Cultura e Spettacoli

Giuseppe non volle fare il bastaro

A seguito della grande crescita demografica avvenuta in Europa tra il X secolo e l’XI secolo, stava divenendo sempre più complicato distinguere un individuo da un altro usando il solo nome personale. Si rese così necessario identificare tutti gli individui appartenenti alla medesima discendenza con un altro nome. Si diffuse in tal modo in Europa, verso il XII secolo, il cognome moderno, che poteva essere originato da una caratteristica delle persone (Rossi, in riferimento al colore dei capelli), come dalla loro occupazione (es. Argentieri, Mercante, Zappatore), dallo stato sociale (Conti) o dal luogo d’origine (Calabrese, Siciliano…). Se Giuseppe Puglia, pittore italiano vissuto a Roma tra il 1600 e il 1636, si chiamava così è e segno che suoi non lontani avi venivano dalla nostra terra. Eppure questo talentoso artista era più noto col suo soprannome : Il Bastaro. Un soprannome ereditato dal padre, che per vivere fabbricava e riparava basti, le rozze selle in legno anticamente poste sul dorso delle bestie da soma per collocarvi carichi. A quei tempi girava così. In una società rigida e dal pensiero limitato e in cui i mestieri si trasmettevano di padre in figlio, un genitore già bastaro per lunga ascendenza non poteva che mettere al mondo artigiani destinati a fare lo stesso mestiere. Chissà quanto quel ‘marchio’ che sapeva di bestia e di gente comune dovette pesare sul cuore di un ragazzino che invece si sentiva portato per tutt’altro. Un peso gravoso, umiliante quanto una soma e che neanche i primi successi – conseguiti in età già adolescenziale – bastarono ad estirpare. Né in seguito valse a qualcosa dipingere cose come ‘San Girolamo penitente’, ‘Pietà e Madonna con Bambino’ e ‘Sant’Anna’(chiesa di San Girolamo degli Schiavoni, Roma), ‘La Madonna appare in sogno al patrizio Giovanni’ (Basilica di Santa Maria Maggiore, Roma), ‘La Madonna intercede per le anime purganti’, ‘Gesù incontra Marta e Maria’ e ‘Consegna delle Chiavi a S. Pietro’ (Duomo di Fabriano). Per tutti Giuseppe rimase Il Bastaro. Il nomignolo, impietoso, gli venne confermato sei anni dopo la morte da Giovanni Baglione, pittore e biografo di artisti italiani, noto anche per aver scritto ‘Le vite de’ pittori, scultori et architetti dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a’ tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642’. Anche in queste ‘Vite’ Giuseppe Puglia è Il Bastaro. Un soprannome dietro il quale si può leggere tutta l’invidia di colleghi mediocri, nonché il sottile disagio che cardinali e nobiluomini (gli unici committenti dell’epoca) provavano verso i figli della plebe palesemente fatti oggetto di un ‘dono’.

Italo Interesse


Pubblicato il 5 Gennaio 2018

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