Cultura e Spettacoli

Classe ‘Città di Bari’

 

Ad affrettare la sconfitta (anche) sui mari dell’Italia nella seconda guerra mondiale contribuì – con la carenza di nafta e di radar – l’assenza di portaerei. Eppure l’idea di fornire la Regia Marina di questo tipo di unità era stata presa in considerazione alla vigilia della campagna d’Etiopia. Il progetto prevedeva la trasformazione di motonavi passeggeri in portaerei ausiliarie o di scorta (navi più piccole e a ridotta capacità offensiva, perciò assai meno costose delle proibitive portaerei convenzionali). A tale scopo erano state individuate le navi della classe ‘Città di Bari’ (Egeo, Egitto e Città di Bari), varate a Trieste nel 1928. E’ quanto pretende Wikipedia riprendendo la parola di Antony Preston, autore di ‘Warship’. Chiacchiere. Quei tre ‘teneri’ bastimenti da 3220 tonnellate, la cui lunghezza non raggiungeva i cento metri, avrebbero potuto sostenere al massimo un ponte di volo di novanta metri. A quelle condizioni, se già sarebbe stato avventuroso far decollare un caccia anche con l’impiego della più potente catapulta di lancio, diventava impossibile l’atterraggio del più leggero biplano. Più avanti l’enciclopedia virtuale spiega che il progetto rimase lettera morta. E’ invece meglio documentato che con l’entrata in guerra dell’Italia le navi della classe ‘Città di Bari’ vennero requisite dalla Regia Marina e convertite in incrociatori ausiliari. Armati con due cannoni da 120/45 mm e quattro mitragliere da 20/65 mm, gli ex piroscafi furono impiegati per la scorta a convogli minori e per il trasporto di truppe e materiali. Lenti, goffi, privi di corazzatura e ritinteggiati con colori mimetici assunsero un aspetto patetico. A chi volevano fare paura ? Preferiamo ricordarli nella loro più dignitosa veste civile (nell’immagine, l’Egeo alla fonda a Cagliati). Veste a cui nessuno di essi fece ritorno. L’Egitto affondò nelle acque di Taranto il 1º marzo 1942 dopo essere incappato in una mina. L’egeo venne affondato da un cacciatorpediniere  britannico tra Bengasi e Tripoli il 24 aprile 1941. Quanto al Città di Bari, la mattina del 3 maggio 1941 stava caricando munizioni nel porto di Tripoli, mentre sul lato opposto della stessa banchina anche la nave da carico Birmania stava scaricando altro materiale esplosivo. Alle 10:10 nella stiva poppiera del Birmania si verificò una detonazione, successivamente attribuita a sabotaggio : essa provocò un’esplosione devastante che investì anche il Città di Bari, causando la conflagrazione del suo carico di munizioni. Divorato dalle fiamme, venti minuti più tardi l’incrociatore ausiliario affondò. Morirono nella sciagura cinque membri dell’equipaggio civile, mentre rimasero feriti tre membri dell’equipaggio militare. Molte altre vittime, probabilmente decine, si ebbero tra i portuali addetti alle operazioni di scarico, tra gli uomini del Birmania e tra la popolazione di Tripoli. Due anni dopo, il relitto dilaniato del Città di Bari, abbandonato come irreparabile nel porto di Tripoli, venne recuperato dagli inglesi e demolito.

Italo Interesse

 

 

 


Pubblicato il 9 Aprile 2021

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