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Aumentano anche quest’anno le indennità degli amministratori comunali

Con l’inizio del nuovo anno gli amministratori comunali, siano essi di grandi, medi o piccoli Comuni, si vedranno ulteriormente incrementate le rispettive indennità rispetto a quanto percepito nel 2022 e, soprattutto, rispetto a quelle ad essi corrisposte fino al 2021. Infatti, come si ricorderà, a far scattare l’aumento di stipendio di tutti gli amministratori comunali anche dal 1° gennaio del 2023 è una norma della legge di Bilancio dell’ex governo-Draghi approvata il 30 dicembre del 2021, che ha previsto nel triennio 2022-2024 un aumento graduale delle indennità di funzione corrisposta ai sindaci e, conseguentemente, a tutti gli altri amministratori comunali che, avendo le rispettive indennità parametrate a quella del Primo cittadino, ne beneficiano a cascata. Però, stante a quanto previsto dalle nuove regole varate con l’ultima legge di Bilancio dell’ex governo Draghi, ossia quella per il 2022, gli aumenti di indennità nel triennio citato ai sindaci non sono lineari. Vale a dire incrementati di una stessa percentuale, ma variano sulla base di due fattori: grandezza del Comune e funzioni in capo al sindaco. I più favoriti sono i Primi cittadini di città capoluogo di provincia ed ancor di più quelli di un capoluogo di regione e realtà capofila di un ente metropolitan0, come Bari, che a regime, dal 2024, conseguiranno un’indennità pari al 100% di quella percepita dal Presidente della Regione di appartenenza. In altri termini, dal 1° gennaio 2024 il sindaco di Bari e Presidente della Città metropolitana barese, Antonio Decaro, avrà un’indennità di funzione mensile praticamente pari al compenso del governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano. Ma vediamo quanto percepiva il Sindaco di Bari fino a dicembre del 2021 e, soprattutto, cosa comporta tale aumento di indennità anche per tutti gli altri amministratori cittadini. Nel 2021 l’indennità di funzione per il sindaco Decaro si aggirava introno ai 7mila euro lordi mensili. Con la legge di Bilancio 2022 di Draghi, il Primo cittadino barese si è visto incrementato lo stipendio nel 2022 di un 45% e di un 70% circa nel 2023 rispetto a quanto riceveva nel 2021. Tradotto in soldoni lo stipendio del Primo cittadino barese da questo mese si aggira introno agli 11mila euro lordi, che diventeranno circa 14mila dal prossimo anno. A beneficiarne – come detto – di detti aumenti sono anche tutti gli altri amministratori comunali, a cominciare da vice sindaco, presidente del consiglio comunale ed assessori vari, fino ai semplici consiglieri comunali e dei cinque Municipi di decentramento ed i rispettivi presidenti di questi ultimi. Per i primi tre anni gli incrementi di costo per le sole indennità di funzione di sindaci, vice, membri di Giunta e presidenti di consiglio comunale saranno sostenuti dal Bilancio statale, in quanto l’ex governo Draghi ha previsto uno stanziamento complessivo di circa 570miliani di Euro nel triennio suddetto. Successivamente, vale a dire dal gennaio del 2025 detti incrementi di costo per i politici comunali graveranno interamente sui bilanci autonomi dei Comuni. Ciò che invece sta gravando da subito interamente sulle casse dei Comuni sono gli incrementi di costi sostenuti dall’ente per i “gettoni” di presenza di consiglieri comunali e municipali, oltre che per l’indennità dei Presidenti degli istituti di decentramento, ossia dei Municipi. Infatti, – come è noto – essendo tali remunerazioni parametrate anch’esse allo “stipendio” del Primo cittadino, gli incrementi riconosciuti dall’ex governo Draghi a questi ultimi hanno comportato una consistente lievitazione di costi anche per le indennità di consiglieri (comunali e municipali) e presidenti degli organi di decentramento comunale. Lievitazione che, per un Comune come Bari, dove il Primo cittadino a regime percepirà mensilmente quanto il Presidente della Regione Puglia, sta determinando un paradossale sperpero di denaro pubblico, in quanto già ora i consiglieri di Municipio possono raggiungere (e lo raggiungono al massimo sistematicamente, quasi tutti i mesi!) cifre di gran lunga superiore a quelle che, a parità  numerica di sedute di consiglio e/o commissione, raggiungono i consiglieri di Comuni come Altamura, Bitonto o Molfetta. Ovvero di realtà cittadine che, dopo Bari, risultano tra le prime tre più grandi ed importanti dell’intera provincia di Bari. O, forse, meglio dell’Area metropolitana barese. Ma vediamo nel dettaglio a quanto ammonta il paradosso attualmente. Infatti, i consiglieri dei cinque Municipi baresi sono passati da un massimo di circa 900 euro lordi mensili a 1190 euro del 2022, che diventano (sempre a parità massima di sedute) di circa 1400 mensili per il 2023 e 1600 circa a regime, dal 2024. E per meglio avere idea di quanto paradossale sia il divario non solo sotto l’aspetto economico, ma soprattutto di responsabilità amministrative e politiche, riferiamo anche che nelle tre citate realtà della provincia di Bari difficilmente i consiglieri comunali raggiungono 700-800 euro mensili di compenso. Per non parlare, poi, del paradosso ancor maggiore che a Bari già ora vede i presidenti dei 5 Municipi di decentramento percepire un’indennità mensile di gran lunga maggiore di quella dei sindaci di Comuni di fascia “C”, ossia al di sotto di 100mila abitanti. Infatti, i suddetti Presidenti municipali baresi da quest’anno ricevono circa 4000 euro lordi mensili e dal 2024, a regime, arriveranno a circa 4700 euro. A fronte di quante e quali funzioni, oltre che di praticamente inesistenti responsabilità politiche ed amministrative? Ma tanto a pagare è – come è noto – sempre “Pantalone”! Perciò l’inesistente decentramento barese, pur determinando un consistente ulteriore sperpero per la sempre “magra” Cassa cittadina (tanto è gli aumenti di tasse e balzelli comunali vari non mancano mai!), a causa della cita norma del Bilancio dell’ex governo Draghi, non si parla minimamente neppure di riformali o di contenerne i costi ormai eccessivi e paradossali. Altro che…decenza, per il sindaco e presidente Anci, Decaro, che – come è pure noto – ha recentemente criticato i consiglieri regionali per l’emendamento che allunga di circa 10 mesi la legislatura in caso di dimissioni anticipate del governatore. Garantendo, quindi, anche per pari tempo lo stipendio dei consiglieri senza, a conti fatti, alcun costo in più complessivo per l’Ente regione. Peccato, però, che il sindaco Decaro non si sia accorto che l’emendamento criticato – sempre a conti fatti – produce per la Cassa regionale il risparmio netto di ben 10 mensilità assessorile, a causa in detto periodo di un componente in meno nell’esecutivo pugliese.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 4 Gennaio 2023

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