Cultura e Spettacoli

Ario aggiunse due zeri?

La rivolta di Spartaco, il gladiatore trace che tra il 73 e il 72 a.C. tenne in scacco Roma, si estese a buona parte del Mezzogiorno d’Italia, che fu ripetutamente teatro di scontri tra ribelli e legionari. Uno di questi scontri ebbe luogo in Puglia, ma nella circostanza Spartaco era assente. Era accaduto che nonostante i ripetuti successi la discordia cominciasse a serpeggiare tra i rivoltosi. Soprattutto i Galli e i Germani capeggiati da Crisso ed Enomao insistevano presso il loro capo perché la guerra non conoscesse flessioni. Ma Spartaco, consapevole della capacità di  resistenza e di ripresa dell’avversario, era di avviso contrario. A suo avviso bisognava ancora estendere la rivolta ; solo una volta raccolte forze imponenti sarebbe stato possibile sfidare Roma in campo aperto. Per questo motivo allargò la sua azione a sud della Campania spingendosi sino in Calabria e Lucania. In queste zone Galli e Germani  si abbandonarono a violenze e devastazioni gratuite. I tentativi di Spartaco di impedire questi eccessi si rivelarono controproducenti : Un forte contingente di uomini al comando di Crisso si dissociò e si spostò verso l’Apulia in cerca di altro bottino. Nel frattempo il Senato romano aveva comandato ai consoli di quell’anno Lucio Gellio Publicola e Gneo Cornelio Lentulo Clodiano di schiacciare la rivolta. Nel suo ‘Guerra Civile’ Appiano riporta che soldati di Quinto Ario Anno, legato del console Lucio Gellio, sorpresero i circa 20mila ribelli in una non citata località del Gargano e li sterminarono. Altre fonti riportano che nel corso della “battaglia del Gargano” lo stesso Quinto Ario riuscì “assolutamente indisturbato” a pugnalare a morte Crisso. Dunque una passeggiata per i Romani a spese di nemici vili, male armati e tatticamente impreparati ? Se già è poco credibile che un comandante romano possa trovarsi nel cuore della mischia, ancora meno credibile è che lo stesso abbia agio di finire l’avversario senza neanche impolverarsi i calzari.  Al massimo si può accettare che a fine battaglia, circondati e disarmati i sopravvissuti, Ario abbia ingiunto a Crisso di farsi avanti. A quel punto chiunque poteva, ‘assolutamente indisturbato’ immergere una spada nella gola di un uomo vinto e rassegnato. Resta ora da stabilire dove quello scontro ebbe luogo. Non è strano che una battaglia dove 20 mila uomini persero la vita non abbia lasciato tracce?… Ma davvero fu battaglia o piuttosto una scaramuccia fra un esercito (quello di Roma) e un pugno di ribelli? Basta togliere due zeri a quel ‘ventimila’ per scendere a duecento… Le fonti di Appiano sono le trionfali missive spedite da Ario a Roma. A Roma c’era bisogno di buone notizie e Ario aveva massimo interesse a mettersi in buona luce…  La Storia si nutre di esagerazioni, di omissioni, di bugie. Se gira così ancora, figuriamoci più di duemila anni fa.

 

Italo Interesse


Pubblicato il 7 Gennaio 2016

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