Cronaca

Crac della Banca Popolare di Bari, arrestati Marco e Gianluca Jacobini

C’era il “sistema Jacobini” dietro la gestione decennale della Banca popolare di Bari, i cui ex vertici sono stati posti agli arresti domiciliari al termine della prima fase di una complicata indagine della Procura di Bari. Agli arresti in casa sono finiti Marco Jacobini, ex presidente del Consiglio di amministrazione; del figlio Gianluca, ex vicedirettore generale e condirettore; e di Elia Circelli, ex Responsabile della Funzione Bilancio e Amministrazione della Direzione Operations della banca. L’interdizione per un anno dalle funzioni bancarie e dalla dirigenza di societa’ e’ stata disposta per l’ex amministratore delegato Vincenzo De Bustis Figarola. Altre cinque persone sono indagate: l’altro figlio di Marco Jacobini, Luigi; Giorgio Papa, ex amministratore delegato; Roberto Pirola e Alberto Longo, ex presidenti del Collegio sindacale; Giuseppe Marella, ex Responsabile dell’Internal Audit della Bpb. La banca e’ commissariata dal 13 dicembre e il Governo ha varato un piano di salvataggio da 900 milioni, attualmente all’esame del Parlamento. Insieme alla notifica delle misure cautelari e degli avvisi di garanzia, sono state effettuate anche 17 perquisizioni, sia nelle abitazioni degli indagati che nella direzione della Banca popolare di Bari, ove risultano alcune cassette di sicurezza nella disponibilita’ dell’ex Presidente Marco Jacobini. Agli indagati vengono contestati, a vario titolo, i reati di falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza, per le presunte false comunicazioni inviate alla Consob e alla Banca d’Italia, maltrattamenti ed estorsioni nei confronti di Luca Sabetta, ex chief risck officer, che denuncio’ in procura i presunti abusi subiti. La sua testimonianza e’ parte
fondamentale dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi e dai sostituti Federico Perrone Capano e Savina Toscani, anche se il gip Francesco Pellecchia lo ha ritenuto solo parzialmente attendibile. Agli atti dell’inchiesta ci sono anche le testimonianze dell’ex amministratore delegato Giorgio Papa (indagato)che ha parlato di nei confronti dell’istituto pugliese nonostante due  ispezioni (nel 2013 e nel 2016) avessero messo in luce la situazione di grave dissesto e i presunti illeciti commessi in danno degli azionisti. A corroborare l’accusa ci sono anche decine di querele presentate dagli azionisti, che lamentano di non essere stati informati della pericolosita’ dell’investimento e che, nel giro di pochi mesi, hanno visto le azioni deprezzarsi. La procura contesta anche il trattamento di favore riservato dalla BpB ad alcuni grossi imprenditori, che riuscirono a disfarsi di migliaia di azioni prima che diventassero carta straccia. Tra le procedure contestate dalla procura, c’e’ anche l’acquisizione del gruppo Tercas di Teramo, operazione molto rischiosa. Nel mirino della guardia di finanza sono finite anche altre operazioni, come la concessione di crediti consistenti al gruppo immobiliare Fusillo di Noci (protagonista di un’ulteriore indagine) e all’ospedale ecclesiastico Miulli di Acquaviva delle Fonti. Nonche’ l’ostinata volonta’ della famiglia Jacobini di restare alla guida dell’istituto di credito nonostante Bankitalia fin dal 2011 avesse consigliato un cambio della governance. Cambio che, in realta’, non e’ mai avvenuto, considerato che Marco Jacobini ha solo cambiato il suo ruolo da amministratore delegato a presidente e che i figli hanno continuato a mantenere incarichi dirigenziali. Contestualmente si e’ assistito a un progressivo aumento delle loro remunerazioni, per un totale di 10 milioni di euro di stipendi che gli Jacobini avrebbero preso dalla banca in sei anni. Profitti che – secondo i pm – sarebbero stati ottenuti in parte illecitamente e che i banchieri baresi avrebbero cercato di occultare nell’imminenza del commissariamento (13 dicembre). L’Unita’ di informazione finanziaria della Banca d’Italia ha infatti documentato cospicui trasferimenti di denaro effettuati il 12 e 13 dicembre da Marco e Gianluca Jacobini sui conti delle rispettive mogli e su alcune societa’ da loro amministrate, e’ scritto nell’ordinanza. In particolare somme
per 5,6 milioni di euro sarebbero state spostate da Marco e Gianluca Jacobini sui conti delle rispettive mogli e su alcune societa’ da loro amministrate. Sia il tentativo di trasferire il denaro che il fatto di
ricoprire incarichi in soggetti giuridici che operano nel settore bancario, ha indotto il gip Pellecchia a ritenere sussistente l’intenzione di sottrarre i profitti illeciti e il pericolo di reiterazione del reato. Dopo gli arresti, tante sono state le reazioni del mondo politico e delle associazioni di consumatori, alcune delle quali da anni stanno conducendo una battaglia a difesa degli azionisti. Codici, per esempio, ha annunciato che si costituira’ parte civile nell’eventuale processo, per ottenere il risarcimento dei danni subiti. L’Unione Nazionale Consumatori chiede, invece, che vengano
effettuate verifiche anche sugli organi di controllo cioe’ Bankitalia e Consob.

 

 


Pubblicato il 1 Febbraio 2020

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