Cultura e Spettacoli

Il ‘Limitone’ stava per diventare realtà

In molti luoghi della Puglia meridionale sopravvivono tracce di muri imponenti detti ‘paretoni’ che non vanno confusi con quelli megalitici, i primi essendo composti da grosse pietre incastrate a secco e i secondi da ben più imponenti blocchi rocciosi di forma regolare. Questa abbondanza di avanzi spinse nell’Ottocento uno studioso di Mesagne, Antonio Profilo, a collegare con un… tratto d’inchiostro questo complesso di ruderi salentini sino a immaginare una lunghissima muraglia detta ‘Paretone dei Greci’o Limitone, ed eretta prima dell’anno Mille a separazione dei domini bizantini da quelli longobardi. Una cosa però non confermata da alcuna affidabile fonte storica. Profilo equivocò vedendo fortificazioni in recinzioni per animali e piccole comunità legate all’attività agricola ; cose assimilabili alle masserie del futuro (e quanto ai brevi avvallamenti che costeggiano alcuni di questi paretoni, non si tratta di fossati difensivi ma di canali derivatori contro la piena dei torrenti stagionali). Nessun Limitone, dunque. Eppure poco è mancato, in tempi recenti, che altro tipo di demarcazione separasse e persino più nettamente la penisola del Salento dal continente italiano… Nel suo ‘Brindisi durante la prima guerra mondiale’ Giuseppe Andriani riporta che nell’imminenza dello scoppio del conflitto venne “riesumato” un progetto a suo tempo annunciato di “grande utilità al progresso economico della regione” L’idea, già a suo tempo (1869) avanzata da Federico Di Palma, un giornalista e uomo politico nativo di Grottaglie e nel 1905 ribadita da uno studio di Luigi De Martino, consisteva in questo : un canale navigabile che congiungesse la due grandi basi pugliesi della Marina Militare, Brindisi e Taranto. In sostanza, sul modello del Canale di Kiel che tagliando la penisola dello Jutland congiunge Mar Baltico e Mare del Nord con un risparmio di 280 miglia nautiche, l’istmo salentino avrebbe accorciato la rotta Taranto-Brindisi di un 300 km. Ma come realizzare il faraonico progetto? Si trattava di ‘raccordare’, allargandoli, i vari canali di scolo che percorrono il nostro territorio… Non se ne fece nulla nemmeno la seconda volta. Il percorso della via d’acqua artificiale non avrebbe avuto un andamento rettilineo bensì tormentato. L’altissimo numero di curve bastava da solo ad escludere il transito anche delle più piccole unità (corvette, sommergibili e cacciatorpediniere). Più di un mas non sarebbe passato per quel budello serpeggiante ; al più ne avrebbe tratto vantaggio un contenuto traffico di chiatte e barconi, una cosa irrilevante ai fini militari o commerciali. Troppo poco per giustificare un investimento di quelle dimensioni.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 22 Luglio 2017

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