Cultura e Spettacoli

Dolina Pezzatina, né vulcani, né meteoriti

La Puglia che non t’aspetti si chiama anche Dolina Pozzatina. La seconda cavità carsica d’Europa si apre nel territorio del comune di San Nicandro Garganico. Di forma grosso modo circolare, presenta un perimetro di 1850 metri e una profondità di 100. Sul fondo, avvolto da una lussureggiante parete verde che scende a forma di imbuto, si allarga un terreno assai fertile e coltivato al cui centro si nota un pozzo artesiano. Osservando dall’alto la cavità si ha un sospetto : siamo in presenza del cratere di un vulcano spento? La risposta è no. I crateri vulcanici, spenti o no, presentano il cono centrale rovesciato e posto all’interno di un cono più ampio, emergente ed esterno. Nel caso della dolina garganica, invece, niente sul territorio annuncia il vuoto, sì che bisogna arrivare a una trentina di metri dal bordo per scoprire questa spettacolare realtà. Allora, se non c’è di mezzo alcun vulcano, è la Pozzatina il risultato di un meteorite precipitato in era remotissima? La regolarità di questa voragine fa pensare ad un corpo celeste che si sia conficcato nella crosta terrestre. Ma impatti di quella potenza lasciano sempre ‘segni’ intorno al luogo di caduta, qualcosa di simile ad avvallamenti concentrici nel terreno o a lunghe ‘cicatrici’ che si allungano a raggiera (la differenza è determinata dalla natura geologica del sito). La Pozzatina non presenta alcuna di queste caratteristiche. Siamo al punto di partenza, cosa può aver determinato la formazione di un’anomalia tanto suggestiva? Retrocediamo nella protostoria e immaginiamo lo stesso territorio : Dove adesso si può ammirare una voragine meravigliosa si stende una prateria popolata da una fauna e una flora oggi inimmaginabili. Piante e animali ignorano però di prosperare sul vuoto. Sotto zampe e radici, sovrastata e nascosta da un possente soffitto roccioso, si allarga un’enorme caverna che custodisce un lago alimentato da un fiume…Finché la terra non trema, va tutto bene. Poi un sisma più forte di tutti determina  una  frattura in quel soffitto, che crolla. I blocchi rocciosi scompariscono sul fondo dello specchio d’acqua sotterraneo, prosciugandolo. Il resto lo fanno le piogge che, nei millenni, su quel cumulo irregolare di lastroni scaricano, sino a livellarlo, tonnellate e tonnellate di ghiaia e fango. Infine la natura riprende il sopravvento e quelle pareti pur scoscese cominciano ad ospitare querce e lecci, mentre sul fondo della dolina i depositi di fango si tramutano in fertile humus. L’ultimo passo spetta all’uomo : Laggiù il vento non strapazza le piante, d’inverno non gela e la terra è fertile, perché non coltivare? Ci fosse solo un po’ d’acqua… Si prova a scavare ed ecco l’acqua. Tra le fessure dei blocchi di roccia, laggiù, scorre ancora un fiume preistorico.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 9 Luglio 2014

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