Cronaca

Il caso Azzollini (Ncd) infiamma le polemiche anche nel Pd pugliese

La mancata concessione alla Procura di Trani all’utilizzo dei tabulati telefonici e delle intercettazioni che riguardano il senatore pugliese Antonio Azzollini, da parte della Giunta per le autorizzazioni a procedere e per l’immunità di Palazzo Madama, ha provocato numerose polemiche sul caso, sia di esponenti del M5S e di Sel verso il Pd, i cui rappresentati in Giunta hanno votato contro il parere del relatore del loro stesso partito, il senatore Felice Casson, facendo così prevalere il parere negativo, sia di altri delle fila di maggioranza. Infatti, tra questi a dire la sua contro la scelta di diniego dei rappresentanti del Pd in Giunta figura l’assessore regionale alla Trasparenza e Protezione civile della giunta Vendola, Guglielmo Minervini, che in Puglia è uno dei nomi di spicco del partito di Matteo Renzi, oltre che essere uno degli aspiranti candidati del centrosinistra a succedere al governatore uscente, in concorrenza con il segretario pugliese del partito, Michele Emiliano, e con il presidente stesso della Giunta per le immunità del Senato, Dario Stefano di Sel. “Il no dei senatori del Pd – dichiara al riguardo in un nota Minervini – circa l’utilizzo da parte dei magistrati delle intercettazioni a carico del senatore Azzollini sullo scandalo del porto di Molfetta, è un fatto grave e da censurare”. E, continuando, spiega: “Si trattava di mettere la magistratura nelle condizioni di poter svolgere il proprio lavoro, adoperando, in sede istruttoria, quelle intercettazioni che tutti abbiamo letto sui giornali e che disegnano un quadro particolarmente inquietante sul modo con cui è stata gestita l’intera vicenda del porto di Molfetta. Dopo 9 mesi di rinvio, durante i quali i magistrati hanno aspettato una risposta, dopo 9 mesi nei quali Molfetta paga ogni giorno il costo sociale ed economico di quello che si prefigura come uno dei più grandi scandali da Tangentopoli a oggi, i senatori del Pd che siedono in giunta, hanno scritto una delle pagine più cupe di tutta la storia del partito”. Poi, proseguendo nel commento all’accaduto, Minervini dichiara inoltre: “Dall’inizio di questa legislatura avevamo visto un Pd con la schiena dritta quando si trattava di affrontare vicende di questo tipo. Quello che è accaduto ieri è invece una macchia e un’onta. Bene ha fatto Casson a sospendersi dal Gruppo parlamentare. A lui in questo momento tutta la nostra solidarietà”. E conclude con un ausoicio: “L’unica speranza che noi abbiamo è che una volta che la palla passerà all’aula, il Gruppo Parlamentare faccia un atto di disobbedienza rispetto a  quanto ratificato dalla Giunta con il contributo determinante di 7 Senatori del Pd. Sarebbe un fatto importantissimo. Per Molfetta, per la legalità, per la credibilità di tutto il Partito democratico”.

Ad analoga conclusione giunge anche la polemica sortita con il partito di Renzi dalla deputata pugliese Annalisa Pannarale di Sel, che è pure vice presidente del gruppo vendoliano alla Camera.  Quest’ultima, infatti, intervenendo sulla stessa vicenda dichiara: “La Giunta per le elezioni e per le immunità del Senato questa volta ha deciso, sbagliando ma ha deciso. Le ‘sempre valide intese’ hanno anteposto la tenuta del Governo a ogni dovere di trasparenza”. Inoltre, l’esponente pugliese di Sel a Montecitorio stigmatizza la condotta politica dei 7 senatori del Pd nella Giunta guidata dal collega di partito Stefano ed afferma: “Forse il Pd non sa che da troppi anni, su una vicenda così opaca e così profondamente lesiva del bene comune, la cittadinanza molfettese aspetta di poter ripristinare ogni garanzia di legalità e di tutela ambientale. O molto più probabilmente il Pd ritiene che la difesa del governo e della sua multiforme maggioranza valgano di più del dovere di ricostruzione della verità giudiziaria su un’opera pubblica, ad oggi incompiuta”. Poi Pannarale, dopo aver evidenziato l’irreprensibile comportamento del presidente Stefano, per il rigore e l’imparzialità, a suo avviso dimostrati, nella conduzione dei 9 mesi di lavoro della Giunta, conclude con la stessa speranza di Minervini: “ Mi auguro che l’Aula del Senato, chiamata ad esprimersi sul parere della Giunta, sappia mettere al centro della sua decisione quel rigoroso spirito di servizio verso la legalità che il parere finale della Giunta non ha saputo garantire. I cittadini di Molfetta se lo aspettano”. Di ben altro tenore invece è la polemica suscitata dalla vice di Azzollini alla presidenza della Commissione bilancio del Senato, Barbara Lezzi del “M5S” che, intervenendo sulla stessa vicenda, afferma: “Poniamo una domanda semplice semplice: un senatore indagato dalla Procura per aver fatto il gioco delle tre carte con i soldi pubblici può essere Presidente della Commissione Bilancio del Senato? Secondo noi no: Antonio Azzollini deve dimettersi!”. E, continuando, il vice presidente penta stellato della Commissione bilancio del Senato dichiara: “Questa domanda la poniamo soprattutto al Pd, che ieri vergognosamente non ha concesso l’autorizzazione per l’uso da parte della Magistratura delle intercettazioni che riguardano il senatore del Nuovo Centrodestra”. E chiede pure: “Perchè il Pd protegge Azzollini che, quando era sindaco di Molfetta, prese fondi pubblici per la realizzazione di un porto che non si poteva fare e li usò per ripianare i buchi del bilancio del suo Comune?”. Ricordando inoltre che “Lo stesso Azzollini si disse disponibile a fare chiarezza sulla vicenda: bene, allora si poteva cominciare con il far lavorare la Magistratura dando il via libera all’uso delle intercettazioni”. E la senatrice Lezzi conclude con una duplice richiesta, sicuramente inaccettabile per i soggetti interessati: “Azzollini si dimetta e il Pd si vergogni”. Ora, però, resta da capre a chi giova effettivamente il polverone che “M5S” e Sel dalle fila dell’opposizione e Minervini  dalle fila del partito di maggioranza al governo tentano di sollevare su una vicenda giudiziaria, come quella dell’ex sindaco del centrodestra di Molfetta, ancora lunga nel suo iter procedurale che verosimilmente alla lunga potrebbe anche condizionare negativamente le sorti del governo Renzi, ma che altrettanto verosimilmente nell’immediato potrebbe condizionare anche l’esito delle prossime primarie del centrosinistra a Molfetta. Circostanza, quest’ultima, che probabilmente è sfuggita a Stefano, ma soprattutto a Minervini, concittadino e rivale politico di Azzollini nella Comune del nord barese oggetto dello scandalo per il nuovo porto.  

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 9 Ottobre 2014

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio