Cultura e Spettacoli

Aquileia, servizio eroico e avventuroso

Varato nel 1914 in un cantiere di Amsterdam, il Prins der Nederlanden, un piroscafo di quasi diecimila tonnellate, passò sotto bandiera italiana nel 1935. Ribattezzata Aquileia, la nave venne requisita dalla Regia Marina alla vigilia dell’ingresso dell’Italia in guerra e riarmata come nave ospedale. Ridipinta pertanto secondo le norme stabilite dalla Convenzione di Ginevra (scafo e sovrastrutture bianche, fascia verde interrotta da croci rosse sullo scafo e croci rosse sui fumaioli), fu dotata di adeguate attrezzature sanitarie ; poteva ospitare 670 ammalati, benché altre fonti parlino di 860 posti letto e 200 tra medici e infermieri. Il suo fu un servizio eroico e avventuroso. Pur ripetutamente mitragliata e fatta oggetto di lanci di siluri per fortuna non andati a bersaglio, la Aquileia operò ininterrottamente anche col mare grosso e i motori malridotti sino a dicembre 1943. Danneggiata da un bombardamento aereo nel porto di Marsiglia, fu poi affondata dalle truppe tedesche in ritirata. Il relitto venne successivamente recuperato e demolito. Complessivamente 84 le missioni svolte dall’Aquileia, 63mila le miglia percorse trasportando 12.799 tra feriti e naufraghi e 38.303 malati. Ed ora qualche chicca : Durante una delle sue prime missioni in Albania trasportò Edda Mussolini, la figlia del Duce arruolatasi come crocerossina. Il 7 maggio 1943 venne fermata in alto mare dai cacciatorpediniere britannici Jervis, Nubian e Paladin ed ispezionata da un picchetto di marinai. Non vennero riscontrate irregolarità, l’Aquileia non nascondeva armi, rifornimenti o soldati in armi, come spesso facevano altre navi ospedale. Ugualmente, i britannici ‘suggerirono’ al comandante dell’unità italiana di “non farsi vedere più da quelle parti”. E pensare che l’anno prima, il 1° aprile, la nostra nave aveva individuato e tratto in salvo l’equipaggio di un aereo britannico andato a fondo dopo un ammaraggio di fortuna (stipati a bordo del battellino di salvataggio, nell’oscurità i quattro uomini chiedevano aiuto componendo il SOS con una torcia elettrica). Ai limiti del tragicomico l’episodio di Bari : La sera del 9 dicembre 1940 la nave ospedale, in manovra per ormeggiarsi di ritorno da una missione di trasporto di infermi dal fronte albanese, speronò a causa anche del forte vento il grosso trasporto truppe Sardegna (con a bordo 3000 alpini destinati a Valona). Subito dopo venne a sua volta speronata dalla motonave tedesca Ruhr, in uscita dal porto. Le due unità strisciarono a lungo fiancata contro fiancata. Ebbe la peggio l’Aquileia, che già danneggiata dal primo incidente, riportò seri danni a dritta, sì che dovette restare ferma in cantiere per 24 giorni.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 21 Giugno 2014

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