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Berlusconi torna a sentire Vitali per le sorti del partito in Puglia

L’ultimo ad incontrare venerdì scorso ad Arcore (Mi) il leader e fondatore di Forza Italia, Silvio Berlusconi, prima che questo decidesse di congelare su scala nazionale le iniziative politiche di tutti i responsabili regionali, provinciali e comunali del partito, è stato l’ex coordinatore pugliese di Fi, il senatore brindisino Luigi Vitali, che attualmente è vice presidente del gruppo Azzurro di Palazzo Madama. Infatti, Vitali la sera del 21 giugno scorso, peraltro giorno del suo onomastico, è stato ospite nella mitica Villa “San Martino” di Arcore, per una cena con il Capo della formazione politica di cui fa parte al Senato, per essere evidentemente sentito sia sulla situazione che sul precario stato di salute di Forza Italia in Puglia, emerse dalle recenti consultazioni europee ed amministrative del 26 maggio scorso. Come si ricorderà, Vitali, che in precedenza era stato in Parlamento ininterrottamente dal 1994 fino al 2013 (quando non fu più ricandidato), nel febbraio del 2015 fu chiamato da Berlusconi per riorganizzare Forza Italia in Puglia, a seguito delle note vicende che videro il fino ad allora pupillo pugliese di Berlusconi, l’eurodeputato Raffaele Fitto, abbandonare il partito Azzurro. Vitali, rientrato in Parlamento alle politiche del 2018, è rimasto alla guida del partito pugliese di Berlusconi fino allo scorso Novembre, quando è stato sostituito su iniziativa del vice di Berlusconi, l’eurodeputato Antonio Tajani, dai neo parlamentari pugliesi Mauro D’Attis e Dario Damiani, con i quali lo stesso Vitali entrò subito in polemica a seguito di alcune decisioni di questi ultimi di rimuovere dalla guida locale del partito in alcuni centri salentini diversi esponenti vicini al senatore di Francavilla Fontana, ritenuti forse non in sintonia con i nuovi vertici pugliesi di Fi. Vitali che era stato destituito dall’incarico di responsabile regionale perché probabilmente era stato ritenuto reo di non essere riuscito, con le candidature alle politiche di marzo del 2018, a far eleggere in Puglia nessuno dei candidati del centrodestra, e quindi anche quelli forzisti, nei collegi uninominali sia della Camera che del Senato (lui stesso, infatti, è stato eletto al Senato in quanto capolista in uno dei due listi pugliesi del plurinominale), dopo la sua rimozione da responsabile regionale aveva probabilmente avvertito Berlusconi della difficile situazione in cui versava il centrodestra in Puglia, soprattutto a causa delle numerose difficoltà tra le diverse anime locali della coalizione a fare sintesi e ad individuare nomi di candidati per le amministrative in grado di competere effettivamente con quelli proposti dagli avversari di centrosinistra. Infatti, – come è noto – la gestione D’Attis-Damiani di Fi in Puglia non ha prodotto i risultati sperati. Anzi, in taluni casi (vedi le recenti amministrative di Bari e Lecce, ma anche in altre realtà minori) il risulto conseguito dal partito di Berlusconi a livello locale è sceso addirittura al di sotto del 5% dei consensi. Ma anche alle europee, dove il voto a differenza delle amministrative assume una connotazione politica ancor più marcata, il risultato conseguito recentemente dal partito di Berlusconi in Puglia è stato disastroso anche rispetto a quello delle politiche dello scorso anno. Infatti, in poco più di 12 mesi Fi in Puglia è scesa da circa il 20% di marzo del 2018 ad un misero 11% delle europee di maggio 2019. Per non parlale, poi, delle clamorose debacle elettorali del centrodestra, e in particolare di Fi, alle ultime amministrative pugliesi, con la sola eccezione – come è noto – di Foggia, dove il sindaco forzista uscente, Franco Landella, è riuscito nella “miracolosa” impresa di riconfermarsi al ballottaggio. Dati, quelli pugliesi di Forza Italia, che devono aver impressionato non poco l’ex premier e presidente del partito Berlusconi, tanto da indurlo ad invitare Vitali ad Arcore alla vigilia dell’importante decisione di affidare a Giovanni Toti ed a Mara Carfagna la guida del tentativo di rigenerazione dal basso della formazione politica da lui fondata venticinque anni or sono. Infatti, il senatore di Francavilla Fontana (Br), alla luce di quanto è accaduto in Puglia a Forza Italia dopo la sua uscita di scena da coordinatore del partito, potrebbe aver ripreso quota a livello centrale per gli avvertimenti ed i ripetuti allarmi lanciati a Berlusconi in precedenza, circa i rischi a cui stava andando incontro la formazione Azzurra in questa regione e, in particolare, nei suoi capoluoghi di provincia. Per cui non è da escludere che Berlusconi, in vista delle regionali del prossimo anno, torni a convocare più volte Vitali per essere al corrente direttamente dell’evolversi sia delle sorti di Forza Italia in Puglia che delle trattative all’interno della coalizione di centrodestra per l’individuazione del nome da candidare contro il governatore uscente del centrosinistra, Michele Emiliano. E ciò, forse, a maggior ragione ora che il Cavaliere di Arcore ha sicuramente saputo che a rivendicare la guida del centrodestra pugliese per le regionali del prossimo anno è il partito di Matteo Salvini, che è quello che più di “Fratelli d’Italia” in Puglia ha mietuto consensi, militanti e rappresentati al partito Azzurro. Quindi, il prossimo anno Fi-Puglia, a prescindere dal colore politico del candidato presidente, non può  assolutamente più permettersi di sbagliare alle regionali con le candidature e la relativa composizione provinciale delle liste. Perché diversamente – come ha forse già preavvertito Vitali –  rischierebbe l’estinzione. E Salvini e Giorgia Meloni probabilmente neppure ringrazierebbero D’Attis e Damiani per il “favore” politico che da essi potrebbero ricevere, se fossero ancora loro il prossimo anno a reggere le sorti pugliesi del partito di Berlusconi.

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 26 Giugno 2019

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