Cronaca

I migranti dell’ex Set dicono no ai container: meglio riusare i ruderi

 

E’ cambiato poco e niente, all’interno del capannone-tugurio all’incrocio tra via Napoli e via Brigata Bari dopo la ‘passata di vernice’ delle aziende al servizio del Comune per ripulire l’area ancora occupata da un centinaio di migranti. L’unico dato reale e certo è che si moltiplicano appelli e petizioni rivolti proprio al Sindaco e al Prefetto per chiarire – e far capire bene, evitando tardive resipiscenze ad amministratori troppo impegnati o troppo distratti ….- che nessuno ha intenzione di occupare le casette/container che saranno piantate vicino alla Fiera. Anche se, a onor del vero, bisogna anche dire che il primo cittadino da un po’ di tempo appare sempre più indeciso, sul da farsi per risolvere l’emergenza rifugiati, nonostante il trasferimento di alcune famigliole con minori a carico in via Quarto, a Villa Roth. Insomma, di certo come detto, almeno per ora, c’è assai poco. Per esempio la gara per la realizzazione delle opere primarie di allaccio dei container è ancora ferma, anche se da agosto scorso lo stesso ente civico ha aggiudicato l’altra gara, quella per la fornitura di una cinquantina di container, ad un’impresa di Massafra. Nell’attesa di saperne di più, nella Città dove la seconda accoglienza altro non è che un tunnel senza uscita pieno di tendopoli e ex Ferrhotel occupati senza luce e acqua, anche l’assemblea riunitasi il 24 ottobre scorso nell’Ex Set, ha confermato il proprio sostegno all’appello scritto e diramato dai migranti. Almeno quelli rimasti e che vivono ancora all’interno dell’ex società elettrica barese. Per loro ogni occasione di confronto rappresenta una vera ‘manna’ e due settimane fa i rifugiati, senza tanti giri di parole, hanno aperto l’incontro ribadendo la richiesta, già avanzata al Comune di Bari. E cioè di non essere spostati in un altro ghetto composto da cinquantaquattro container, servizi igienici compresi. Un “progetto” per il quale si stanno spendendo un milione e seicentomila euro, senza tenere conto che alcune associazioni a loro sostegno alle Istituzioni, tempo fa, ha chiesto che venga messo a loro disposizione un edificio pubblico abbandonato. Un immobile/rudere che possano ‘autorecuperare’ con quella stessa cifra, riportando come ha fatto l’Ong “Rivoltiamo la Precarietà di Bari” la necessità di un sostegno concreto da parte di chi ha sottoscritto l’appello. Alcuni migranti hanno descritto la propria situazione di vita, chiarendo quanto sia dura andare avanti vivendo in quelle condizioni, tra mille difficoltà legate anche al rilascio dei documenti e delle residenze da parte delle autorità competenti. Problematiche che favoriscono ancor di più il lavoro nero e lo sfruttamento, a causa della mancanza di regolari contratti di lavoro, che invece gli permetterebbero di contribuire al benessere del paese in cui vivono. Molti interventi, partendo dalla vertenza dei migranti dell’Ex Set, hanno messo in evidenza la totale mancanza di politiche di welfare in città, come detto, problema sociale diffuso che riguarda chiunque oggi viva in condizioni di povertà, di fronte all’assenza di un’abitazione e di un reddito dignitoso. Se è vergognoso, infatti, voler emarginare dei rifugiati in un ghetto di prefabbricati metallici ai confini della città, è altrettanto vergognoso che decine di famiglie sfrattate siano costrette a vivere in una tendopoli gestita (male) dalla Croce Rossa, in sottoscala o in ruderi disumani. I rifugiati hanno concordato e sottolineato la necessità di collaborazione e solidarietà tra chi vive questo disagio sulla propria pelle, a prescindere dalle rispettive nazionalità senza cadere nella trappola, tutta istituzionale, della guerra tra poveri. <>, hanno chiarito ancora i volontari che in questi ultimi tempi si stanno spendendo parecchio per l’integrazione dei migranti a Bari. Un velo pietoso sarebbe poi da stendere sulle vergognose ordinanze sindacali che criminalizzano la povertà, colpendo con sanzioni surreali chi è costretto a dormire su una panchina, al freddo, piuttosto che intervenire con politiche sociali ed abitative efficaci. La vertenza portata avanti dai migranti dell’Ex Set acquisisce così una valenza ancora più importante, tanto che molte associazioni si stanno impegnando a Bari per diffondere maggiormente l’appello, proprio al fine di raccogliere più sottoscrizioni e sensibilizzare la cittadinanza, e al contempo a mettere in campo iniziative ed azioni concrete per sostenere le istanze sociali affinché Prefettura, Regione Puglia e Comune di Bari siano messi di fronte alle proprie responsabilità: ossia erogare servizi pubblici concreti in base ai bisogni e richieste delle persone, non “….come mero atto di carità o elemosina, di facciata o mediatico, bensì quale riconoscimento di diritti sociali affinché chiunque possa vivere dignitosamente e serenamente”. E domenica pomeriggio in via Michelangelo Signorile al numero civico 39 (a partire dalle diciotto) s’inaugura ‘Torre di babele’, associazione che intende tenere viva la fiammella dell’integrazione tra baresi e non. Nel nome della Città-meticcia…e magari per ridare fiato all’appello e richieste dei migranti dell’ex-Set di via Brigata Bari.

 

Francesco De Martino

 

 

 


Pubblicato il 6 Novembre 2015

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