Cultura e Spettacoli

Il grande scafo, il mesto nomignolo

A ricordarla sono rimasti in pochissimi a Brindisi, nel cui porto stazionò da maggio del 1940 ai primi di gennaio del 1942. Una sosta resa penosa anche dal nomignolo che le venne appioppato : La Nave Fantasma. Un soprannome affatto generoso per quella che avrebbe dovuto essere la quarta unità della classe Littorio, dopo Littorio, Vittorio Veneto e Roma. Stiamo parlando della (mancata) nave da battaglia Impero. Varata nei cantieri di Sestri Ponente a Genova il 15 novembre 1939, nell’imminenza dello scoppio delle ostilità, la nave venne rimorchiata a Brindisi (si voleva evitare che diventasse facile bersaglio dell’aeronautica francese). Nel porto pugliese avrebbe dovuto rimanere poco, il tempo necessario al trasferimento dei materiali e delle apparecchiature da Genova a Trieste, nel cui Arsenale era previsto il completamento. Ma il negativo andamento della guerra impose che le scarse risorse disponibili venissero concentrate su navi in quel momento ritenute più utili allo sforzo bellico, come cacciatorpediniere e sommergibili (la seconda guerra mondiale segnò di fatto il tramonto della corazzata, unità da combattimento divenuta obsoleta con l’avvento della portaerei). Così, invece di qualche settimana, l’unità rimase a languire a Brindisi per venti mesi. In quei venti mesi questo colosso lungo 237,80 metri e largo 32,90 divenne l’incubo di tutte navi in manovra. In più, il suo aspetto desolante e persino sinistro (a parte lo scafo, non esisteva altro del nuovo gioiello della Regia Marina – vedi immagine) risvegliava l’antica superstizione che anima e ancora oggi accomuna tutta la gente di mare, in tempo di pace come in tempo di guerra. Di qui il crudele nomignolo. Ma se l’Impero si fosse presentata nel sontuoso aspetto che le spettava (una nave da 45mila tonnellate, armata di nove cannoni da 381 e con corazzature che arrivavano a 350 mm) nessuno avrebbe osato darle del ‘fantasma’. Dopo quel lungo periodo di abbandono finalmente i vertici della Marina disposero lo spostamento dello scafo a Venezia, dove giunse il 22 gennaio. Nel frattempo però le cose erano ulteriormente peggiorate per la nostra Marina, sconfitta a Matapan e Punta Stilo.  Ciò non consentì un sollecito completamento dell’unità. All’8 settembre la Impero era praticamente al punto di partenza. Persino i tedeschi se ne disinteressarono. In seguito lo scafo venne affondato nel corso di un  bombardamento alleato del 20 febbraio 1945. Al termine della guerra il relitto fu riportato a galla e demolito nell’Arsenale di Venezia tra il 1947 e il 1950. L’unica immagine che immortale la Impero riportata a galla ha veramente un che di spettrale. Quello sì che era un fantasma del mare.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 14 Dicembre 2018

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