Contro queste insidie interviene l’elemento apotropaico, consistente in simboli, oggetti e riti che mirano a proteggere tenendo a distanza la minaccia : è il caso di amuleti, pietre rare, corna, riproduzioni falliche e animalesche… ed è il caso  persino di certa gestualità che allude alla sfera sessuale. La stessa funzione   scaramantica viene svolta dai mascheroni terrifici, onnipresenti agli ingressi dei fabbricati antichi. Di origine remotissima, le maschere apotropaiche non hanno ancora fatto il loro tempo. Sotto nuove forme, questa primordiale tradizione decorativa dal sapore simbolico sta tornando. L’ultima novità si chiama : maschera/luminaria. La novità viene da Bisceglie, dove dal 1981 il Prof. Paolo Ricchiuti ha aperto un laboratorio-studio di arte applicata, intaglio e doratura del legno (l’atelier ha sede in via Amendola 34). Classe ’62, formatosi in scultura  all’Accademia di Belle Arti di Bari ed oggi docente presso il liceo artistico De Nittis -Pascali di Bari, Ricchiuti è un poeta del legno, materiale che ama su tutti. Anni fa fabbricò un pastorale che donò personalmente a Papa Francesco ; in contrada Posta Santa Croce, nell’agro biscegliese, ha rimodellato monconi di olivi in abbandono,  trasformando quell’angolo di campagna in una mostra-museo a cielo aperto. L’originalità della maschera / luminaria di Paolo Ricchiuti consiste nel coniugare la tradizione pugliese della luminaria patronale con la plasticità della maschera apotropaica. L’incontro poi della luce col calore naturale del legno (materiale che fa da parte la fredda fissità della pietra) aggiunge valore ad un tipo di manufatto che non conosce precedenti. Qui l’elemento luminoso si compone pure di luci retrostanti e nascoste all’osservatore. Ne consegue un singolare effetto: l’opera sembra staccarsi dalla parete e galleggiare nel vuoto. Il che, quando il soggetto non richiama forme riconoscibili (la fiera, il santo, il seme della carta napoletana) richiama sensazioni caleidoscopiche, quando non addirittura lisergiche. Circa la loro ‘destinazione’, Ricchiuti definisce le sue maschere/luminarie “complementi d’arredo”. Con questi giochi di luce e colori, infatti, si possono impreziosire sia salotti e camere da letto che facciate di ville, di alberghi, di luoghi di ristorazione…

 

Italo Interesse


Pubblicato il 24 Febbraio 2022

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