Cultura e Spettacoli

Forse il Sergente sopravvisse

Pasquale Romano da Gioia del Colle, detto il Sergente, comandante della più temibile formazione di Insorti che (dopo quella di Crocco) fece resistenza alle forze del neonato Regno d’Italia, cadde in combattimento il 5 gennaio 1863 nel bosco di Vallata, nel territorio di Gioia del Colle, dove era nato. Nel suo ‘Il Sergente Romano’, Antonio Lucarelli annota : “Ho sentito altresì raccontare, con molta fondatezza di vero, che i nazionali vittoriosi legarono sulla groppa di un asino il cadavere (del Romano – n.d.r.)  ed entrarono in Gioia tra le acclamazioni dei loro amici, che copersero di ludibrio il corpo esanime ; e si aggiunge pure, a tal proposito, che il corteo con la macabra cavalcatura percorse la via Candelora passando sotto i balconi di casa Romano, donde partivano i gemiti delle sorelle e della madre del disgraziato Sergente”. Oscar De Poli, inviato de La Gazette de France (le vicende della resistenza armata nel Mezzogiorno d’Italia erano molto seguite all’estero), scrive : “… il Sergente era stato sciabolato, ridotto a brani sulla via di Mottola dalla cavalleria piemontese. A Gioia… un vecchio contadino m’indicò il luogo dove i vincitori esposero con orgoglio per otto giorni il cadavere fatto a pezzi. Tutti gli abitanti del paese vollero contemplare un’ultima volta gli avanzi irriconoscibili dell’eroico brigante ; si andava là come ad un pellegrinaggio santificato dal martirio ; gli uomini si scoprivano, le donne s’inginocchiavano, quasi tutti piangevano…”. De Poli sembra attingere a testimonianze di prima mano, perciò credibili. Là dove dice “sciabolato, ridotto a brani”, “fatto a pezzi” e “avanzi irriconoscibili”, sorge un dubbio : Erano davvero del Romano quei resti umani, esposti come quarti di macelleria, forse appesi   ai rami di un albero?…  Ancora il Lucarelli aggiunge : “Secondo un’altra versione, davvero strana e fantastica, non già il Romano sarebbe caduto a Vallata ma un altro bandito che gli rassomigliava nel viso e nelle fattezze : il Sergente, considerato nell’esaltata immaginazione  delle moltitudini quasi invulnerabile ed immortale per le benedizioni del Papa, come asseriva il Gastaldi, sarebbe vissuto per molti anni ancora, solitario e ramingo”. Fantasia popolare? Una cosa è certa : il governo italiano, che infruttuosamente da oltre un anno dava la caccia al Romano, aveva urgenza ‘politica’ di ostentare una salma, di chiudere la bocca ai suoi detrattori, sia al di qua che al di là delle Alpi. Nella carneficina di Vallata – che per le forze del Sergente si risolse in una totale disfatta – “pochi riuscirono a fuggire durante la mischia” (Lucarelli, op. cit.). Se ancora una volta il Sergente l’aveva fatta franca, si poteva lo stesso farla finita con lui e col suo mito ricorrendo ad uno stratagemma. I briganti si assomigliavano tutti per via del barbone e del viso stravolto dagli stenti. Se poi ‘fatti a pezzi’, come distinguere un cadavere dall’altro? Una volta dichiarato morto dall’Autorità e da molti (pur ingannati) testimoni, mai più il Romano avrebbe potuto risorgere e riavviare la lotta.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 6 Marzo 2018

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