Cultura e Spettacoli

Duecento candeline da spegnere

Chi ne abbia curiosità potrà notare sul fabbricato d’angolo tra i Corsi Cavour e Vittorio Emanuele II una targa che ricorda quando, il 25 aprile 1813, in quel punto Gioacchino Murat pose la prima pietra di Bari Nuova. Manca poco più di un anno al bicentenario e solo ora ci si ricorda di rimboccarsi le maniche per non mancare l’irrièpetibile appuntamento. Qualche giorno fa un protocollo d’intesa è stato siglato tra il Comune di Bari e l’associazione culturale Murattiano. Si parla di appuntamenti mensili incentrati su varie tematiche a cominciare dall’importanza strategica del nostro Ateneo che si terrà venerdì 24 febbraio nell’ex Palazzo delle Poste. Non è un po’ tardi? Il rischio è celebrazioni in tono minore, raffazzonate. Dodici anni fa, bicentenario della morte di Piccinni, non fu proprio un florilegio di iniziative. Il 3 dicembre dello scorso anno ricorreva il centenario della nascita di Nino Rota, che della massima istituzione musicale cittadina fu prima docente e, più a lungo, Direttore. Ma nella circostanza Bari si è manifestata distratta facendo passare sotto silenzio la ricorrenza, salvo qualche (doveroso) evento in Conservatorio. La percezione a livello di grandi poltrone è quella di un peso, di un incomodo, di un dovere da assolvere per liberarsi delle paturnie da parte degli immancabili nostalgici e campanilisti e finalmente tornare ad occuparsi di ‘cose ben più serie’. Non siamo qui ad invocare l’enfasi tronfia dei Giochi del Mediterraneo (che dietro si lasciarono tanta scia di veleni) o altre smargiassate tipo la Festa del Mare diretta da Valerio Festi, bensì un segno forte, testimonianza a livello istituzionale di un’attenzione più concreta verso questa città e che perciò proiettato al di là di furbe parate e del bieco interesse di partito. Considerando il ritardo (e anche la povertà d’idee) con cui si sta mettendo in moto la macchina di questa celebrazione, viene da ridere al ricordo di quando tre anni fa spiriti ameni osarono candidare Bari per le Olimpiadi del 2020. E allora, cosa ci aspetta l’anno prossimo, il solito fumo negli occhi a paravento di storici e irrisolti problemi? Parlavamo prima di ‘segno forte’. Un sogno grande sarebbe stato la risoluzione del problema Ferrovia. Un sogno piccolo, invece, l’inaugurazione del parco Fibronit, del Lungomare di Fesca San Girolamo, del tratto di metrò S.Paolo-Ceglie del Campo…. (la lista potrebbe essere lunga). Più che un prevedibile, sbadiglioso pacchetto di mostre-conferenze-dibattiti-convegni con contorno di fuochi pirotecnici, concerti e deposizioni di corone d’alloro non sappiamo immaginare.
Italo Interesse


Pubblicato il 11 Febbraio 2012

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