Cultura e Spettacoli

“Un tale che veniva dalle Puglie”

In ‘Viaggi ai vulcani spenti d’Italia e dello Stato Romano’, un libro pubblicato a Firenze nel 1821 e scritto da Vito Procaccini Ricci, uno scienziato naturalista nativo di Senigallia, si parla di San Giorgio, “un piccolo borgo discosto un miglio da Nepi” (in provincia di Viterbo). Capitato per ragioni di studio in quella località l’11 maggio 1816, l’Autore ebbe a stupirsi di un “curioso lavoro” eseguito da un uomo tra il 1782 e il 1796. Scrive Procaccini : “vicino alla Comune (la Grotta di Santa Maria Ss.ma ad Rupes a Castel S. Elia – n.d.r.) si venera la Vergine in un’immagine appesa ad una di quelle rocce. Un tale che veniva dalle Puglie… eremita fin dal principio dell’età virile immaginò di rendere quella balza più conveniente all’augusto obbietto cui veniva destinata. Impugnò così il piccone per formare dentro lo scoglio una chiesuccia… architettata con semplicità ma proporzionatamente. Alla quale aggiunse, ancora, incavata nel masso, un’abitazione che è un vero romitorio. Infine, per facilitare la salita dei fedeli scolpì una scala di 144 gradini. Nel complesso un lungo e penoso lavoro che quantunque sia su una materia non durissima qual è il tufo pur non di meno richiede sempre lo scarpello per formarvi qualunque impressione. Opera tanto più meritoria perché manifatturata da un uomo senza studio e senza aiuto dell’arte… Conobbi con piacere cotesto uomo in età di circa 65 anni… era basso di statura, di fisionomia ordinaria, piuttosto spiacevole e tendete un poco alla socratica, ilare, sempre sobrio, contento di pochissimo. Dedito al lavoro mostrava una piena robustezza ed una tranquillità di animo invidiabile. Nei passati intrighi così perniciosi anche alla infelice Italia visse egli sempre nel suo ritiro pacifico, stimato ed onorato da qualunque Governo”. Chi quest’altro pressoché sconosciuto Carneade della Fede? La Storia è ricca di uomini preziosi, nemici del chiasso, paghi di vivere ai profili più bassi e che con gioia hanno speso la vita a beneficio del prossimo senza cercarne la gratitudine. Uno di questi eroi risponde al nome di Giuseppe Rodio. Nato a Locorotondo il 30 novembre 1743 da povera famiglia, Rodio fu terziario nel convento dei Padri Riformati di Gallipoli, prima di recarsi a Roma, Loreto e Compostella. Tornato a Roma, venne consigliato da San Benedetto Giuseppe Labre di farsi eremita-custode della Grotta di cui abbiamo parlato. Morì l’11 gennaio 1819, dopo 42 anni di eremitaggio. Fu seppellito in una nicchia da lui stesso scavato all’interno della Grotta. Un processo di canonizzazione è in corso. La piazza antistante la Chiesa Madre di Locorotondo gli è stata dedicata.

Italo Interesse


Pubblicato il 4 Luglio 2018

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