Cronaca

Aria nuova all’Acquedotto Pugliese: sindacati automi all’attacco

Di nuovo aria pesante nella sede centrale dell’Acquedotto Pugliese di Bari coi rapporti sempre più tesi tra vertici, lavoratori e rappresentanti sindacali. Andiamo subito ai fatti, dal principio. E cioè da un paio di mesi fa, precisamente da metà dicembre 2018, quando l’Unione Sindacale di Base (Usb) ha iniziato il suo percorso, ben sapendo che avrebbero dovuto superare ostacoli ed, in alcuni casi, scardinare un “sistema” sindacale fatto di “…tavoli e tavolini più o meno riservati, di accordi ad escludere le Rappresentanze Sindacali Unitarie elette e di alcune segreterie (…con la s minuscola voluta!) che in Acquedotto hanno come unica linea l’esclusione del dissenso, a cominciare dalla CGIL”. Insomma, all’Aqp i sindacalisti Usb sapevano bene che, vista la loro natura “conflittuale”, non avrebbero avuto mai, come dire, “tappeti rossi”. Eggià perché, all’Acquedotto, come dappertutto nell’odierno universo del lavoro, parlare di “…Sindacato fatto dai Lavoratori, e non in una stanza di segreteria (più o meno rappresentativa), non avrebbe trovato l’approvazione dei segretari della Filctem. Sapevamo che chiedere i più elementari “diritti sindacali” avrebbe causato mal di pancia e ritrosia a chi è abituato a parlare d’altro”. E che parlare, scrivere e verbalizzare di questioni lavorative ferme da diversi anni (basta leggere il verbale sottoscritto da USB e AQP un paio di settimane fa) avrebbe scatenato un…“pandemonio”, come si legge nei volantini diffusi dall’Usb. E infatti oramai da tempo nelle sale dorate di via Cognetti la conflittualità tra dipendenti, dirigenti e sindacati stessi pareva appannata: un ricordo anche abbastanza lontano, con la contrattazione al ribasso ai “tavoli e tavolini lontani dai Lavoratori”, come si legge ancora nell’ultimo comunicato diffuso dall’Unione Sindacale di Via Pisacane. Che pensava, forse, che chiedere il riconoscimento di un diritto e cioè d’una semplice assemblea sindacale’, non scatenasse una vera e propria tempesta. <<Pensavamo che ritornare a parlare con i Lavoratori (le ore di assemblea appartengono ai lavoratori non all’azienda e/o alle segreterie sindacali) fosse una semplice richiesta da accogliere e che altre organizzazioni sindacali iniziassero anche loro a chiamare i lavoratori e spiegare cosa fanno e, soprattutto, cosa sottoscrivono. Pensavamo tutto questo ma … a volte la realtà è peggiore della fantasia>>. E infatti, come volevasi dimostrare, dai piani alti Aqp l’11 febbraio scorso hanno negato l’assemblea, mentre il direttore del Personale si dichiarava disponibile entro la settimana a trovare una soluzione, aprendo un confronto su nuove e più corrette relazioni sindacali. Ma, a parte che di quest’assemblea non c’è ancora traccia, i sindacati autonomi adesso alzano il tiro chiedendo, appunto, a tutti i dipendenti Aqp di partecipare alle assemblee sindacali, con tanto di informative di quegli incontri sindacali, ma anche delle decisioni aziendali, visto che non si parla di un “baraccone”, ma di una azienda a totale capitale pubblico che produce servizi per la comunità pugliese. E che non può più essere gestita alla stregua di una “aziendina privata”. Se non è una dichiarazione di guerra questa, poco ci manca….

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 16 Febbraio 2019

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