Cultura e Spettacoli

Il ‘locus ludorum’ di Egnazia

Le dimensioni ridotte, la forma disarmonica e l’assenza di gradinate ridimensionano alquanto l’enfasi suggerita dall’ampolloso titolo di ‘anfiteatro’ assegnato alla spianata che ad Egnazia si estende fra l’acropoli e l’abitato. In realtà dovette trattarsi di una cosa alla buona ricavata utilizzando l’unico spazio disponibile all’interno di un’area fortemente antropizzata. Quali spettacoli potevano essere messi in scena all’interno di un ‘anfiteatro’ della capienza di centocinquanta, duecento spettatori nel quale, a parte una tribunetta e una fila di sedili litici in pietra, la gente si accalcava dietro una staccionata? Non certamente le complicate naumachie, le celebri battaglie navali che solo un Colosseo poteva ospitare. Al più ad Egnazia si poteva assistere alla ‘venatio’, la caccia a cervi, cinghiali e lepri ad opera di cavalieri-arcieri, oppure allo scontro fra uomini armati e cani molossi  (da escludere le grandi fiere, il cui impiego comportava misure di sicurezza e la presenza di strutture bel al di là della modesta struttura egnatina). Nell’anfiteatro di Egnazia con certezza si scontrarono gladiatori, singolarmente o in gruppo ; la prima formula era quella più gradita al pubblico che aveva agio di scommettere. Nessun talento però calcò quell’arena. Nella cittadina pugliese si esibirono solo combattenti di mediocre o bassa caratura, i migliori essendo destinati alle piazze più prestigiose, come Lecce o Canosa, se si vuole restare all’Apulia. Quanto ai finanziatori di questi svaghi possiamo pensare a ricchi patrizi, gli unici in grado di acquistare spettacoli dalle carovane ‘circensi’ che all’epoca battevano le provincie dell’impero allestendo i propri ‘show’ in qualunque piazza fornita di un’arena. Quanto ad utilizzi alternativi la fantasia suggerisce esecuzioni capitali, gare incruente di abilità e forza e persino spettacoli teatrali. Tutto ciò si spiega alla luce del fatto che l’anfiteatro di Egnazia venne edificato sotto il patronato di Marco Vipsanio Agrippa, braccio destro di Ottaviano, nell’ambito di un rilancio della città che da un lato doveva accrescere il consenso dei cittadini verso l’Imperatore e dall’altro ripagare la stessa popolazione dell’appoggio fornito ad Ottaviano nel corso della guerra civile (allo stesso periodo appartengono il criptoportico, il porto, la basilica civile, la piazza e le terme). Fumo negli occhi, in sostanza. ‘Anfiteatro’ nel caso in questione è dunque espressione che torna ridondante, inadeguata, allo stesso modo in cui ancora oggi nelle città di provincia si dà dello ‘Stadio’ a piccole strutture che un tempo, più ragionevolmente,  avrebbero meritato il titolo di ‘Campo Sportivo’. Più di un ‘locus ludorum’ (luogo preposto ai ‘giochi’) il preteso anfiteatro di Egnazia non fu. Nell’immagine, mosaico del I secolo dopo Cristo rinvenuto a Leptis Magna.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 8 Luglio 2020

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