Cultura e Spettacoli

Dannato a girare in tondo

Adesso per vederne un esemplare bisogna mettere piede in qualche museo o nei giardini delle ville di quei riccastri che per darsi un tono amano ornarli con testimonianze della civiltà contadina. Fino a una decina d’anni fa era ancora possibile trovare al suo posto qualche noria, benché ridotta a un rottame dall’inattività, nelle campagne prospicienti la nostra costa adriatica. La noria (dall’arabo, nā‘ūra, ‘vociare, zampillare), è un’elementare quanto ingegnosa ruota idraulica a trazione animale pensata per  sollevare l’acqua da quelle falde artesiane che scorrono in abbondanza e a poca profondità in prossimità del mare. L’origine della noria sembra essere collocabile in Mesopotamia in un periodo databile intorno al 200 a.C.: l’invenzione è stata poi migliorata dagli arabi. Funziona in modo elementare : Un ruota – azionata da un cavallo o  un asino – muove un nastro trasportatore che scende verticalmente e al quale sono collegate secchie di eguale misura e fissate a distanze uguali ; una volta raggiunta l’acqua, le secchie la raccolgono, la portano in superficie, dove un altro rudimentale meccanismo le svuota riversando il liquido dentro una vasca di raccolta da noi chiamata ‘piscina’ ; dopo di che le secchie ridiscendono a ripetere l’operazione e così via. Il tramonto della noria cominciò sul finire degli anni cinquanta col sopravvenuto divieto di utilizzare equini per lavori particolarmente usuranti : quelle povere bestie, che dovevano girare in tondo per ore ed ore come dannati danteschi, venivano persino bendate affinché non fossero vittime di vertigini ; ma tanta premura era solo finalizzata a che esse non perdessero ritmo o, peggio, non si fermassero per effetto dello stordimento. Quelle ruote vennero allora motorizzate. Il presunto vantaggio si rivelò il suo contrario. Il lento prelevamento imposto dalla trazione animale consentiva di raccogliere l’acqua migliore, ovvero quella di superficie del fiume sotterraneo, acqua quasi del tutto dolce e non via via contaminata – come negli strati inferiori – da acqua di mare, la quale in prossimità della costa risale anche per qualche centinaio di metri all’interno della falda. Con l’avvento del motore il ritmo d’emungimento salì notevolmente ma tutto a scapito della qualità dell’acqua, più salmastra che dolce. Ne risentirono le colture, che non rendevano più come prima. Di qui l’abbandono, prima della noria, poi dei terreni costieri dove questi marchingegni erano attivi. Qualche noria è ancora in piedi nell’agro molese : giacciono coperte di ruggine accanto a ‘piscine’ inutilizzate ed altrettanto inutilizzati ricoveri-stalla eretti in pietra a secco e dal disegno a cono che alquanto ricorda quello del trullo.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 12 Settembre 2018

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