Cultura e Spettacoli

Operetta, passione tirannica

I puristi storcono il naso a sentir parlare di Paese dei campanelli, Il Pipistrello e Al Cavallino Bianco. A torto giudicata del melodramma figlia minore (persino degenere per alcuni), l’operetta si sforza di rivendicare la propria dignità riaffermando il diritto a un posticino al sole.  Impresa che, in tempi di quaresima, si presenta particolarmente difficile dal momento che come il suo augusto genitore (l’Opera) anche l’operetta è esigente in fatto di cast, complessi orchestrali, scene e costumi. Ma l’amore per il palcoscenico resta seduzione tirannica pure in mezzo alla più nera crisi. Per non morire, allora, non resta che arrangiarsi, ovvero ridurre e ottimizzare. A quest’antica e tipicamente italiana ricetta si piega Antonio Bellino che elabora “Operette che passione”. Consensi in platea per questa produzione Nikolaus Production – Teatro Apulia che fra sabato e domenica è stata in cartellone al Bravò. Bellino seleziona arie famose da La vedova allegra, Scugnizza, Cin Ci La e molto altro e le dispone come quadri di un’esposizione ; quindi fa della seducente e capace Tiziana Zerbino la ‘guida’ di una ideale comitiva, questa volta composta da spettatori. Un tenue filo conduttore fa così da pretesto per  l’avvicendarsi di numerosi momenti di bel canto avvolti da schegge di danza e d’arte scenica. “Operette che passione” procede a scompartimenti stagni, un po’ meccanicamente ; secchi i passaggi, segnati da colpi di buio (peccato che ciò vada a scapito dell’amalgama e del retrogusto lasciato dal ‘quadro’ appena messo in scena). Questa rigidità d’azione, tuttavia, ci sembra imputabile anche alle limitate dimensioni del palco del Bravò, quando invece l’operetta, frizzante com’è, necessita di spazi ampi dove dare la stura a quella sua vivacità tanto dinamica e leggera, così vaporosa e frivola. Dovendo fare di necessità virtù, la regia comprime tutto in metrature da camper (in scena c’era anche il pianoforte  suonato da Emanuele Petruzzella). Encomiabile la risposta del cast nel supplire al limite strutturale. E poi c’era il canto. Paola Pennacchia (soprano) e Costantino Minchillo (tenore) hanno buoni momenti e manifestano pure un felice affiatamento. Tiziana Rifino miniaturizza come può i movimenti coreografici. Nicola Moschetti e Lucrezia Rossetti non si risparmiano nel ruolo di bellimbusti e dame da salotto. Nell’insieme uno spettacolo gradevole, suscettibile di crescita (la Gerbino ci è parsa un po’ sprecata). – Scene e costumi : Rosa Lorusso ; aiuto regia : Diana Novellini ; luci e fonica : Giuseppe Dentamaro. Lo spettacolo si replica al Bravò (via Stoppelli 10, Bari) il 12 e il 13 gennaio.

Italo Interesse


Pubblicato il 8 Gennaio 2013

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