Cronaca

A Bari le amministrative sono ormai solo una battaglia tra gruppi d’interesse

La campagna elettorale per le prossime amministrative baresi rischia di diventare una battaglia campale tra gruppi d’interesse che assediano il capoluogo, anziché una competizione elettorale tra opposte fazioni politiche che si contendono l’ascesa al potere per il bene comune di una collettività, quella barese, che negli ultimi vent’anni sta vivendo un progressivo declino economico, sociale e culturale. Un declino che in politica non è progressivo, ma verticale. E ciò che sta accadendo a Bari in vista delle amministrative di fine maggio prossimo è ormai sotto gli occhi di tutti. Infatti, il confronto politico locale non si fa sulle idee e sui programmi che le forze presenti sullo scenario cittadino intendono attuare per il bene collettivo, ma si basa unicamente sull’individuazione dei possibili nomi vincenti da proporre per la candidatura a sindaco e, soprattutto, sulla demonizzazione spicciola di chi si mette in gioco con qualche possibilità di successo, per costruire un’alternanza fisiologica della classe di governo della città. Evidentemente per qualcuno la partita non è più soltanto politica, ma è soprattutto d’affari, perché l’accanimento ed il livore con cui si affrontano le vicende elettorali non giustificano affatto un tale modo d’agire. Allora è forse giunto pure il momento di chiedersi se questo sistema di elezione diretta del Primo cittadino e la legge elettorale maggioritaria, insieme a quella che ha ridisegnato i poteri di gestione degli enti locali, sono  compatibili con i principi costituzionali di democrazia e buon andamento della Pubblica amministrazione. Infatti, cosa c’è più, ormai, di democratico in una realtà politica come quella barese, dove i principali attori politici devono essere innanzitutto attori economici poiché, per competere, devono essere in grado di raccogliere, o disporre direttamente, di ingenti risorse economiche, se vogliono almeno sperare di giocare la partita elettorale con qualche possibilità di successo e non solo come comparse. E, come è noto, chi mette a disposizione, direttamente o indirettamente, cifre importanti per la campagna elettorale non lo fa certo con intento filantropico, ma lo fa presumibilmente ed essenzialmente per investimento. Un investimento che evidentemente deve dare i suoi frutti, cospicui in caso di vittoria, meno consistenti in caso di sconfitta. Ed è per tale ragione che il sistema elettorale maggioritario per l’elezione dei sindaci, in vigore da vent’anni, sta mostrando visto limiti di democraticità e di efficienza amministrativa soprattutto nelle grandi città, dove i bilanci di spesa raggiungono importi ragguardevoli e gli interessi in gioco, soprattutto in campo urbanistico e degli appalti, sono elevatissimi, oltre alla gestione del sottogoverno che si concretizza in una gestione di potere paragonabile a quella di alcune delle più alte cariche di governo. Il livello di scontro a cui stiamo assistendo a Bari dimostra quanto appetibile sia la gestione del potere cittadino. E, soprattutto, quanto dolorosa possa essere, per chi lo detiene, vederselo sfuggire di mano, perché teme di non riuscire ad affidarlo ad un successore di suo gradimento. Tutti i buoni propositi che nel 1993 avevano giustificato la riforma del vecchio sistema elettorale proporzionale, per l’elezione di sindaci e consigli comunali, sono clamorosamente falliti ed i rimedi introdotti dall’elezione maggioritaria e diretta dei sindaci si stanno rivelando assai peggiori dei vecchi mali, che affliggevano il precedente sistema. Però, nessuna delle forze politiche presenti affronta seriamente la questione. Anzi la ignorano, perché a conti fatti forse fa comodo a tutti avere partiti deboli e sindaci forti. Infatti, la debolezza dei partiti equivale alla debolezza della politica. E tale debolezza favorisce esclusivamente i poteri forti e non certo il popolo. E, quindi, la stragrande maggioranza dei comuni cittadini che si stano sempre di più disaffezionando al voto. Significativo al riguardo è un recente sondaggio effettuato a Bari in vista del prossimo appuntamento elettorale per le amministrative. Infatti, da tale sondaggio è emerso che ben il 52% degli intervistati ha dichiarato che non intende più andare a votare, mentre tra il restante 48% dei consultati meno del 40% di essi è orientato a votare per uno dei partiti nazionali, mentre l’altro 60% di coloro che voglio ancora votare ha dichiarato di preferire una lista civica. Guardando, poi, nei dettagli questo stesso sondaggio si scopre che a Bari per le comunali, al momento, il Pd si attesta su  una proiezione di consensi che sono al di sotto del 20%, perché il dato emerso dal suddetto sondaggio lo colloca in una forchetta tra il 15% ed il 18%. Forza Italia ha ottenuto un dato di punta che non va oltre il 12% ed il Nuovo Centrodestra (Ncd) che è attestato tra il 5% e l’8% degli intenzionati a recarsi alle urne. Ma sappiamo bene che questi sono soltanto dati ottenuti a campione e, soprattutto, che per la consultazione vera mancano cinque mesi ancora. Per cui l’elettorato barese avrà ancora tempo e modo per riflette sulle proprie scelte. E chissà se sta volta non riserverà qualche sorpresa non solo rispetto ai sondaggi, ma anche per i risultati finali delle liste e per i nomi degli eletti.        

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 10 Gennaio 2014

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