Cultura e Spettacoli

Il non-Salento di Horace Walpole

Duecentocinquant’anni fa (era il 1764) Horace Walpole dava alle stampe  ‘Il castello di Otranto’, romanzo con cui si inaugurava la stagione del romanzo gotico, genere che più in là avrebbe toccato l’apice col ‘Dracula’ di Bram Stoker. La storia ruota attorno alla figura di Manfredi, principe di Otranto, il quale, dopo aver perso il figlio Corrado, si ostina a sposarne la mancata moglie, Isabella, figlia del marchese di Vicenza, dalla quale spera di avere quell’erede maschio che la moglie Ippolita non può più dargli. Ma Isabella si rifugia in convento, aiutata da un contadino, Teodoro. E qui la faccenda s’ingarbuglia. Entrano di mezzo spettri e profezie, scorre il sangue, irrompono nuovi personaggi in mezzo a fughe, tradimenti, crolli e altri colpi di scena. Alla fine si scopre che Manfredi è un usurpatore e che Teodoro è il legittimo pretendente alla signoria. Con l’abdicazione di Manfredi e le nozze di Teodoro e Isabella si chiude il romanzo. Un romanzo in verità mediocre e immeritatamente passato alla storia. Se siamo qui ad occuparcene è perché c’è di mezzo la Puglia. Perché l’autore inglese scelse proprio Otranto per ambientarvi la sua storia? Per ragioni unicamente ‘esotiche’. Nell’Inghilterra del Settecento la percezione che si poteva avere del Mezzogiorno d’Italia non era lontana da quella delle Indie : ancora un paese ‘lontano’, misterioso e incomprensibile, perciò accattivante. Un luogo sostanzialmente in controtendenza col clima illuminista, perciò ideale per evocare suggestioni potenti, più potenti di quelle che potevano promettere un castello a Cardiff, a Lipsia o Ginevra. Questo collocarsi di Otranto all’estremo est dell’Italia, questo affacciarsi su un mare oltre il quale si apriva un mondo assolutamente ‘altro’ dovette giocare un ruolo determinante. Ma al di là dei luoghi comuni, va considerata la non ancora spenta eco dell’eccidio di Otranto (1480). E si tenga pure presente che ai tempi di Walpole le scorrerie dei pirati musulmani in terra d’Otranto erano ancora all’ordine del giorno. A colpire l’immaginario collettivo non fu tanto l’altissimo numero dei morti (agli ottocento martiri vanno sommati altre quattro o cinque migliaia fra civili e soldati caduti durante l’assedio e il successivo sacco) quanto la ritualità da macelleria in cui si consumò il martirio di quanti rifiutarono l’Islam. Questa decapitazione ininterrotta che andò dall’alba al tramonto fu come se avesse intriso di sangue ogni pietra di Otranto. Dopo quel giorno infausto Otranto divenne in tutto il mondo, persino anglicano, sinonimo di orrore.  Poteva a queste condizioni esistere ‘location’ più adatta per un romanzo gotico? Semplicemente, Walpolepianificò la sua scelta. Gli importava assai delle Puglie e del Salento.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 16 Maggio 2014

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio