Cronaca

Emiliano smaschera la “Puglia migliore” di Vendola: sul caporalato non ha fatto nulla

Il neo presidente della Regione, Michele Emiliano (Pd), parlando di caporalato e sfruttamento dei lavoratori in Agricoltura, mette il dito nella piaga pugliese del lavoro nero e sottopagato, assestando un duro colpo al suo predecessore, Nichi Vendola (Sel), che della lotta al caporalato ne aveva fatto una delle maggiori bandiere dei suoi dieci anni di governo della Puglia. “Quello prima di me non ha fatto nulla” ha dichiarato l’ex Primo cittadino di Bari, rispondendo alle domande di un giornalista del “Fatto Quotidiano” che lo ha intervistato sul tema delle baraccopoli e del caporalato pugliese. E, continuando, ha aggiunto: “La lotta allo sfruttamento dei braccianti  era uno degli impegni e dei vanti della giunta che mi ha preceduto. Io sono presidente della Regione da poco più di un mese”. E ancora: “Nella vulgata del centrosinistra pugliese quello dello sfruttamento agricolo era stato raccontato come uno dei problemi risolti. Forse sono stato un po’ ingenuo a credere a questa rappresentazione. Ci troviamo improvvisamente di fronte ad una realtà che sembra quella di 20 o 30 anni fa”. Ed è forse un caso se, dopo che Emiliano, qualche giorno fa, si è lasciato andare a giudizi così pesanti sulla situazione del bracciantato agricolo pugliese, il senatore salentino di Sel, Dario Stefano, ha presentato oggi (ndr – ieri per chi legge) a Bari, nella sede della Regione, una proposta per l’istituzione di una Commissione d’inchiesta parlamentare sullo sfruttamento e l’impiego di manodopera italiana e straniera nel settore, agricolo, edile, manifatturiero e dell’autotrasporto in Italia. “In passato – ha dichiarato Stefano in conferenza stampa –  il Senato si è già occupato del caporalato di ambito prettamente agricolo e legato geograficamente al Mezzogiorno d’Italia, ma la necessità di istituire la Commissione d’inchiesta nasce dall’esigenza di affrontare un fenomeno che negli ultimi vent’anni è profondamente mutato  tanto da esprimersi anche in forme così evolute da essere difficilmente riconducibili al caporalato tradizionale, limitando di fatto l’azione per una loro sanzione e persecuzione”. Però, ha rilevato inoltre il senatore pugliese vendoliano, “se in passato il caporalato si estrinsecava essenzialmente nello sfruttamento del lavoro femminile, assegnando una quota molto marginale alla presenza extracomunitaria, da tempo ormai non è più così”, spiegando che: “I crescenti movimenti migratori provenienti dall’Africa, dalla Penisola balcanica, dall’Europa orientale e dall’Asia hanno sensibilmente arricchito la platea dei soggetti che possono essere coinvolti nelle maglie di tale sfruttamento. Tradizionalmente il caporalato si caratterizzava per essere quasi esclusivamente legato al settore agricolo ed edilizio, oggi però le nuove formule occupazionali, declinate secondo criteri di iper-flessibilità e in linea con un mercato del lavoro sempre più destrutturato, contribuiscono in alcuni ambiti ad introdurre in maniera surrettizia nuove fattispecie di questo tipo di sfruttamento”. “Una mutazione genetica – ha proseguito Stefano – dove l’elemento costante, associato allo sfruttamento del lavoratore, sembra rimanere l’interesse della criminalità, oltre che di nuove forme di illiceità, a volte anche mitigate, come il cosiddetto ‘lavoro grigio’, dove aziende soprattutto del tessile abbigliamento rilasciano buste paghe a norma di contratto, ma  con  meno giornate denunciate rispetto a quelle effettivamente lavorate, realizzando in tal modo una evasione contributiva e fiscale e un danno economico e morale per il lavoratore”. In fine, Stefano ha concluso, pensando probabilmente di spezzare una lancia a favore del leader di Sel, Vendola per l’appunto, che su questo tema appena qualche giorno fa è stato pesantemente criticato dal suo successore alla Regione, ed affermando: “Ciò che è stato fatto sinora evidentemente non è sufficiente a debellare quella che resta una forma di schiavitù. Ecco perché ritengo occorra attrezzarsi adeguatamente per un necessario approfondimento, al fine di assumere ancora più efficaci iniziative di contrasto”. Infatti, la premessa da cui il senatore Stefano è partito nella presentazione della proposta di istituzione della Commissione d’inchiesta parlamentare di cui è firmatario è stata: “La mia terra continua a macchiarsi della morte, ingiusta e insopportabile, dei braccianti stroncati da condizioni di lavoro massacranti e insostenibili, ecco perché sono oggi qui a Bari. Alle Forze dell’ordine e alla Magistratura il compito di fare chiarezza su quello che è accaduto nelle nostre campagne, ma la piaga del caporalato è viva e vegeta e non possiamo stare a guardare”. In definitiva, il senatore pugliese di Sel pur non condividendo, quasi sicuramente, il giudizio critico di Emiliano sul lavoro non fatto dall’amministrazione Vendola per prevenire e contrastare il dilagare in Puglia di baraccopoli e caporali, non può fare a meno di riconoscere che nella nostra regione la piaga dello sfruttamento dei lavoratori agricoli raggiunge spesso livelli di intollerabilità. E dire che appena qualche mese fa, prima delle regionali dello scorso fine maggio, le parole di Emiliano su Vendola erano solo di elogi, al punto da far commuovere l’ex governatore pugliese durante una manifestazione elettorale congiunta. Ma da quando Emiliano siede sulla poltrona lasciata libera da Vendola la musica è cambiata. Ed è, chiaramente, tutta un’altra musica. Come si evince dalle parole del neo governatore pugliese su questo tema. E siamo ancora soltanto agli inizi del ‘dopo Vendola’ e della nuova ‘era Emiliano’ alla Regione.

 

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 11 Agosto 2015

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