Cultura e Spettacoli

Caterina, la rivoluzione abortita

In apparenza è un testo brioso. Ma per quanto in scena non si veda un morto, una stilla di sangue, un’arma (il che è molto visto che si parla di Shakespeare), ‘La bisbetica domata’ trasuda violenza psicologica da ogni poro. Un genere di violenza che non onora il genere maschile e sinora regolarmente addomesticata in molti allestimenti e trasposizioni cinematografiche della Bisbetica (si pensi alla pellicola firmata da Zeffirelli con Richard Bruton ed Elisabeth Taylor). Ma oggi non è più tempo di smussare e ingentilire, piuttosto di chiamare le cose col loro nome. La pensano così pure Francesco Niccolini e Antonio De Nitto. Il primo è autore di una tradizione e di un tagliente adattamento del testo in questione che il secondo ha messo in scena in una produzione Factory Compagnia Transadriatica. Niccolini e De Nitto scostano il sudario e mettono in luce i guasti della putrefazione. Due gesti differenti, il secondo dei quali (in cui si indulge alquanto) vanifica i meriti di quello iniziale. Certo, Battista Minola (il padre di Caterina, la figlia ribelle) è e resta un uomo arido ; e della stessa pasta è fatto Petruccio – il futuro marito della Bisbetica – classico, arrogante padrone (di casa come del talamo). Ma sono uomini del loro tempo (allo stesso modo in cui essendo anche Caterina donna del suo tempo non le si può chiedere di precipitarsi in un pozzo per restare coerente con l’istinto libertario che la distanza da Bianca, l’omologata sorella). Disegnare Battista come il più arido contabile che risolve il problema di una figlia ‘difficile’ (soprattutto da accasare) con lo stesso spirito con cui si scova un compratore per una partita di merce a basso mercato è tirare le cose per i capelli. E ancora meno credibile è fare di Petruccio uno psicopatico dalla pazienza astuta e l’artiglio nascosto sotto il guanto di velluto. Le estremizzazioni di Niccolini e de Nitto sembrano il riflesso del conflitto di personalità in cui cadde a suo tempo il Maestro, qui platealmente diviso fra sensibilità verso i diritti della donna e prudenza nel mettere in discussione il tradizionale rapporto di forze tra sessi (anche Shakesperare era uomo del suo tempo, benché allo stesso facesse eccezione). Preso da questa frenesia di denuncia, De Nitto pigia sull’acceleratore. La sua Bisbetica, allora, si colora d’esagerato. Non di meno, questo movimento convulso, il trasformismo irrequieto del disegno scenografico, la concitazione degli interpreti chiamati a fare i conti anche con una traduzione in rima (ma che lavoro Niccolini) rendono gustoso il ‘teatrino’ che si sviluppa intorno a Caterina. A vestire i panni di quest’ultima è una davvero apprezzabile Angela de Gaetano. Intorno a lei brillano Ippolito Chiarello (Petruccio), Franco Ferrante (Battista), Dario Cadei, Antonio Guadalupi, Filippo Paolasini, Luca Pastore e Fabio Tinella.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 3 Febbraio 2016

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