Cultura e Spettacoli

“Caro e lodato e amato amico di sempre”

Il 7 marzo 1884 nasceva ad Altamura Tommaso Fiore, uno dei più grandi meridionalisti di parte socialista. Autore di saggi critici e pubblicista, patì il carcere per antifascismo. Nel 1952, con ‘Un popolo di formiche’ si aggiudicò il premio Viareggio. Fu anche insegnante di lettere e Provveditore agli Studi. Ebbe vita lunga : 89 anni. Ancora in tarda età Don Tommaso, come usavano chiamarlo i suoi tanti estimatori, era in contatto con le maggiori personalità del tempo. Di contro, cercava nei giovani talenti gli intellettuali di domani. Abitava a Bari, al 78 di via Q. Sella, dove riceveva poeti e scrittori sconosciuti. A tutti appariva “a mezzo busto, sepolto com’era dietro cataste di libri, giornali, carte diverse ammonticchiate un po’ dappertutto per la pur spaziosa stanza che ospitava il suo studio” (R. Bizzaro – ‘Tommaso Fiore, poesie dal carcere’- La Vallisa). E tutti stupiva , quasi spaventava, per la cultura enciclopedica che spaziava con facilità da Catullo a Saffo, da Aristofane e Plauto, da Racine a Montaigne, da Marx a Giordano Bruno, la conoscenza di varie lingue, la memoria ancora poderosa, il desiderio di elaborare progetti. Lo si ascoltava in silenzio religioso parlare dei suoi incontri con Nenni, della corrispondenza con sir Bertrand Russell e con Pertini, delle litigate con Benedetto Croce. Con lui era come entrare in un’altra dimensione, svaniva la provincia con le sue meschinità, i piccoli arrivismi, i salti mortali per una recensione su un giornale. Fiore aveva i suoi preferiti. Uno di questi era l’allora giovanissimo Daniele Giancane, poi destinato a diventare poeta e animatore culturale di vasta portata : “Iniziammo io e lui una grande amicizia coltivata nel bar sotto casa sua, dove tra un aperitivo e l’altro Marcello Catinella (un valente poeta-pasticciere – n.d.r.) ci portava a leggere le sue poesie dialettali… Una volta che non mi ero fatto vedere da lui per qualche giorno me lo vidi presentarsi in casa ; allargò la bocca ad un lieve sorriso un po’ burbero : Ieri sera non sei venuto, disse corrucciato. Altre volte mi inviava cartoline postali dense di rimproveri chiamandomi giovane sbandato, vagabondo, infedele agli impegni presi. Però ti aspetto, concludeva invariabilmente”. (’Tommaso Fiore, poesie dal carcere’). In una nota a piè di pagina della stessa opera Giancane dà un saggio del tenore di quelle cartoline : ‘Sei veramente un cane, buono solamente a sfruttare gli amici… se non ti fai più vivo, se non mi mandi al più presto quella lunga poesia cui avevi accennato, la nostra amicizia è finita. Puoi sostituirmi con tua moglie.’ (20 marzo 1972) E qualche giorno dopo, con inviolata tenerezza ; ‘Perdonami, caro e lodato a amato amico di sempre…’

Italo Interesse

 


Pubblicato il 7 Marzo 2018

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