Cronaca

Consorzi di Bonifica: pozzi senza fondo regionali

I conti dei Consorzi pugliesi di bonifica continuano ad essere in profondo rosso e la Regione Puglia ogni anno interviene per rimpinguare parzialmente le casse di questi enti consortili che erano e restano dei veri e propri pozzi senza fondo. E, a fronte di tali stanziamenti, i servizi offerti al mondo agricolo pugliese dai Consorzi di bonifica sono sempre più scarsi se non, in taluni casi, addirittura inesistenti. Ad attirare l’attenzione sulle inefficienze dei sei Consorzi di bonifica di Puglia è ancora una volta l’ingente posta di bilancio prevista dalla Regione per il 2016 e che servirà probabilmente solo a mantenere in vita le strutture burocratiche, ma non di certo a potenziare e migliorare il servizio offerto agli agricoltori dagli enti territoriali di bonifica. Ma a fare accendere ancor di più i riflettori sulla situazione in cui versano questi Consorzi è stata anche la notizia che a breve saranno inviate a tutti i consociati gli avvisi di pagamento per le quote ordinarie di competenza e, successivamente, avviate le procedure di recupero coattivo delle somme dovute, qualora i consorziati non dovessero provvedere spontaneamente al pagamento. Da non dimenticare che i Consorzi di bonifica, per le zone rurali di competenza, sono di natura non volontaria ma obbligatoria, per cui i titolari dei terreni ricadenti in tali zone sono tenuti per legge a pagare i relativi tributi. Quote, queste, che – come si ricorderà – non venivano più richieste dal 2003, a causa dell’assenza dei piani che avrebbero dovuto indicare la cifra che ciascun titolare di podere rurale avrebbe dovuto versare. Piani che ora, pare, siano stati approntati e, quindi, i Consorzi potranno procede con le riscossioni. Ma a protestare sono ancora una volta le varie associazioni agricole di categoria che ritengono ingiusto far ricadere sulle tasche degli agricoltori una tassa per servizi inesistenti o, nella migliore delle ipotesi, del tutto carenti. Però, a lamentare le inefficienze dei Consorzi di bonifica non sono solo le associazioni agricole pugliesi, ma anche una forza politica di opposizione (Cor) presente in Consiglio regionale, che a seguito proprio di tali proteste sta chiedendo attraverso il suo capogruppo, Ignazio Zullo, l’istituzione di una commissione d’indagine regionale “ad hoc” sui Consorzi. Infatti, ha dichiarato il capogruppo di Cor: “Sono anni che la politica dei governi di centrosinistra promette di sfornare improbabili riforme, ma alla fine altro non fa che rimpinguare casse sempre più in rosso, oggi si contano 233 milioni di euro che sarà difficile ripianare, mentre gli agricoltori lamentano disservizi, al fronte dei quali si rifiutano di pagare esose cartelle esattoriali. Una storia che abbiamo già visto, per questo negli anni passati avevamo sollecitato l’applicazione dell’art.9 della legge regionale n. 12 del 2011: la creazione della Commissione d’indagine sulla gestione dei Consorzi, formata da nove consiglieri regionali. Siamo rimasti inascoltati nella passata legislatura, ma ora questa nostra richiesta sembra trovare un primo accoglimento da parte del presidente del Consiglio regionale, Mario Loizzo, che sta provvedendo a istituirla”. Mentre il consigliere regionale del M5S Cristian Casili,  a riguardo della notevole quantità di denaro pubblico che i Consorzi di bonifica pugliesi continuano ad assorbire dalle casse regionali, ha affermato: “Non possiamo più continuare a giocare con i Consorzi di Bonifica. La situazione debitoria è pesantissima, 233 milioni di euro di debito e di questi più della metà contratti con la Regione, che mai li recupererà.”  Infatti, secondo l’esponente pentastellato si tratta di: “Uno svernamento pauroso di soldi pubblici che si unisce al declino del territorio pugliese afflitto da problemi di dissesto idrogeologico anche in pianura. Canali sporchi, inquinati e ostruiti, reti irrigue che sono un colabrodo, allagamenti nelle aree periurbane. Invasi, pozzi, depuratori e parti di acquedotto fatiscenti e mal funzionanti”. “Situazioni che – prosegue Casilli – mettono a rischio la salute e l’incolumità dei cittadini pugliesi. Se da una parte ci si lamenta per il mancato introito dei tributi dal 2003 necessari per far ripartire le manutenzioni e la gestione ordinaria, dall’altra oggi si chiede uno sforzo ai cittadini e agli agricoltori obbligandoli al pagamento di tributi  a seguito dell’ultima rimodulazione dei piani di classifica e per servizi mai erogati.”  A questo punto l’interrogativo del M5S pugliese è se ciò tale sacrificio economico degli agricoltori interessati dal pagamento della quota consortile sarà sufficiente a ristabilire una corretta gestione dell’ente ed a ridurre l’enorme disavanzo accumulato in questi anni. Casili pare che abbia le idee chiare in merito. Infatti, a tale domanda risponde: “Ritengo di no, perché senza un chiaro progetto integrato di gestione del territorio i consorzi non vedranno mai la luce e saranno un peso per le casse regionali. Dovranno essere definite quali sono le prerogative di Arif e AQP rispetto ai Consorzi, perché negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un potenziamento dei primi diventati molto spesso poltronifici e bacino di voti. Di contro gli operai dei consorzi si vedono ridotte le giornate lavorative con livelli di precarizzazione e sicurezza sui luoghi di lavoro insopportabili. Il know-how di questi operai – conclude Casilli – va salvaguardato garantendo la stabilizzazione del lavoro e la qualità dei servizi offerti.” A sollecitare invece “un pronto e opportuno intervento dell’Assessore regionale all’Agricoltura, Leonardo Di Gioia”, è il consigliere regionale di MpS- Area popolare della circoscrizione barese, Gianni Stea, che chiede di fare luce su quanto sta accadendo con le cartelle di pagamento emesse dalla società Soget per conto del Consorzio di Bonifica “Terre d’Apulia” con codice tributo 630, quello relativo alla quota consortile per l’appunto, ed inviate nei giorni scorsi a contribuenti per la riscossione. “Un nuovo, eclatante caso di ‘cartelle pazze’ – lo dfinisce Stea – alla luce della ormai cronica mancanza dei servizi, forniti solo in linea teorica, cui dovrebbe corrispondere una richiesta di pagamento che appare quindi ingiustificata e spropositata; e della mancanza complessiva di chiarezza e trasparenza, e sostanziale carenza nelle comunicazioni, ancora una volta lontanissime da quanto espressamente previsto dallo Statuto dei diritti del contribuente”. In definitiva, i Consorzi di bonifica pugliese sono un carrozzone che, pur costando troppo e dando assai poco in termini di servizi, continuano a resistere come istituzioni del territorio, nonostante le diverse e contrapposte gestioni politiche finora avvicendatesi alla guida della Regione Puglia. Tanto, poi, a pagare è sempre “pantalone”. Ossia i poveri e tartassati contribuenti pugliesi.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 26 Gennaio 2016

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