Cronaca

Allarme cassa integrazione in deroga, il tempo stringe e i fondi stagnano….

La crisi morde soprattutto i lavoratori a reddito fisso, coloro per i quali la cassa integrazione in deroga è già un ricordo, mentre adesso la nuova frontiera per quelli senza più sussidio si chiama “sostegno al reddito”. In Puglia ambiscono a questa misura oltre quattromila lavoratori: sono quasi tutte vittime di aziende del Contratto d’area coloro che reclamano questa forma estrema di sussidio minimo, pari a 500 euro al mese per una mezza dozzina di mensilità al massimo. Una situazione difficile da sopportare, mentre la Regione Puglia dovrebbe pubblicare la graduatoria degli aventi diritto nei prossimi giorni,  da quel che trapela le domande presentate in tutta la Puglia sono 4100 e i beneficiari con i requisiti in regola si fermano a 3030.  Nel frattempo l’assessore alle politiche del lavoro, Leo Caroli, ha riaperto i termini per le imprese che non hanno ancora esaurito il fondo per la cassa integrazione in deroga. Com’è noto agli addetti ai lavori, i lavoratori possono intascare questa forma di sussidio per un massimo di 24 mesi, ma in Puglia – avvertono le organizzazioni sindacali, Usppi/Puglia in prima linea– la gran parte dei dipendenti di imprese estromessi dal ciclo produttivo ne ha già beneficiato. Questa riapertura potrà dunque riguardare al massimo il 20% delle imprese, cioè tutte quelle realtà produttive finite in crisi i cui dipendenti sono stati collocati in cig in deroga per un  periodo inferiore alla doppia annualità.  Queste stime fanno dunque ritenere la cassa integrazione in deroga per un periodo inferiore alla doppia annualità, uno strumento giunto ormai quasi a fine corsa in Puglia avendone, i datori di lavoro, fatto ricorso a piene mani negli ultimi due-tre anni. L’accordo sulla proroga degli ammortizzatori sociali, firmato dalla Regione, viene esteso ai prossimi tre mesi: le aziende aventi diritto possono presentare richiesta per il periodo 1 gennaio-31 marzo. Tornando al sostegno del reddito, i prescelti si impegnano a partecipare ai corsi di formazione professionale che verranno loro proposti e alle eventuali richieste di lavoro che dovessero pervenire dai Centri territoriali per l’impiego, pena la perdita dell’assegno. In effetti negli anni la cassa integrazione in deroga è diventata una specie di pozzo di San Patrizio, rischiando solo di peggiorare la situazione, tanto che in molti casi esiste il parere negativo delle Regioni, depositato agli atti, fra i documenti che hanno accompagnato il decreto nel suo percorso in Commissione. “Data l’esiguità delle risorse – h spiegato non molto tempo fa Leo Caroli, assessore al Lavoro della Regione Puglia –, noi dei criteri restrittivi li avevamo già adottati: niente cassa in deroga alle partecipate, a chi non aveva esaurito le ferie o gli ammortizzatori ordinari, per esempio. Ma ridurre ancora è un errore. Così resteranno scoperti tanti, troppi lavoratori”. Ma questo non basta: si dovrebbe ancora pensare ad altri ammortizzatori economici e sociali, in grado di coprire tutte le tipologie di lavoratori di tutte le aziende. “Ed è semplicemente assurdo che gli ammortizzatori vengano assegnati in base a una lotteria, ovvero al principio del ‘chi arriva primo’”, ha spesso ribadito Caroli. Non sarà mica per questo che negli uffici regionali pugliesi la cassa integrazione in deroga è ancora una specie di miraggio?

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 8 Marzo 2014

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