Cronaca

Eataly, sulla graticola i dipendenti per la contrazione delle vendite

Morde sempre più pericolosamente la crisi ai tempi della pandemia da Covid/19 a Bari; s’è svolto e concluso ieri mattina l’incontro tra i rappresentanti della società “Eataly” e le organizzazioni sindacali, per discutere della situazione del punto vendita della Fiera del Levante. Una vertenza che si trascina tra alti e bassi, tra speranze e illusioni spesso spente sul nascere da diversi mesi. “L’azienda – spiega Marco Dell’Anna, segretario Uil/TuCS – ha fatto sapere che, in ragione delle restrizioni determinate dalle misure governative di contrasto alla pandemia e dell’andamento negativo nel periodo pre-Covid, sta valutando complessivamente la sostenibilità dell’investimento sul negozio di Bari. Il punto vendita della Fiera del Levante, quindi, rientrerà nel perimetro di negozi per i quali Eataly avvierà richiesta per l’ulteriore periodo di ventotto settimane di fondo d’integrazione salariale previsto dal decreto sostegni”. E così va avanti una vertenza che, come detto, si riconferma assai complicata, tanto che i rappresentanti dei lavoratori sono tornati a chiedere chiarezza e trasparenza ai vertici aziendali. <<Caratteristiche finora non pervenute, come pure non pervenuti sono i dati certi sull’andamento economico del punto vendita. Ad oggi, infatti – prosegue Dell’Anna – Eataly non è stata in grado di comunicare alcuna data di riapertura del negozio, posizione che desta forte preoccupazione per la tenuta dei livelli occupazionali>>. Le parti, in ogni caso, hanno deciso di sottoscrivere un patto di non belligeranza almeno fino alla Santa Pasqua, una tregua per garantire un po’ di serenità ai quaranta dipendenti del mega-negozio all’interno della Fiera. Società, parti sociali e sindacati si sono aggiornati tutti attorno al tavolo delle trattative al prossimo 6 aprile e per quella data  si spera di conoscere “numeri e prospettive più precise: quando in ballo c’è il futuro di ben quaranta lavoratori e lavoratrici con i rispettivi nuclei famigliari, specie in questo drammatico momento storico. “Non si può rimanere vaghi o, ancora peggio, evasivi, ma quanto più concreti possibile in una vertenza che si trascina da troppo tempo senza contorni precisi”, incalza il rappresentante Uil. Una vertenza lunga e complessa, dunque, visto che già due anni fa nel corso della stessa vertenza causata da una contrazione delle vendite anche allora abbastanza pesante e complicata da sostenere, fu sottoscritto un accordo che limitava i licenziamenti esclusivamente alle unità lavorative che, attraverso un incentivo riconosciuto dall’azienda (per i più anziani si arriva ad almeno ventuno mensilità), avevano manifestato la disponibilità ad accettare. A marzo 2019 non c’era ancora la pandemia, ma erano le critiche condizioni di sostenibilità economica del colosso agroalimentare a causare perdite insostenibili nel bilancio. Perdite che hanno minato alla base le possibilità di sviluppo per il punto vendita del capoluogo, sorto per rilanciare un ‘brand’ che nel Mezzogiorno non aveva riscosso grandi consensi. Di conseguenza la società di Farinetti, oltre a ridurre la superficie trasferendo l’intera attività al piano rialzato, abbandonando il piano terra (da 8mila a 4mila mq) aveva avviato una procedura di licenziamento collettivo che poi, alla fine, ha avuto sbocchi meno traumatici del previsto. Un accordo che, con l’esodo incentivato, ha consentito di evitare licenziamenti coattivi, ma senza riuscire a tutelare, in prospettiva, il mantenimento dei livelli occupazionali, anche se proprio ieri ‘Eataly’ ha confermato la propria volontà di non abbandonare il territorio. Per vedere fino a che punto si tratta di frasi di circostanza o effettiva volontà di preservare i posti di lavoro di quaranta famiglie baresi, lo si vedrà tra meno di due settimane. (fradema)


Pubblicato il 26 Marzo 2021

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