Cultura e Spettacoli

Un refettorio voltato a teatro

Con l’Unità d’Italia il Ministero degli Interni predispose il censimento dei teatri presenti nel Regno all’1 dicembre 1868. Negli elenchi redatti dalla Prefettura di Bari risultano registrati in Puglia 35 teatri. Di questi alcuni non esistono più. E’ il caso del Teatro Comunale di Altamura, ricavato nel 1925 dal refettorio del Convento di San Francesco. Documenti del tempo parlano di teatro piccolo, “di mediocre condizione e di nessuna importanza… e con non poche sconcezze architettoniche”. Si fece comunque il possibile per far scomparire le “tracce di antica grettezza”. Il Comunale fu dotato di un sipario della dimensione di 38 “canne “ di tela, “colorito e passato di gesso”. Pietro Venier, scenografo del San Carlo, dipinse nuove scene. I palchetti furono “convenientemente” ornati all’interno con “scene di genere”  e all’esterno con “elegantissime pitture alla pompeiana”, opere quest’ultime degli Altamurani Giannelli e Lorusso. Il proscenio venne “corredato di ricco macchinismo” ; quanto all’impiantito della sala si provvide a una sistemazione “a tavolato per scansare l’umido e il frescore del pianterreno”. A gestire questo teatro fu chiamata una Deputazione eletta dal Consiglio Comunale ; essa era preposta a verificare “le corrispondenze contrattuali” e il rispetto del programma in cartellone, essendo in passato diffuso malcostume mettere in cartellone eventi di grande richiamo e poi – a biglietti venduti – annunciare che lo spettacolo era stato annullato “per cause di forza maggiore” e sostituito con altro (generalmente a ridotta caratura). La Deputazione vigilava anche sul buon costume, sulla qualità dell’illuminazione e sulla riserva d’acqua in caso d’incendio, sul quale pericolo doveva vigilare il custode. Tra le tante figure professionali di cui elenca i compiti, il Regolamento curiosamente contempla pure quella del “buttafuori”. L’illuminazione, affidata a lampade alimentate  da petrolio “di buona qualità” o da “olio d’oliva vecchio e ben depurato (i combustibili di scarto producevano un fumo nero e dall’odore sgradevole) doveva essere pronta un quarto d’ora prima dello spettacolo e spenta un quarto d’ora dopo la fine dello stesso”. Le eventuali indisposizioni degli artisti potevano essere verificate solo dal medico indicato dal Sindaco e che doveva essere presente in prima fila (il suo onorario era compensato dal diritto all’ingresso libero). Ancora nel 1837 il teatro si presentava incompleto se con imposte e vetrate si rendeva necessaria la chiusura di tre finestre che sporgevano sul palcoscenico e in camerino “per non far smorzare i lumi dal vento e non far costipare il pubblico”. Il Teatro Comunale cadde in disuso dopo il 1905, anno in cui entrò in funzione il Mercadante, al momento chiuso per lavori di restauro.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 9 Maggio 2013

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