Cronaca

Emiliano forse già pensa di poter scalzare Renzi…

Che il governatore appena eletto, Michele Emiliano, avrebbe utilizzato la Puglia come trampolino di lancio per scalare il suo partito, il Pd, ma soprattutto per lanciarsi in una partita politica di rilievo nazionale, non è una sorpresa, né una novità dell’ultimo minuto. Infatti, chi da Roma nel suo partito forse pensava che Michele il “gladiatore” amasse così tanto la sua regione da voler succedere a Nichi Vendola (Sel) già nel 2010, dopo che nel 2009 era stato appena riconfermato alla guida del Comune di Bari, si era sicuramente illuso che la vera aspirazione dell’ex pm antimafia barese fosse  solo quella di amministrare la sua regione per un paio di lustri, per poi pensare ad un quasi naturale approdo nei Palazzi romani del potere. In realtà, l’ex primo cittadino di Bari già nel 2010 aveva intuito che il vuoto di leadership politica che si andava profilando nel centrosinistra a livello centrale gli avrebbe spalancato le porte non tanto all’Ente di via Capruzzi, ma di ben altre Istituzioni governative nazionali. Ed è per questo che Emiliano, come si ricorderà, già dal novembre del 2009 voleva essere riconfermato alla segreteria del Pd pugliese, rimangiandosi clamorosamente la promessa pubblica del precedente mese di febbraio, quando aveva dichiarato che se fosse stato riconfermato sindaco di Bari avrebbe abbandonato la guida regionale del Pd. Infatti, la tentata riconferma alla segreteria del Pd pugliese (cosa non riuscitagli, perché – come è noto – le primarie le vinse Sergio Blasi) gli sarebbe servita a scalzare già allora Vendola dalla poltrona più alta della Regione, per poter subito dopo lanciarsi in quello che sin dall’epoca era uno scenario politico da riempire nel centrosinistra, per creare un contraltare all’unica vera figura carismatica presente in quel momento nel quadro politico nazionale, che era il presidente del Consiglio dei Ministri in carica di centrodestra, Silvio Berlusconi. Un’intuizione, quella di Emiliano, che anche il governatore pugliese di allora, Vendola per l’appunto, aveva avuto, tanto che anche quest’ultimo tentò, tra la fine del 2010 e gli inizi del 2011, di sfruttare la Puglia come trampolino di lancio per imporsi come figura carismatica della coalizione di centrosinistra sul piano nazionale. Operazione, questa, poi non riuscita a Vendola, sia perché espressione di un partito della coalizione troppo piccolo, sia soprattutto perché figura del centrosinistra troppo radicale. Quindi, dopo aver ricordato tali precedenti vicende politiche pugliesi, non si può certo immaginare che Emiliano, dopo aver atteso 5 anni per succedere a Vendola, possa di colpo, ora, aver abbandonato l’idea di una possibile repentina scalata nazionale del proprio partito e della coalizione di cui esso fa parte. A maggior ragione se si considera che le situazioni nazionali contingenti, sia interna del Pd che esterna del Governo guidato dal segretario di quel partito, Matteo Renzi, non sono di certo tranquille. Infatti, il neo governatore pugliese non ha perso tempo per dimostrare che la Regione Puglia, con lui alla guida, è una “repubblica a se”, come suole dirsi nel gergo politichese. Una “repubblica autonoma” dai vertici romani del partito del governatore, che si ricorda di “collegialità e coesione” quando si tratta di far fronte comune per i voti necessari a vincere, mentre rivendica piena “autonomia” decisionale quando si tratta di definire linea politica, assetti e distribuzione degli incarichi. Infatti, la missione dei parlamentari pugliesi venuti in pellegrinaggio a Bari, per  chiede al governatore Emiliano di gestire la Regione in sintonia con tutte le anime del Pd e, soprattutto, in armonia con il Governo nazionale a trazione Renzi, si è conclusa in modo quasi comico per i propositi a cui mirava. “A Roma la situazione è diversa” ha fatto subito presente il governatore pugliese ai ‘missionari’ del suo partito. E, poi, ha pure chiarito: “Io qui non ho in mente un governo da muro contro muro. E non c’è nulla di strano, visto in maggioranza c’è un partito (ndr – quello di Vendola e Dario Stefano) che a Roma è all’opposizione”. Ma il colpo politico maggiore per la delegazione dei parlamentari pugliesi del Pd “venuti in pace ed amore”,  a detta di Francesco Boccia, a chiede almeno garanzie su alcuni punti, è stato sicuramente quello di sentirsi dire da Emiliano: “Non ci sono né renziani, né dalemiani che io riconosca”. E l’unico punto che pare sia stato accolto dal neo governatore è che presto si dimetterà dalla carica di segretario regionale del Pd, perché statutariamente incompatibile. Però, il nuovo segretario sarà scelto con le primarie e non è affatto escluso che Emiliano farà in modo che sia lui a decidere chi le vincerà. Insomma, come dire che in Puglia Emiliano andrà avanti come un treno non soltanto nella linee di governo della Regione, ma anche in quelle di gestione del suo partito. Altro che missione “di pace e amore”. Qui, infatti, il barese Emiliano il gioco della “primiera” con le carte napoletane lo conosce molto bene: “Chi vice fa da padrone e sotto”. E Renzi ed i suoi emissari pugliesi che forse non lo conoscevano affatto.    

Giuseppe Palella


Pubblicato il 15 Luglio 2015

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio