Cronaca

“Far tornare in servizio il personale sanitario non vaccinato non è rischioso”

 

“In un Paese democratico si rispettano le leggi del Parlamento e del potere centrale. Far tornare in questo momento in servizio il personale sanitario non vaccinato non è rischioso”: lo dice in questa intervista al Quotidiano il dottor Filippo Anelli, Presidente Nazionale dell’Ordine del Medici.

Dottor Anelli, che cosa pensa del rientro in servizio nelle corsie del personale no vax?

“Viviamo in un Paese democratico e per questo bisogna rispettare disciplinatamente le regole centrali. E’ il Governo che in scienza e coscienza decide i livelli della pericolosità e deve adottare delle scelte chiare. Certamente i medici sarebbero felici che tutti fossero vaccinati, è un auspicio, ma non possiamo imporre nulla in quanto dobbiamo rimetterci al potere centrale che decide. Lo ripeto, siamo in uno Stato democratico in cui opera un saggio bilanciamento tra i diritti dei singoli individui e quelli della collettività. Oggi la situazione è cambiata rispetto a prima e per questo il governo propone al Parlamento l’adozione di un atto che ripristini il corretto funzionamento dell’art. 32 della Costituzione”.

Ma che pensa della posizione assunta dalla Regione Puglia?

“Senta, a me da medico e tecnico della materia le cose politiche interessano poco. Riconosco che la normativa regionale andava molto bene nel periodo in cui è stata emanata e noi stessi medici la invocavamo. Evidentemente per chi ci governa a livello nazionale la situazione è mutata in senso diverso e favorevole e a questa dobbiamo rimetterci”.

Veniamo al problema liste di attesa bibliche in Puglia, sia per le visite mediche che per gli esami clinici o diagnostici. Come la mettiamo?

“Credo che i problemi siano sostanzialmente due. Il primo è la mancanza dei medici, sono pochi nelle strutture pubbliche. Il secondo è la carenza di fondi e di soldi, ovvero mancano le risorse. Non possiamo pretendere dai medici maggiori ore di lavoro senza adeguata retribuzione e gratificazione economica”.

Corriamo il rischio di una sanità per ricchi, cioè chi ha denaro può andare subito dal privato (pagando) e chi invece è indigente deve attendere tempi lunghi e spesso persino dannosi?

“Siamo già in una situazione del genere e ritengo che se non intervengono bruschi e rapidi cambiamenti nel giro di due anni il Servizio Sanitario Nazionale rischia il collasso e la perdita della sua funzione. Di questo passo troveremo molta difficoltà a reperire i medici di famiglia. In questo modo non solo non avremo la prestazione, ma neanche la prescrizione”.

Che fare?

“Bisogna chiederlo al governo e alla classe politica ricordando che la salute del cittadino è un diritto soggettivo primario che merita assoluta tutela. In sintesi i problemi sono tre: il primo la carenza dei medici, il secondo il budget, oggi molto limitato, il terzo è di natura organizzativa. Se non si interviene e rapidamente il rischio che il servizio sanitario nazionale possa collassare e persino chiudere bottega nel giro di due anni è molto, ma molto elevato e concreto”.

BV


Pubblicato il 10 Novembre 2022

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