Cultura e Spettacoli

Felice e Pulcinella: il braccio di ferro

Il più celebre Pulcinella della storia del teatro partenopeo è stato lui,  Antonio Petito (Napoli, 22 giugno 1822 – 24 marzo 1876). Oltre che raffinato interprete, Petito fu anche drammaturgo, benché semianalfabeta, motivo per il quale le sue opere furono revisionate da altri (Giacomo Marulli in primis). Più che di opere, si dovrebbe parlare di canovacci, dai quali in seguito in tanti hanno attinto riuscendo a far per passare per propri spunti che in realtà erano di Petito. Non fosse stato per Raffaele Viviani che a metà Novecento si dedicò alla riscoperta e al rilancio di questo autore, oggi a Petito non sarebbe attribuito neanche un titolo. Ugualmente, resta il dubbio se la tale o la tal’altra commedia fu effettivamente scritta o meno da Antonio Petito. Ad esempio, un’opera come ‘Le statue mobili’ è solo ‘attribuita’ a Petito. Se poi  quel testo è anche adattato, è giusto presentarlo come  : ‘da’ Petito. E’ quanto fa Lello Serao che firma la messa in scena di questa farsa affidata alla compagnia Teatri Associati di Napoli / Le nuvole. Lo spettacolo è stato in cartellone al Nuovo Abeliano nell’ultimo fine settimana nell’ambito della rassegna Actor. Ben meritati applausi per Nunzia Schiano, Ciro Esposito, Daniela Aloia, Raffaele Parisi, Niko Mucci, Biagio Musella e Ciro Pellegrino. Un cast comme-il-faut e ben diretto, condizioni essenziali per illustrare la comicità ‘arcaica’ dei giorni di Petito. Una comicità che oggi potremmo giudicare esagerata e che invece si giustifica per il fatto di rappresentare il trait d’union fra commedia dell’arte e teatro codificato (il teatro di Scarpetta a Mezzogiorno, il teatro di Goldoni a nord, ma con anticipo). Quello di Petito, perciò, è stato definito ‘teatro di mutazione’. ‘Le statue movibili’ esemplifica questo concetto. Vi si assiste infatti ad un braccio di ferro fra Pulcinella e Don Felice Sciosciammocca che si protrae per tutto lo spettacolo senza che un personaggio  prevalga sull’altro. Entrambi si contendono la scena, ma chi è il protagonista? Mezzo secolo prima non ci sarebbero stati dubbi, toccando la palma della vittoria al servo scaltro e opportunista. Già cinquant’anni dopo, però, Don Felice si sarebbe preso la sua vendetta, diciamo così, ergendosi a elemento nevralgico dell’intreccio e relegando la maschera di Pulcinella a elemento di contorno, a emblema di una tradizione ormai messa a margine. Al buon lavoro di Serao e compagni, col quale si è chiusa la stagione del Nuovo Abeliano, hanno contribuito gli allievi del corso di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Napoli su progetto di Martina Pagano, diretti dal Prof. Tonino Di Ronza ; realizzazione costumi : CTN75 di Vincenzo Canzanella ; Musiche di Niko Mucci e Luca Toller ; costumi di Annamaria Morelli.

Italo Interesse


Pubblicato il 4 Maggio 2016

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