Cronaca

Dissuasori e colombi, la guerra a perdere

Stanno diventando un problema serio anche a Bari.  A misura che generazione dopo generazione s’ambientano, i piccioni si fanno sempre più invadenti. I dissuasori funzionano sempre meno e il numero delle covate aumenta. Il guano intasa le grondaie, la sua componente acida erode la pietra di palazzi e monumenti, il metallo di ringhiere e autovetture. Il rischio igienico sale al salire della temperatura (siamo all’inizio dell’estate…). Le strisce irte di aculei che collocate nelle rientranze delle costruzioni e nei sottotetti dovevano allontanare questi pennuti si sono rivelate un fallimento ; avendo imparato a muoversi fra gli aculei, i colombi ora sanno come utilizzarne gli incavi per dare più stabilità ai loro nidi. E siccome le reti – al di là dello scempio architettonico – non costituiscono alternativa migliore (i piccioni trovano come averne ragione a colpi di becco), in alcuni casi si arriva a modifiche murarie. Sulla facciata di un fabbricato primo novecento di Via Re David, abbiamo visto annullate le possibilità di appoggio sulle cornicette che sormontano finestre e balconi con sgradevoli colate di cemento a 45°. Tempo fa vennero lanciati sul mercato i ‘repellenti acustici’, dispositivi in grado di produrre ad intervalli casuali, prestabiliti o azionati da appositi sensori,  i versi di alcuni rapaci o quelli d’allarme degli stessi piccioni. Non sappiamo a Bari chi, e se, ne ha fatto uso. In ogni caso la gran novità si risolse nell’ennesimo insuccesso (gli animali sono più lesti di noi a fiutare la non pericolosità delle cose e a convivere con le stesse senza farvi caso). Allora che fare, ricorrere a rapaci veri? Ma falchi liberati in città non si comporterebbero diversamente che in un bosco. Ovvero, fissato il proprio territorio (facile da determinare quando ci sono di mezzo vie ed isolati), questi predatori si limiterebbero a cacciare nei limiti delle personali necessità. Il che, in presenza di grande quantità di selvaggina, servirebbe solo contenere il danno. Intanto i baresi si arrangiano come possono. Applicano alle ringhiere dei balconi grosse girandole o strisce di plastica (ma se il vento non spira…).  Qualcuno si è procurato chissà dove (sulla Rete?) la riproduzione in plastica di un rapace a dimensioni naturali e ad ali spiegate ; fissata sui davanzali, la riproduzione funziona, così ci hanno detto. Il sistema migliore, però, resta non offrire a questa specie possibilità di alimentarsi. Obiettivo che si può raggiungere evitando di disperdere cibo per strada (le ciotole di cibo per randagi, quale altra piaga…). Però serve a poco il massimo sforzo igienico se quotidianamente tir carichi di granaglie, andando dal porto verso la tangenziale, seminano lungo il bordo del loro percorso generose porzioni di cibo.
 
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Pubblicato il 5 Giugno 2011

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