Cultura e Spettacoli

Lo sfortunato cacciatore di Lamalunga

Due settimane fa, in occasione delle Giornate Europee dell’Archeologia, al Museo di Altamura l’attenzione dei convenuti si è concentrata sulla ricostruzione, avvenuta alcuni anni fa, del cosiddetto Uomo di Altamura ; il pregevole manufatto è frutto del lavoro appassionato di due ‘paleoartisti’ olandesi, i fratelli Adrie e Alfons Kennis i quali hanno utilizzato dati antropometrici rilevati col laser, calchi , riprese fotogrammetriche e scansioni 3D. E’ noto che il 7 ottobre del 2016 fa veniva ufficialmente annunciata la scoperta dell’Uomo di Altamura, avvenuta quattro giorni prima ad opera di tre speleologi pugliesi, Lorenzo di Liso, Marco Milillo e Walter Scaramuzzi, i quali avevano deciso di esplorare a titolo personale la grotta di Lamalunga, una cavità del Pulo di Altamura già individuata anni prima dal Centro Altamurano Ricerche Speleologiche. L’esplorazione portava al clamoroso rinvenimento di uno scheletro di Homo Neanderthalensis vissuto fra i 128 e 187mila anni fa. L’esame del dna ha consentito di stabilire che l’Uomo di Altamura aveva i capelli rossi e la carnagione chiara, la corporatura robusta e un’altezza vicina al metro e sessanta. Ciò che invece la Scienza non può stabilire è come quello scheletro si trovi lì. Dobbiamo lavorare di fantasia ipotizzando scenari diversi. Ci pare da escludere l’ipotesi del luogo sacrificale o di sepoltura. Così fosse, in fondo a quell’inghiottitoio sarebbero stati rinvenuti altri scheletri. Il suicidio, allora? La componente fortemente animalesca dell’Uomo di Neardenthal esclude un gesto così ‘umano’ Più degna di considerazione è la tesi della disgrazia: Un gruppo di cacciatori, forse inseguendo una preda (un cinghiale, un orso, un cervo?), si spinge oltre il proprio territorio e ‘incappa’ in una voragine sconosciuta. Può essere che cespugli nascondano l’apertura. Lo sfortunato apri-pista non si avvede dell’insidia e precipita. Al che gli altri, verificata l’impossibilità di un soccorso, abbandonano il tetro luogo fissandone nella memoria l’ubicazione. Al rientro alle loro grotte parteciperanno al resto della tribù la descrizione del posto e le rudimentali coordinate che consentono di raggiungerlo. Ma abbiamo lasciato il nostro sfortunato cacciatore sul fondo dell’inghiottitoio. Siamo sicuri che sia morto? I resti dell’Uomo di Altamura non sono stati rinvenuti in corrispondenza del punto di caduta, bensì in altro punto, distante sessanta metri e raggiungibile percorrendo un dedalo di cunicoli. Possiamo allora immaginare il nostro progenitore miracolosamente sopravvissuto alla tremenda caduta riprendere i sensi. Pur malconcio, prova a risalire. Non ce la fa. Non gli resta che cercare altra via d’uscita seguendo una corrente d’aria che percorre il buio dedalo sotterraneo. Il labirinto tuttavia è troppo lungo e faticoso da percorre per un uomo già traumatizzato e con l’andare delle ore sempre più in preda ai morsi della fame e della sete. A un centro punto le forze gli vengono meno. Intuendo l’imminente fine, il Nostro lancia un disperato, inutile grido d’aiuto. L’antro echeggia dell’ultimo grido dell’Uomo di Altamura. Nessun compagno può ascoltarlo. Alla fine, esausto, s’accascia. Non si rialzerà più.

Italo Interesse


Pubblicato il 1 Luglio 2020

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio