Cultura e Spettacoli

“Ho inteso mio il dolore degli uomini”

Quale la più grande poetessa pugliese di tutti i tempi? Se in proposito la maggior parte degli addetti ai lavori esiterebbe indugiando lungo una folta lista, Daniele Giancane non ha dubbi: Biagia Marniti (Ruvo di Puglia, 15 marzo 1921 – Roma, 6 marzo 2006). E lo mette anche per iscritto in uno studio fresco di stampa: ‘Biagia Marniti, una vita per la poesia’, edizioni Solfanelli, collana Micromegas. L’impegnativa conclusione è frutto di un capillare lavoro di analisi. Giancane inventaria versi, che sminuzza e studia al microscopio non trascurando nemmeno l’equilibrio semantico e musicale. L’imponenza della nota bibliografica segnala la profondità di tale analisi, in cui, abilmente assemblate, convergono testimonianze diverse. La sensazione è che a parlare sia una persona sola, nella quale sensazione si può ravvisare un’indiretta, collettiva adesione all’idea che effettivamente la Marniti sia stata la massima espressione in assoluto della poesia di casa nostra. Ma Giancane non si limita solo a raccogliere e coordinare. La sua opinione scorre ora in parallelo a quella di autorità come Pasolini, Palazzeschi, Caproni, Fiore, Accrocca, Manacorda, Paglia… ora tra esse si aggira come in una selva, di volta in volta facendosi impregnare o prendendo distanze. La sua voce, autorevole, suona libera. Limpida, soprattutto. Esemplare per capacità di sintesi e nitore la conclusione cui Giancane giunge a pagina 24: “In tutti i libri di Biagia Marniti… circola un desiderio altissimo di dialogo che sappia riscattare per tutti la noia e il dolore dell’esistenza, lo scacco sempre in agguato”. E’ così che si avvicinano alla poesia anche i non addetti ai lavori. E proprio questa dovrebbe essere la prima ambizione di ogni critico e studioso, anziché compiacersi in un dire dotto e arzigogolato a beneficio di una manica di sedicenti eletti del Sapere. Un esempio ? A proposito della Marniti, in ‘Per un bilancio critico di Poesia Nuova’, in Quinta Generazione, luglio-agosto 1977, A. Frattini scrive che a un certo punto del proprio percorso artistico la poetessa pugliese si stacca dall’emetismo “in una rinnovata coscienza dei valori umani, l’istanza di un’apertura all’alterità che forzasse l’astrazione intellettuale e rifiutasse l’introiezione solipsistica risolta nell’analogismo oniricamente sfrenato.”… (!) Non sembra di sentire Petrolini in ‘Gastone’ ? : “Se l’ipotiposi del sentimento personale, prostergando i prolegomeni della mia subcoscienza, fosse capace di reintegrare il proprio subiettivismo alla genesi delle concomitanze, allora io rappresenterei l’autofrasi della sintomatica contemporanea che non sarebbe altro che la trasmificazione  esopolomaniaca…”. Meglio chiudere con la voce di Biagia Marniti: “Inutile è sperare / quando il cuore non risponde / e l’eco di un bacio non ha suono” (dalla silloge ‘Nero amore rosso amore’).

 

Italo Interesse

 

 

 

 


Pubblicato il 17 Novembre 2021

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