Cultura e Spettacoli

Eleganza delle navi bianche

Alcuni esteti dell’architettura navale pretendono di dare dell’elegante anche alle unità militari. Una cosa discutibile. Può conferire fascino un arsenale di armi in bella vista? Persino gli incrociatori ausiliari impiegati durante l’ultima guerra, comuni mercantili adattati alla guerra, solo per il fatto di sfoggiare un paio di cannoni e qualche mitragliatrice smarrivano la grazia pacifica che ispirano tutti i bastimenti da carico per svelarsi disarmonici e patetici. Ma se proprio si vuole parlare di navi militari dalla linea ‘slanciata’, ‘proporzionata’ o comunque ‘accattivante’, ebbene l’unica eccezione che si può fare è per le navi ospedale. Le navi ospedale sono ospedali galleggianti pensati per operare in prossimità delle zone di guerra. Nel corso della seconda guerra mondiale la Regia Marina armò diciotto navi ospedale, trasformando ad hoc piroscafi e mercantili (ben dodici di queste unità – intoccabili stando ala Convenzione di Ginevra – vennero affondate dai britannici). L’intervento in questi casi interessava solo gli spazi interni, che venivano rimodulati per ricavare corsie, sale operatorie, servizi igienici, alloggi e magazzini. Esteriormente restava tutto com’era, salvo la ritinteggiatura bianca solcata da una strisca verde interrotta da vistose croci rosse, presenti anche sui fumaioli. Questi elementi cromatici conferivano alla nave un carattere ‘nobile’, anche tenero, che riusciva a ingentilire persino qualche goffaggine del disegno. Pur inquadrate nel naviglio militare, le navi ospedale, dette anche ‘navi bianche’, potevano dirsi ‘eleganti’. L’immagine scelta a corredo di queste righe esemplifica tale concetto. Essa ritrae la Regia Nave Gradisca nelle acque di Bari. La presenza della Gradisca nella acque del capoluogo pugliese si spiega col fatto che questa unità operò nel basso Adriatico e nello Ionio, motivo per il quale sue basi operative furono i tre maggiori porti pugliesi : Bari, Brindisi e Taranto. Era una nave imponente. Varata a Glasgow nel 1913 e battezzata Geiria,  entrò in servizio per una compagni olandese come piroscafo passeggeri. Stazzava 14mila tonnellate, poteva trasportare sino 1520 passeggeri alla notevole velocità di 17,5 nodi. Acquistata nel 1935 dalla Società Anonima di Navigazione Lloyd Triestino e ribattezzata Gradisca, la nave venne requisita dalla Regia Marina alla vigilia della guerra e riconvertita in nave ospedale con una capacità di 760 posti letto. Entrò in servizio ad agosto 1940. L’aspettavano 77 missioni, per un trasporto di complessivi 15.662 tra feriti e naufraghi e 43.676 malati. A guerra finita venne restituita agli armatori, ma il 2 maggio 1945 s’incagliò nei pressi dell’isolotto di Gaudo. L’incaglio provocò gravi danni. Prima che arrivassero soccorsi, sopraggiunse una violenta burrasca. Le paratie non resistettero e l’allagamento si estese alla sala macchina e ai locai caldaie. Giudicata troppo danneggiata per una sua riparazione, la Gradisca venne recuperata solo per essere demolita, cosa che avvenne tra il 1949 e il 1950.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 15 Giugno 2019

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