Cultura e Spettacoli

Dalle Ande alla Murgia

Il 13 ottobre 1972 un Fokker F27 dell’aeronautica militare uruguayana partito da Montevideo e diretto a Santiago del Cile precipitava sulle Ande a seguito dell’urto contro un costone roccioso. Nell’impatto il mezzo perse ali e coda causando la morte di 12 dei 45 passeggeri. La fusoliera invece, rimasta incredibilmente integra, poté ‘atterrare’ su una spianata nevosa dalla pendenza vicina alla traiettoria di caduta. Ciò permise la sopravvivenza delle restanti 33 persone. Ma quanto ancora potevano sopravvivere persone malconce, senza cibo, senza rimedi contro il freddo (l’incidente aveva avuto luogo a 3657 metri di quota) e soprattutto tagliate fuori da ogni possibile soccorso? Il 23 dicembre, quando finalmente arrivarono i primi soccorritori, di quei 33 erano rimasti in vita solo 16 passeggeri. Un miracolo di tenacia, di coraggio e soprattutto di una scelta ai limiti del problema morale. Negli ultimi giorni di prigionia nella morsa del ghiaccio, una volta esaurita ogni scorta alimentare, quei disperati si erano nutriti della carne dei compagni morti e precedentemente seppelliti nella neve… Il caso fece il giro del mondo sollevando un polverone mediatico (in seguito su quel disastro delle Ande sarebbero stati scritti libri e girati film). Ciò fece passare in secondo piano la cause dell’incidente. Solo più in là venne appurato che quel Fokker era precipitato a causa di una turbolenza insolitamente violenta che gli aveva fatto perdere quota. Una congiuntura che non si sarebbe rivelata fatale se quell’aereo si fosse trovato alla quota giusta, che in quel momento doveva essere di 6500 metri. Invece, dal momento che era fuori rotta, l’apparecchio volava a meno di 4000 metri. E perché navigava fuori rotta? Non si è mai capito bene. La commissione d’inchiesta avanzò il sospetto che il pilota fosse stato indotto in errore dal malfunzionamento dell’apparato di radiolocalizzazione e gestione della rotta. Dalle Ande veniamo alla Murgia. Diciassette giorni dopo la sciagura delle Ande, il 30 ottobre 1972, un altro Fokker 27 in volo da Roma a Bari precipitava in un punto della Murgia localizzato fra Corato e Poggiorsini. Questa volta nessun sopravvissuto, ventisette i morti. Un altro incidente rimasto senza spiegazione. Senza pervenire a conclusioni certe, gli inquirenti inserirono tra le cause probabili “l’errore di valutazione dei piloti sulla posizione dell’aereo”. Di nuovo il cattivo funzionamento dell’apparato di navigazione in dotazione al Fokker F27 aveva indotto in errore piloti? Eppure quel sistema, il VHF Omnidirectional Range, ha costituito sino all’avvento del GPS lo standard di navigazione aerea in tutto il mondo. Avvicinando le due tragedie si può ipotizzare che il malfunzionamento sia stato causato da in interferenze magnetiche, riconducibili nel caso delle Ande alla particolare violenza di quella perturbazione e, nel caso della Murgia, all’inspiegabile magnetismo che il nostro altipiano sprigiona e al quale sono attribuiti altri fenomeni inquietanti (sulla strada tra Corato e Poggiorsini, proprio nel punto in cui precipitò il Fokker – il punto è contrassegnato da una croce monumentale – la strada si presenta in leggera pendenza. Ebbene,le auto possono percorrere quella salita a motore spento…). – Nell’immagine, i sopravvissuti delle Ande accanto al relitto del Fokker.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 13 Ottobre 2017

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