Insorgono i sindacati: “Addio progressioni, la Regione preferisce presentare appello”
Concorsi, carte bollate, sentenze e tante voci di corridoio circolate negli ultimi giorni dopo la sentenza del Tribunale Amministrativo della Puglia riguardante le progressioni dei dipendenti regionali, soprattutto quelli appartenenti alle categoria A e B, con mansioni esecutive. Un vero polverone riguardante prove celebrate in ritardo, che hanno richiesto anni di gestazione per un’amministrazione schiacciata tra commissioni messe su a fatica e le istanze di dipendenti bloccati ancora a mere mansioni esecutive, nonostante ne esercitassero ben altre. E adesso, con l’anno nuovo e la nuova ridda di ricorsi e controricorsi, ecco le voci circolate negli ultimi giorni, “confortate” da lettere di chiarimenti inviate da organizzazioni sindacali rimaste alla finestra per tutti questi anni, a guardare il lavoro svolto da altri, come precisa il segretario Uil Giacomo De Pinto. Il quale, “per amore di verità e coerenza nei confronti dei dipendenti interessati e di quegli iscritti che si sono rivolti agli avvocati per rinfacciare alla Regione Puglia la loro ‘perdita di chance’ –come si dice nel linguaggio legale- a questo punto intende mettere i puntini sulle “i”. E fare il punto della situazione sullo stato dell’arte e sull’atteggiamento assunto dall’amministrazione regionale guidata da Nichi Vendola e dall’assessore al Lavoro Leo Caroli (totalmente assente…) nella vicenda delle procedure di progressione verticale per la categorie A e B. De Pinto, quindi, nel suo ultimo comunicato di ieri parte dai due ricorsi presentati da altrettanti gruppi di dipendenti regionali iscritti UIL interessati a quelle procedure concorsuali. Dipendenti arrabbiati, anzi indignati che in precedenza avevano più volte e inutilmente sollecitato l’Ente a concludere i procedimenti avviati negli ultimi anni con scarsissimi risultati. Ebbene, il Tribunale Amministrativo della Puglia, come detto, con due sentenze “gemelle” ha sancito l’inerzia dell’amministrazione regionale ed ha ordinato alla stessa amministrazione, con tanto di sentenza vidimata e bollata, notificata alla fine dello scorso anno. di “concludere le procedure entro trenta giorni dalla notificazione della decisione. Termine ormai scaduto. Ma contro la prima di queste pronunce, l’Avvocatura della Regione Puglia ha proposto appello al Consiglio di Stato, <<…al solo evidente scopo –spiega il sindacalista della Uil - di non rispettare il termine impostole dal Giudice e poter tranquillamente dilatare (e giustificare) i tempi già biblici del suo operare>>. Ma l’aspetto più inquietante della storia, <<…ignoto ovviamente a chi non ha assunto il fardello delle costose iniziative giudiziali –precisa ancora De Pinto - sta nella circostanza che costituendosi in giudizio, e ribadendolo nell’atto di impugnazione, l’amministrazione ha dovuto riconoscere la regola già paventata dai ricorrenti, che si erano per ciò attirati gli strali dei massimi dirigenti di servizio e di area, secondo la quale a conclusione del corso-concorso l’amministrazione potrà solo proclamare i vincitori e non già tutti gli idonei, ad onta delle promesse e delle rassicurazioni fatte in questi ultimi anni>>. Insomma, un brutto colpo per tutti i dipendenti che si erano illusi di veder riconosciuto il lavoro svolto finora con il peso, spesso, di maggiori responsabilità. E che invece potrebbe veder premiati un gruppetto di dipendenti per i quali –e sarebbero forse gli unici- la procedura concorsuale s’è conclusa, facendone passare dei circa sessanta partecipanti alla categoria C ‘di concetto’ soltanto quattro. Uno dei quali, in effetti, già svolgerebbe da tempo mansioni superiori come responsabile dei sistemi informatici riguardanti il settore del personale, con il riconoscimento assegnatogli direttamente dalla dirigente alle Risorse Umane. Ma a preoccupare la Uil è il malcontento generale del personale che si vedrà negare ogni speranza di qualche miglioramento in busta paga, rimandando alle ‘calende greche’ l’aspettativa di salire qualche gradino della propria carriera, nonostante di recente il Dipartimento della Funzione Pubblica, in una nota rimasta “pietra miliare”, abbia fissato ‘ope legis’ modi e termini per le progressioni. Ecco perché non è dato comprendere quali siano i chiarimenti che l’Ente potrà mettere in campo per tacitare lo scontento serpeggiante tra i dipendenti e riparare, come chiosa infine Giacomo De Pinto, <<…ai guasti prodotti alla carriera di molti dei partecipanti, senza contare le irregolarità commesse durante l’iter burocratico-amministrativo. che gli stessi Giudici amministrativi hanno constatato nelle loro decisioni, sia pure incidenter tantum nella motivazione delle sentenze>>. E non basta. <
Francesco De Martino
Pubblicato il 10 Gennaio 2014