Cultura e Spettacoli

Costruire o restaurare, dove più i Maestri?

Il ritrovato interesse per la campagna, cosa che spinge molti a fuggire i grandi centri per ritrovare fiato tra le meraviglie della nostra natura, solleva il problema del restauro architettonico delle sopravvissute testimonianze della civiltà contadina. Ma ricostruire un muretto a secco, ripristinare la volta a botte o a crociera di un fabbricato rustico o edificare un trullo ex novo richiedono competenze che non sono facilmente alla portata delle maestranze che l’attuale mondo dell’edilizia può offrire. Ecco allora Formedil di Ance Bari e Bat annunciare l’avvio di un corso di formazione per ‘operatori murari di edilizia storica’. Un’iniziativa lodevole che fa il paio con i tanti corsi istituiti per produrre figure professionali escluse dal disegno formativo della Scuola : pizzaiolo, vetrinista, merlettaia, ebanista, idraulico… Ma ecco il punto, chi il ‘formatore’? Gli ultimi Maestri dell’arte muraria storica hanno smesso di lavorare negli anni cinquanta per progressiva diminuzione delle commesse, perciò senza trovare figli o apprendisti disposti a rinunciare alle lusinghe del posto fisso nell’industria per raccogliere competenze importanti da trasmettere ad altri più giovani e così via. La tardiva riscoperta dell’antica arte muraria ha creato un funesto vuoto professionale durato una trentina d’anni. E’ successo così che, quando verso la fine degli anni novanta divenne tendenza restaurare muretti, trulli e fabbricati invece che ‘adattare’ o addirittura demolire, i primi a farsi avanti non furono né Maestri né apprendisti, bensì comuni manovali che potevano fare affidamento sulla buona volontà, sulla comunque apprezzabile capacità di desumere i fondamentali di un’arte dall’osservazione attenta di manufatti originali e, soprattutto, sull’assenza di concorrenza. Tale assenza, abbinata con l’indebolita capacità della committenza nel distinguere tra un lavoro decoroso e un lavoro eseguito ad arte, ha dato agio ad alcuni di fregiarsi del titolo di Maestro, alimentando equivoci ed abbagli. Certo, dai e dai, qualcosa alla fine s’impara e qualcosa pure si trasmette, Ma perché torni a consolidarsi una tradizione servono generazioni, ovvero tempo. Il senso della Storia è anche questo. E invece non avanza più tempo, il senso della Storia si va illanguidendo e la Rete, prodiga di tutorial, è disponibile 24 ore su 24 per insegnare anche all’ultimo arrivato la differenza tra chianca e chinacarella, tra malta e calce idraulica, come si chiamano i micro picconi da impiegare per sagomare la pietra… In definitiva, salgono in cattedra i futuri maestri. A differenza dei Maestri che li hanno preceduti, i maestri dell’era globale impareranno l’arte insegnandola. Se non altro, verrà loro riconosciuto il merito d’aver colmato un vuoto gettando un ponte tra passato e futuro. E tanto non vale solo per ‘trullari’ e ‘paretari’. Vale pure per potatori, innestatori, idraulici, ebanisti, restauratori…

Italo Interesse

 


Pubblicato il 27 Settembre 2019

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