Cultura e Spettacoli

Spigolature di fatti e misfatti (13)

Ludwig Wittengenstein (Filosofo, Ingegnere, Logico Austriaco, Vienna, 1889 – Cambridge, 1959), alla fine del suo Capolavoro, il “Trattato Logico – Filosofico”, Scriveva: ”Possiamo distruggere la scala, mezzo che ci ha portati altrove dopo esserci arrivati”. Cos’era, dunque, cos’è questo mezzo, in cosa consisteva, consiste? E’ il linguaggio! Infatti, il Problema fondamentale della Filosofia, secondo Wittengenstein, Si  Situa nel sapere ciò che può essere detto e pensato mediante una proposizione, cioè mediante il linguaggio e ciò che non può essere detto e non pensato mediante una proposizione, cioè mediante il linguaggio. Le proposizioni della logica, secondo Wittengenstein, sono tutte tautologiche, cioè, sempre, vere, cioè, Aggiungo IO, sempre corrette, dal punto di vista grammaticale e sintattico (ad esempio, “il tal liquore mi dà la carica, proposizione corretta, dai due punti di vista, testé citati, ma la Verità di essa è tutta da dimostrare e verificare), a prescindere dalla loro condizione di Verità e di Etica Valoriarità. Inoltre, Continua Vittengenstein, il mondo, descritto dal linguaggio (tra l’altro il linguaggio mio, suo, loro è limitato e i limiti del linguaggio mio, suo, loro, sono i limiti del mio, del suo, del loro mondo), è il mondo dei fatti, il mondo delle Scienze naturali, dove le cose sono come sono, all’interno del quale non è possibile trovare alcun Valore.”Tutte le proposizioni della logica dicono lo stesso. Ossia nulla”. La proposizione, cioè il linguaggio, “mostra, esibisce” la realtà, ma non la spiega”. La scala, cioè il linguaggio, ci è servita, ci serve per salire in cima, ci ha portati in cima, consentendoci lo sguardo a un emozionante panorama: una sconfinata distesa millenaria di morti e di distruzioni e di strumenti di distruzione; l’”assurdo” di miliardi di poveri e di pochi ricchi nel presente e nel passato, che hanno usato, usano le immense risorse del pianeta, sottratte alla maggioranza degli uomini, per riempire i loro arsenali di distruzione di massa e dominare con essi le masse. Se dovessimo tentare di spiegare l’ ”assurdo”, dovremmo, nuovamente, ritornare al linguaggio che, “ut antea diximus”, è limitato, tra l’altro costretto a impattare, sempre e comunque, con una muraglia di indicibilità, di non pensabile, di non spiegabile, oltre la quale c’è la metafisica e la sacralità mistica. Che fare, allora? Vittengenstein, consiglia di distruggere la scala, cioè, il linguaggio, per tentare con altre scale e con altri linguaggi, magari subendo altri scacchi e altre delusioni, fallimenti nella comprensione dell’indicibile, come novelli “sisifo”.  Mentre, il mio Maestro, Giuseppe Semerari, Ammoniva di non distruggere la scala, il linguaggio che, comunque, ci aveva Permesso, ci Permette di Aprire gli Occhi sul nostro mondo, anche se non era stato, non è in grado di spiegarci perché quel nostro mondo era ed è come si è, sempre, mostrato e si mostra. Per cui Semerari Concludeva che, se la scala ci aveva condotto, ci conduce a prendere atto dell’’”assurdo” del/nel mondo, mostrandocelo, descrivendocelo, può, ognora, Permetterci di Tornare indietro,  per Azzerare tutto: il nostro modo di socializzare; le istituzioni, come la famiglia, lo stato, in cui socializziamo, diventiamo ”animali politici”; le incrostazioni culturali, pseudoculturali, che ci impediscono di avvicinarci gli uni agli altri, ai Valori, agli Ideali, Operarando, così, la “Regressione  Barbarica”. I greci, infatti, consideravano barbari i popoli: che non parlavano la loro lingua; che, secondo loro, emettevano suoni, grugniti onomatopeici, come gli animali che non fanno altro, se non ciò che il loro istinto  ritiene sia giusto e funzionale alla loro sopravvivenza, sicché solo, unicamente, per “onorare” quell’istinto, uccidono, purtroppo. Eppure, Andrea Tegliapietra, RifacendoSi agli Etologi, D.L. krebs e D.J Goldhagen, nel Capitolo, ”Plutarco e la sincerità degli animali”, della sua Opera “Filosofia della bugia”, Denuncia: ”In laboratorio, i topi sono restii a premere una leva per ottenere il cibo, se così facendo provocano una scossa elettrica a un loro simile…Essi preferiscono azionare invariabilmente la leva che non provoca la scossa e, se non hanno scelta, decidono di rinunciare al cibo piuttosto che fare del male ai loro compagni”. Di “contra”, gli uomini infliggono, senza alcuna remora, torture ai loro simili con perniciosissime scosse elettriche e negli “states”, democraticissimi, civilissimi, i condannati a morte si finiscono con scariche elettriche, a cui, progressivamente, si aumenta la tensione da 500 a 2000 volt. Tagliapietra Prosegue il suo Denunciare la carente Capacità di Immedesimazione compassionevole degli uomini nei riguardi dei loro simili, Narrando che ”ad Auschwitz, un certo numero di cani pastore tedesco, utilizzati dalle ‘SS’ per spaventare a morte i deportati, furono soppressi perché si rifiutavano di aggredire e di mordere i prigionieri. Il loro numero fu di gran lunga superiore a quello delle guardie che chiesero di essere assegnate ad altro incarico”. Ecco la necessità, pertanto inderogabile, da parte dell’uomo di Riappropriarsi della sua Animalità, non Volendo essere altro, non Tendendo ad essere altro, se non un “Animal”, cioè, un non complicato, da sofismi di alcun genere e spessore, da problemi e da dubbi metafisici, “Essere Vivente”.

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

 


Pubblicato il 7 Marzo 2018

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio