Cultura e Spettacoli

Elogio della fuga nell’”altrove”

Il mio Scritto di oggi Trae la sua Scaturigine da una richiesta, pervenutaMI per e –mail, di un mio ex Discepolo di …… (..) e da un ottimo Articolo di Italo Interesse, Pubblicato su: www.quotidianodibari.it, sabato, 14 – 6 – 2014. Ebbene, il mio ex Discepolo, MI Pregava di Scrivere un Elzeviro a Commento della notizia, ripresa da giornali e televisioni, di un padre di bitonto che, per seguire il figlio autistico, aveva abbandonato il lavoro, s’era laureato in ”Scienze della formazione primaria” e, ora, come “tutor”, MI Pare, siede accanto al figlio in un ‘aula del liceo scientifico di bitonto. Sempre, lo stesso mio ex Discepolo comparava l’abnegazione nei confronti del figlio del padre di bitonto a quella (di cui MI sono Occupato in un altro mio Elzeviro) da un padre cinese testimoniata che, per permettere al figlio disabile di frequentare la propria scuola, ogni giorno percorre diversi chilometri a piedi con il  “pargolo”o il “fantolino” sulle spalle. Il mio ex Discepolo, oggi valente e affermato Avvocato, MI esternava di vergognarSi, MI Pare di aver Capito, di non essere all’altezza di accodarsi, come padre, agli osannati (coristicamente, aggiungo IO) esempi di amore paterno. Italo Interesse nel suo Articolo “Verso le stelle, in fuga dagli affanni del presente”, elabora una sorta di elenco delle modalità di fuga ”dall’  overdose da informazione…, attesa la preponderanza delle notizie cattive su quelle buone”. Allora: ”… chi scappa dai media per cercare scampo nella virtualità”; chi cerca la fuga ”nella grande lezione della Storia, oppure nella Filosofia, nella Religione…Altri si depurano dagli affanni del vivere, fuggendo con lo sguardo oltre la terra”. A questo punto il buon Italo, “tomo, tomo, cacchio, cacchio”, avrebbe Proclamato il Divino Totò, a buon diritto, SI fa mèntore ai suoi Lettori della “Filosofia del lontano” Articolata da Luigi Pirandello, prima nella Novella “Pallottoline!”, poi nella Novella ”La tragedia d’ un Personaggio”. In cosa consista codesta “Filosofia del lontano”è presto Detto! Alla base di Essa c’è il rigetto (“u scitt”, icasticamente, nello splendido Dialetto di bitonto, l’unico vanto di codesto malnato paesone, le cui nuove generazioni non Lo parlano, né Lo intendono, da Esso, malamente, distratti, allontanati dalla mefitica sottocultura piccolo – borghese dei loro maggiori che, erroneamente, a dir poco, ritengono di diseducare la figliolanza se dovessero tollerare che essa si esprima in una Lingua impostata sui nobili Dettami della più fine Retorica e Dotata di Lemmi che, pur dopo millenni, Conservano consistenti Tracce delle Lingue Classiche, oltre agli apporti linguistici dei popoli che hanno avuto dimestichezza, talvolta, tragica con il territorio bitontino) della vita sociale e delle “forme” in cui essa si manifesta, si organizza, che all’uomo impone: istituti, ruoli, soprattutto. L’istituto che più ”sta sulle balle” di Pirandello è la “famiglia” che dal potere, piazzato nelle istituzioni più alte della organizzazione sociale, ha avuto, continua ad avere, ognora, avrà la delega a imporre una “maschera” ai  componenti di essa, epifania del ruolo che essi saranno costretti a interpretare all’esterno di essa. A questo proposito MI viene in mente una favoletta che molto bene si acconcia a esemplificare tutto lo Sfondo Ideologico dell’Augusto Girgentino. C’era una volta un re che assegnò a un gruppo di Saggi di riassumere dai Libri in dotazione della biblioteca nella casa regale l’Essenza della Saggezza, punto di riferimento del Vivere, Eticamente. I Saggi Si misero di lena al lavoro e, incitati, sollecitati dal re, che sentiva vicina la sua Fine, da migliaia di Libri estrapolarono la seguente Massima che, a prima vista, potrebbe sembrare deludente, banale, perfino, invece, nella sua ovvia Semplicità contiene un severo ammonimento a chi non vuol essere solo un “animal”: “Vivi da Uomo”. “Da Uomo” il re non era, giammai, vissuto: era vissuto da maschio, da bambino, da principe ereditario, da marito, da padre, da re, da despota, magari, ma, giammai, “da Uomo”, cioè s’era, pirandellianamente, adattato a fingere, facendosi imporre una “maschera”, che interrompe il “flusso vitalistico”, il “perpetuo movimento” della vita, inteso come eterno divenire, incessante trasformazione da uno stato all’altro. La maggioranza degli uomini, purtroppo, interrompono questo flusso, si fanno intrappolare in un ruolo, in una “forma”, in una “maschera” e, Parafrasando Ungaretti, vivendo scontano la loro morte, mentre, continuando a far parte del “flusso vitale”, sarebbero imperituri, eterni. O, se saranno per qualche tempo ricordati, lo saranno imprigionati nella “forma”, nella “maschera” che hanno, da vivi, accettato di indossare su ordine della società, per continuare, obbedienti, ad avere legami con essa. E’ la medesima tragedia del dottor Fileno, protagonista della Novella di Pirandello, “La tragedia d’un Personaggio”, che lamenta di vivere in eterno incluso nella trappola formale ove l’ha abbandonato il suo Autore. Ma è possibile evadere, fuggire dalla trappola esistenziale che la società tende a ciascun individuo ?  Per Pirandello la risposta è sì, a patto che si fugga nell’ ”Irrazionale” Fantastico, nell’ Immaginazione che ci Eleva in un “Altrove” o ci Inabissa nella Follia ove, lontani dalla vita, ci è permesso Isolarci, guardando lo scorrere della vita, organizzata dalla società, dall’esterno. Ecco, l’astronomo Jacopo Maraventano, Protagonista della Novella di Pirandello: ”Pallottoline!”, che Vive l’assoluta, siderale Distanza da tutto; ormai, fuori dalla vita: la guarda, semplicemente, senza viverla; ne è critico osservatore dall’alto del monte Cavo, dov’è situato il suo “osservatorio”; per l’acutezza, l’originalità, l’unicità delle sue osservazioni si è autoescluso dall’esistenza comune, dal coro, è un forestiere della vita, lontano da tutto, lontano, principalmente, da se stesso; anch’Egli, purtroppo, “formato” dalla società, secondo i “disvalori” che fanno, pesantemente, capolino nella vita dei suoi simili. Quantomeno, Egli, a differenza degli altri, è consapevole, lasciandosi “distrarre dalla fantasia, rapire da ogni frase (dei Libri che Studiava) per le infinite plaghe dello spazio, da cui non sapeva discendere più, come la moglie avrebbe desiderato”, che la Terra è una molecola solare, ”addirittura invisibile fuori dal sistema planetario, cioè di questo punto microscopico dello spazio cosmico”; che il sole è ”una stellina in mezzo alle altre stelle”; che i nostri grandi pianeti, situati a indicibile distanza dallo sguardo umano, se esso, per ipotesi, si posasse su di essi dalle altezze indicibili di tanti altri astri, si trasformerebbero in pallottoline e  di lassù della Terra ”non se ne sospetterebbe nemmeno l’esistenza”; che  ”l’uomo, questo verme che c’è e non c’è, quando crede di ragionare è…il più stupido fra le trecentomila specie di animali che popolano il globo terraqueo…”; che “questo medesimo animale uomo pretende di dare un dio, il suo Dio a tutto l’universo!”, per paura, nato “dalla paura di questo niente che si chiama uomo”. Ciò Detto, la e – mail del mio ex Discepolo, indirizzata al suo Maestro, Nepotino, da sempre, di Pirandello (Egli era al corrente della mia Affinità Elettiva con l’Immenso Siculo) avrebbe potuto, forse, commuoverMI col raccontino di odore deamicisiano del papino in classe con il suo piccolo, diversamente, abile ? A parte il fatto che non MI sono mai capacitato che la stronzaggine dell’uomo onori le famiglie di sangue, cosiddette (ove l’unico legame è il “dna” che rende i loro, non di rado, mafiosamente,  affiliati, istintivamente, non sempre, affettivamente, legati, tanto è vero che Pirandello stigmatizza l’ambiente famigliare come opprimente, pieno di tensioni segrete, odi, rancori, ipocrisie, menzogne), e non la interiminata Famiglia composta dai miliardi di “pulviscoli infinitesimali” che, pirandellianamente, sarebbero gli uomini. Se tutti gli uomini si convincessero che la morte di un solo uomo sulla Terra è un po’ la morte di ciascuno dei sette miliardi di uomini che, presuntivamente, oggi vivono sulla Terra, non ci sarebbero più guerre, più fatti di sangue, più sfruttamento dell’uomo sull’uomo, più accaparramento delle risorse, delle ricchezze naturali da parte di minoranze armate a scapito di maggioranze inermi. E non ci sarebbero più papini, per i quali il mio ex Discepolo va in brodo di giuggiole, pronti a qualsiasi sacrificio, anche estremo, come i tori, esclusivamente, per i propri nati, ma Uomini, in qualsiasi parte del pianeta, anche lontana, legati da fraterna, irredimibile Solidarietà. Ho, testè, Detto: la morte di un solo uomo è anche la morte di ciascuno di noi: sì, perché ognuno di noi assume significati, valore, importanza, vita  diversi a seconda delle percezioni altrui che gravitano, dialetticamente, su ognuno di noi. Per cui, se, mentre sto Scrivendo, a migliaia di chilometri di distanza da ME, Qualcuno muore, è come se una parte di ME con quel Qualcuno muore, ché svanisce la possibilità che emerga da ME un’ Esistenza, una Vita irripetibili, singolari, uniche in conseguenza della dialettica irripetibilità, singolarità, unicità della percezione di chi non c’è più che in qualsiasi momento, anche senza accorgerMEne, avrebbe potuto donarMI un Valore che IO non avrei mai sospettato di possedere in ME. Noi ominicchi, gli uni contro gli altri, ferocemente, armati, siamo i soli esseri viventi sulla zolletta di Terra, “nudd, mscat a nudd” (Direbbe il mio Amico Mimmo Rossiello) nella inenarrabile, maestosa grandezza dell’Universo, ”tamen” di  inconoscibile finitudine o infinitudine ? Allora, nel dubbio è Utopia, è Pazzia trasferirci nell’”Altrove” e Immaginare i 7 miliardi di Uomini prenderSi per mano e formare un’ Unica Solitudine all’interno della quale ci siano Fratelli intenti a Trascendere la loro “animalità”, a Coltivare la Vocazione a Inseguire la Verità, con cuore, come Baudelaire Detta, messo a nudo, che è ciò che meglio Consola del vivere, della paura, dell’angoscia del vivere in un mare d’ignoto e del morire in esso ?

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

pietroaretino38@alice.it                

 


Pubblicato il 17 Giugno 2014

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