Cronaca

Gaetano Quagliariello sempre più lontano dal Nuovo Centro Destra

Il senatore Gaetano Quagliariello di Ncd, con un piede già fuori dalla formazione politica di Angelino Alfano da quando, 22 giorni or sono, si è dimesso da coordinatore del partito, ora potrebbe essere in procinto di uscire anche con l’altro piede. Infatti, il noto esponente politico del Nuovo Centrodestra con una lettera indirizzata al leader di Ncd, Alfano per l’appunto, ha reso noto in anticipo l’intenzione di non partecipare ai lavori della direzione del partito, convocata dallo stesso Alfano non solo con notevole ritardo rispetto alle dimissioni presentate lo scorso metà ottobre dal coordinatore Quagliariello, ma senza neppure mettere all’odg dei lavori tale argomento. Infatti, ha spiegato nella lettera il ministro alle Riforme dell’ex governo Letta: “A un confronto vero avrei preso parte con tutta la forza delle mie convinzioni. Proprio la volontà di aprire un dibattito decisivo sul nostro presente e sul nostro futuro, e di parteciparvi senza il vantaggio (o il freno) di un incarico di responsabilità, mi ha indotto lo scorso 14 ottobre ad abbandonare il ruolo di coordinatore di Ncd”. Ed aggiunge: “Non é dignitoso, non per me, ma per noi, che avevamo scelto come slogan ‘insieme’, rimuovere un pezzo di storia comune, sbianchettando un ordine del giorno. Non è coraggioso, per noi che abbiamo avuto il coraggio di una scelta difficile ma chiara, cercare di annegare un gesto forte come le dimissioni del coordinatore nelle ‘Varie ed eventuali’.” Giustifica così Quagliariello la propria assenza dai lavori della direzione di ieri di Ncd e, condividendo la scelta di altri amici, anch’essi assenti, ai quali ha consigliato di evitare l’inflazione di esternazioni, si rivolge con sottile ironia al leader del partito scrivendo, inoltre, nella missiva: “Caro Angelino, quando qualche giorno fa sul sito del Nuovo Centrodestra è comparso l’annuncio dell’odierna  Direzione nazionale, ho pensato ‘finalmente nel partito si discute!’. Quando poi qualche amico ha avuto il buon cuore di rendermi edotto circa gli esatti termini della convocazione, che personalmente non avevo ricevuto, ho capito di essermi illuso”. Infatti, continuando, l’ex ministro delle Riforme chiarisce meglio le valutazioni che lo hanno indotto a non partecipare. “Convocare una Direzione ventidue giorni dopo le dimissioni del coordinatore nazionale del partito – spiega Quagliariello – senza nemmeno mettere la questione all’ordine del giorno, ma prevedendo solo l’intervento del Presidente, e poi una anonima ‘discussione politica generale’, significa non voler discutere affatto. Soprattutto non voler discutere del tema politico che quelle dimissioni hanno inteso rappresentare”. E, continuando il discorso, il senatore di origine pugliese, eletto però in altre regioni nelle fila berlusconiane e da novembre del 2013 cofondatore del gruppo di Ncd a Palazzo Madama, afferma: “So già che la Direzione di oggi cercherà di offrire l’immagine di un partito intento a una ripresa di iniziativa. Numerosi sono i segnali in tal senso”, che spiega: “Le riunioni dei coordinamenti regionali in cui si annuncia una campagna di tesseramento (ne ero stato invano fautore prima dell’estate e mi fa piacere sapere che le difficoltà di allora sono state evidentemente superate). La prossima apertura di una nuova sede per mitigare la sensazione di disarmo. Il rinnovato vigore con il quale si cerca di difendere qualche posizione di principio, purtroppo però senza trarne tutte le conseguenze”. Ed ancora sullo stesso punto: “Soprattutto, le dichiarazioni di responsabili territoriali del partito che in vista delle amministrative, alle prese con un posizionamento politico che è ormai un inestricabile coacervo di contraddizioni, tentano di riscoprire il nostro nome come identificativo di un’area e non più come un marchio di cui vergognarsi”. “Sarei felice –  ha pure affermato Quagliariello nella lettera ad Alfano – se si trattasse di un’effervescenza fondata su un ripensamento politico, su scelte forti”. Ma il dubbio dell’ex ministro è che si tratti soltanto di un risveglio apparente. E qui il cuore della lettera inviata dall’ex coordinatore di Ncd che ha osservato: “Se non si scioglie il nodo di fondo, la presenza al Governo, di qui a un tempo molto breve questo rigurgito di orgoglio identitario avrà il solo effetto di rendere sempre più evidente la contraddizione che rende illeggibili agli occhi del Paese il ruolo e la posizione di Ncd”. E Quagliariello, poi, con tono amichevole e non più ironico ha rilevato: “Vedi caro Angelino, questa non è un’abiura” ed ammette: “Perché la scelta che due anni fa ci ha portato a condividere l’avventura di Ncd un errore non fu. Allora il nostro atto di coraggio – evidentemente rivendicando, quindi, la condivisione della scelta –  salvò l’Italia da un salto nel buio, evitò la caduta del governo di Enrico Letta e con essa il fallimento delle riforme, la traumatica interruzione della Legislatura e una prospettiva greca per il nostro Paese”. Infatti, entrando nello specifico, Quagliariello pure ricorda: “Abbiamo disegnato nuove regole istituzionali. Abbiamo consentito la realizzazione di provvedimenti importanti, anche se nessuno ce ne ha reso merito”. E conclude: “Ma lo abbiamo fatto in un quadro emergenziale, di eccezionalità, che oggi si è compiuto”. In definitiva, il punto centrale della questione per l’ex coordinatore del partito di Alfano “non si può stare un po’ di qua e un po’ di là”. Vale a dire, al governo con Renzi ma alternativi a Renzi. E, quindi, “con una gamba nei ministeri – come ha scritto lo stesso Quagliariello nella premessa della sua lettera – e un’altra nel cantiere di una proposta di governo antagonista. Una posizione politicamente incomprensibile, materialmente insostenibile, elettoralmente suicida”. Per Ncd, ovviamente, che in taluni recenti sondaggi elettorali, non a caso forse, risulta a livelli percentuali da prefisso telefonico.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 6 Novembre 2015

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