Cronaca

Cassa Prestanza: la parola a due “tecnici”, ma i dipendenti non si fidano

Il Comune non demorde e prosegue sulla strada di tentare ogni via possibile per salvare la Cassa Prestanza, ovvero la Cassa mutua dei dipendenti comunali, nominando due professionisti per evitarne il fallimento. Il presidente della Cassa Comunale, assessore al Patrimonio nonché vicesindaco Pierluigi Introna, dopo l’assemblea dei soci-dipendenti del mese scorso, aveva messo nero su bianco in un comunicato la sua posizione, per valutare se la tipologia di attività svolta dalla cassa fin dal momento della sua costituzione nel lontano 1924 potesse transitare ‘istituzionalmente’ in seno allo stesso Comune di Bari, con gestione diretta di tutte le funzioni e attività statutarie all’interno del ‘Welfare’. Ora toccherà come detto agli avvocati e docenti Elio Vulpis e Giuseppe Trisorio Liuzzi (con “profonda conoscenza delle tematiche in questione”) in rappresentanza della stessa Cassa e del Comune, allo scopo di delineare il corretto iter per il transito delle attività in capo all’Ente. Un passaggio che non sarà né facile, né tanto meno indolore, anche perché sindacati e dipendenti non si fidano. E tra dieci giorni precisi, venerdì 29 giugno, saranno Cgil, Cisl e Dicapp a piantare una tenda dinanzi al Palazzo del Governo per informare i cittadini e contribuenti baresi sui gravi problemi di bilancio che attanagliano l’organismo mutualistico, ma soprattutto comprendere se è possibile davvero sciogliere tutti i nodi con un semplice passaggio di competenze. Tenendo sempre presente che, in ogni caso, occorre sempre aspettare un altro passaggio importante e cioè il ‘visto’ della Corte dei Conti in calce al rinnovo del contratto nazionale del Comparto Funzioni Locali 206-2018, stipulato a fine febbraio scorso. Insomma, la Cassa Prestanza del Comune di Bari, che dovrebbe servire per garantire una liquidazione un po’ più sostanziosa o un prestito in caso di bisogno ai soci-dipendenti, sta vivendo un altro momento difficile, anche se da Palazzo di Città ripetono che la volontà di salvarla dal fallimento è incrollabile. In piedi da quasi un secolo, quest’organismo istituito da un Regio Decreto attorno al 1930 ha preso a vacillare da una dozzina di anni, specie dopo essere finito sotto tiro proprio per l’alone di mistero che lo circondava, anche per colpa di politici e amministratori che in passato non rendevano pubblici nemmeno statuto e bilanci. Mai approvati dal Consiglio Comunale addirittura per quattro anni di seguito, nonostante il punto fosse pervicacemente inserito nell’ordine del giorno ogni anno. Un organismo che, pur rassomigliando tanto ad un istituto di credito che prestava un mucchio di denaro, ne eludeva ogni controllo. Verifiche che sfuggivano sistematicamente all’approvazione del Consiglio Municipale, come detto, nonostante l’assessore di turno ne garantisse sempre la discussione, senza riuscire a spiegare, ad esempio, come mai una volta entrati e aver aderito alla Cassa, non ne potessero più uscire, i soci-dipendenti comunali. Ora i problemi più seri da risolvere riguardano i bilanci, considerato che ancora non è chiaro se e quanto potrebbero perdere i dipendenti sulle somme versate nel corso degli anni in servizio. Ma anche questo, molto probabilmente, sarà uno dei quesiti ai quali dovrà rispondere senza perdere altro tempo la coppia di esperti nominati da Comune e Consiglio d’amministrazione della stessa Cassa, prima che gli stessi dipendenti decidano di dar corso agli atti giudiziari. E sarebbe, forse, il colpo di grazia per la Cassa Prestanza….

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 19 Giugno 2018

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