Cultura e Spettacoli

Villa Serena, poca gioia

A poca distanza da Altamura, sulla strada per Gravina, esiste Villa Serena, una casa di riposo. Essa prende nome dal toponimo dell’area dove sorge. Perché quell’area si chiami così non ci è dato sapere. La spiegazione più logica è che nello stesso punto  una volta si levava una sontuosa dimora di campagna che qualche riccastro volle battezzare Serena per omaggiare, chissà, la madre, la moglie o la figlia. E va’ a vedere se che quel fabbricato non è ancora in piedi. Ciò tuttavia ha scarsa importanza in relazione a quanto andiamo a scrivere. Se ci occupiamo di contrada Villa Serena è perché, a dispetto del suo bel nome, quella località ospitò durante la seconda guerra mondiale un campo di prigionia. Le informazioni che qui andiamo a considerare sono tratte da alcuni documenti conservati presso l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito e riguardano solo il periodo che va da marzo 1942 a marzo 1943. I dati, quantunque classificati come “incompleti e ancora da verificare”, sono piuttosto interessanti : Il Campo per Prigionieri di Guerra n°51 di Altamura era alle dipendenze del IX Corpo d’Armata del Regio Esercito. Indicato nei documenti come Campo di Villa Serena, entrò in funzione nel luglio del 1942 e viene descritto (questo però a marzo dell’anno dopo) come un attendamento per sottufficiali e truppa con una capacità di 4000 ‘posti’ (da attendamento venne poi  trasformato in baraccamento all’approssimarsi dell’inverno). I primi prigionieri (505 indiani) arrivarono ad Altamura nell’agosto del 1942. Poi, in un solo mese, giunsero altri duemila prigionieri di diversa nazionalità : inglesi, australiani, sudafricani, neozelandesi, canadesi, statunitensi, ciprioti e mediorientali. La cifra complessiva toccò le 2546 unità alla fine di settembre. Due mesi dopo, però, quel numero si era quasi dimezzato (1744 prigionieri), per ridursi alla fine dell’anno ad appena 150 uomini. Un’epidemia, un fuga in massa, uno sterminio?… Ma quando mai. Semplice trasferimento in strutture meglio attrezzate e perciò rispondenti alle severe disposizioni che regolavano il trattamento dei prigionieri di guerra secondo la Convenzione di Ginevra. Gli ultimi dati relativamente al Campo 51 dicono che a febbraio ’43 ci fu un’ispezione sanitaria e che al 31 di marzo il numero degli internati era sceso a 34. Villa Serena non è stato l’unico ‘campo’ pugliese. Non vanno dimenticati l’altro Campo di Altamura (ricavato all’interno di una scuola, fungeva da ospedale per prigionieri di guerra), quello di Brindisi, di Tuturano, di Foggia e di Gravina, che arrivò ad ospitare ben 8873 prigionieri. Resterebbe da dire del Campo più tristemente celebre, quello di Torre Tresca, alle porte di Bari. La morte di un prigioniero britannico durante un tentativo di fuga costò la fucilazione a guerra finita al responsabile del Campo, quel generale Bellomo che l’8 settembre con poche forze e tanto ardimento aveva dissuaso i Tedeschi in ritirata dal sabotare il porto e altri obiettivi sensibili del capoluogo. Ma, come si dice, questa è un’altra storia.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 27 Giugno 2014

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