Cultura e Spettacoli

Il ‘gattaccio’ va radicandosi

“Si può vivere per anni in zone ove esso è presente e addirittura comune (per quanto possa esserlo un animale così selvaggio) e non accorgersi della sua presenza” Così Fulco Pratesi nel suo ‘Esclusi dall’arca. Animali estinti e in via d’estinzione in Italia’ (Mondadori, 1978). L’animale al quale il noto ambientalista fa riferimento è il felis silvestris, più noto come gatto selvatico. Questo felino arriva alla ragguardevole lunghezza di 80 cm.(esclusa la coda), mentre il gatto domestico non supera i 50 cm. Rilevante anche la differenza di peso : 10 chili contro 3,5.  Simile nell’aspetto a un gatto soriano muscoloso e di grandi dimensioni, il gatto selvatico europeo ha mantello lungo e folto, testa larga e faccia abbastanza piatta. Ha una costituzione piuttosto compatta, con zampe brevi, orecchie ben distanziate e coda che misura poco più di metà della lunghezza testa-corpo. Il mantello è di colore variabile dal giallo chiaro al marrone, maculato o striato. In quest’ultimo caso presenta strisce scure ben definite su testa, collo, zampe e lungo il dorso, mentre la coda, grossa e dall’estremità arrotondata di colore nero, è ricoperta da anelli scuri. Più voluminoso del gatto domestico, quello selvatico presenta una livrea meno variegata e il cui colore va dal grigio-brunastro al bruno-sabbia. Questo poderoso cugino del gatto domestico una volta era assai più diffuso. In Italia il felis silvestris è presente solo in settori localizzati delle Alpi, sull’altopiano del Carso, in Maremma, in Aspromonte e sui Monti della Laga, nelle Marche. In Puglia è segnalato sul Gargano.  Si calcola che in tutta Italia la popolazione oscilli fra le settecento e le ottocento unità. Certo, la valutazione resta approssimativa, attese le abitudini notturne e la straordinaria capacità mimetica di questo animale. Ugualmente la specie è fortemente a rischio e non solo per il contrarsi dell’areale forestale a causa dell’antropizzazione. Benché protetto, il gatto selvatico è animale cacciato dai bracconieri. A fare gola non è la sua pur bella pelliccia, bensì le carni, giudicate deliziose dai ghiottoni. Ma c’è dell’altro. Il vero pericolo è rappresentato dai frequenti incroci col felis catus, il  gatto domestico. L’ibridazione sta dando vita ad una nuova specie, quella del felis interiectus (intermedio), che col silvestris viene facilmente confuso. E’ il caso, insomma, del cosiddetto ‘gattaccio’, un randagio che va radicandosi soprattutto nelle campagne, non manifestando simpatia né per i boschi, né per gli habitat urbani, proprio come si conviene al più classico ibrido.

Italo Interesse

 

 

 


Pubblicato il 1 Luglio 2020

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