Cultura e Spettacoli

Geronimo, l’ultimo ribelle

L’epopea degli Insorti che nel nostro Mezzogiorno nel periodo immediatamente post-unitario presero le armi opponendosi alle forze del neonato Regno d’Italia è stata messa in relazione da alcuni studiosi con le guerre di ribellione dei nativi nord americani contro l’invasione statunitense. Due guerre quasi coeve accomunate dal fatto di vedere non coordinate bande di mal equipaggiati guerriglieri contrapposte a un esercito ricco di mezzi e potentemente organizzato. Analoga anche la sorte dei perdenti : Quando non caduti sul campo, i pellerossa confinati nelle Riserve e i cosiddetti briganti mandati al bagno penale. Ricorre oggi il 135° anniversario della resa dopo oltre venticinque anni di lotta del più tenace capo rivolta pellerossa. Nato nel 1829 nei pressi del fiume Gila nel Nuovo Messico, Geronimo era un apache. Aveva solo ventidue anni quando abbracciò la lotta armata. Ciò avvenne nel 1851, anno in cui nel corso del massacro di Kasyeh i messicani gli uccisero la moglie, i tre figli e la madre. Da quel momento divenne nemico spietato di messicani e statunitensi, distinguendosi per coraggio e astuzia spinta sino alla doppiezza. Inafferrabile, implacabile nella tattica del colpire e fuggire, accompagnato da un pugno di combattenti irriducibili benché armati alla meglio, Geronimo seppe tenere in scacco i nemici fino al 1886. Il 4 settembre di quell’anno, stremato, senza più armi, braccato da forze ingenti dovette arrendersi al tenente Charles B. Gatewood dell’esercito USA, il quale lo consegnò poi al generale Nelson Miles, a Skeleton Canyon, Arizona. Successivamente imprigionato a Fort Pickens (Florida), il grande capo indiano venne trasferito a Fort Sill (Oklahoma)nel 1894. Lì godette di una relativa libertà, il che gli consentì di ricevere una quantità di giornalisti e curiosi attratti dal suo mito. Ingaggiato da piccoli impresari, acconsentì ad essere esibito nelle fiere, dove vendeva sue fotografie e ciocche di capelli.  Nel 1905 la sua fama era arrivata al punto che il Presidente Theodore Roosevelt lo volle accanto a sé nella parata del giorno dell’insediamento alla Casa Bianca. Ma nonostante questa relativa libertà, Geronimo non ebbe più modo di rivedere la terra natia. Caduto da cavallo, rimase all’addiaccio e fu trovato solo il giorno seguente ; morì due giorni dopo, il 17 febbraio 1909, alla ragguardevole età di ottant’anni. Stando al nipote, le sue ultime parole furono di rimpianto : “Non avrei mai dovuto arrendermi, avrei dovuto combattere fino a quando non fossi rimasto l’ultimo uomo vivo”. Oggi Geronimo riposa nel Beef Creek Apache Cemetery a Lawton, Oklahoma.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 4 Settembre 2021

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